Cuba, il bluff fallito di Krusciov

Cuba, 81 bluff fallito di Krusciov Cuba, 81 bluff fallito di Krusciov Un aereo spia U-2 scoprì rampe missilistiche in costruzione nell'isola - Kennedy vietò un attacco preventivo - D Cremlino fece marcia indietro in cambio del ritiro di ordigni Usa in Turchia che era già stato deciso - La rabbia di Castro Nato nel 1931, Hugh Titomas ha studiato a Cambridge e alla Sorbona. E' uno dei maggiori storici inglesi: tra i saggi più celebri la storia della guerra civile spagnola, un'analisi sulle origini della rivoluzione cubana, la ricostruzione della crisi di Suez. Nel settembre 1962, l'Unione Sovietica, governata dall'imprevedibile e vulcanico Nikita Krusciov, cominciò a mandare a Cuba grossi quantitativi di armi moderne. Quarantadue missili a medio raggio (1100 miglia), 24 missili a raggio intermedio (2200 miglia), 42 bombardieri IL28 e 22.000 tra militari e tecnici, dopo l'installazione su un'isola a 90 miglia a oud degli Stati Uniti, avrebbero in un solo colpo ridotto di molto la differenza tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che allora c'era, nella capacità di sferrare all'avversario il «primo colpo». Malgrado i discorsi di appena due anni prima sulla superiorità dei russi nel campo dei missili, gli Stati Uniti avevano un vantaggio sui sovietici di circa tre a uno per i bombardieri a lungo raggio, di circa sci a uno nei missili a lungo raggio e forse di sedici a uno nel numero delle testa te nucleari. E' probabile che Krusciov con la mossa di Cuba intendesse rafforzare la posizione dell'Urss a Berlino c forse altrove. La scoperta di questi piani da parte dell'amministrazione Kennedy portò a una crisi nella quale lo stesso Kennedy disse che i rischi di una guerra con la Russia in un certo momento furono altissimi. Nel successivo clima disteso, quando la catastrofe era stata evitata di misura, la politica di Kennedy per i missili a Cuba, come Dean Acheson scrisse allora, fu giudicata «lucidamente concepita e vigorosamente condotta a termine». Ma nel pieno della crisi i critici di Kennedy da sinistra lo accusarono di essere imprudente. Ci furono anche dei critici da destra i..quali soste nevano che «c'era la possibi lità di liquidare' Castro invece di garantirne la sopravvivenza». Consideriamo anzitutto le accuse da sinistra. La ricognizione aerea americana, compiuta con i famosi aerei U2, rilevò il 14 ottobre del 1962 la costruzione di quattro rampe missilistiche a Cuba. Kennedy e un piccolo gruppo di consiglieri discussero per una settimana il da farsi. Tra questi c'erano i capi di Stato maggiore delle tre Armi ed altri responsabili che propendevano per un attacco militare alle basi in costruzione, Kennedy respinse questo piano perché era sicuro che avrebbe comportato vittime nella popolazione civile. Se l'attacco fosse stato condotto senza preavviso ciò sarebbe andato contro le tradizioni degli Stati Uniti. Cosi l'amministrazione decise : il -blocco !idl Cuba — «quarantena», fu il termine usato — per impedire il traf¬ fK fico marittimo con l'isola. Kennedy chiese pubblicamente all'Unione Sovietica il ritiro di tutte le forse e dei mezzi già presenti su Cuba, inclusi i bombardieri e le truppe. Un'alternativa sarebbe stata di non fare assolutamente nulla. Dopo tutto, disse qualcuno, l'Europa aveva vissuto fino allora con le armi nucleari sovietiche a due passi; la stessa cosa avrebbero potuto fare gli Stati Uniti. Il nuovo equilibrio perseguito da Krusciov fu raggiunto da Breznev alla fine degli Anni Sessanta. Ma Krusciov, tra l'altro, aveva tentato di raggiungere l'obiettivo segretamente utilizzando un'isola che fino al 1959 faceva parte della sfera statunitense: aveva veramente lanciato una sfida. Gromyko, allora ministro degli Esteri dell'Urss, aveva dichiarato esplicitamente chs'lé armi inviate a Cuba non vi sarebbero state piazzate. Egli aveva detto anche, quando già gli americani sapevano, che era tutto falso. Kennedy aveva fatto pressione sulla precedente amministrazione repubblicana degli Stati Uniti perché «facesse qualcosa per Cuba». Ma tutto quello che aveva fatto fino a quel momento come presidente era stato di appoggiare la disastrosa spedizione del 1961 nella Baia dei Porci; non poteva subire un'altra umiliazione. Kennedy prese in considerazione l'eventualità di risolvere il problema con la diplomazia segreta. Ma la messa in quarantena di Cuba non avrebbe potuto essere realizzata segretamente. La diplomazia segreta, senza una presa di posizione pubblica, avrebbe dato a Krusciov la possibilità di procrastinare le sue decisioni, e le basi missilistiche sarebbero diventate operative. In questo caso Kennedy si sarebbe trovato in una posizione di estrema debolezza. Così, non solo fu realizzato il blocco navale ma tutte le forze americane furono poste in stato di massima allerta. Nei pressi della linea di blocco, alcune navi sovietiche che trasportavano missili si fermarono e tornarono indietro. Ma Krusciov non fece alcuna mossa immediata per quanto riguardava il materiale bellico già presente sull'isola. Non è certo se alcune testate nucleari avessero già raggiunto Cuba, ma gli Stati Uniti ebbero l'impressione che alcuni dei missili potessero essere pronti, sia a scopo intimidatorio che all'uso effettivo, nel giro di pochi giorni. Il governo americano predispose un piano per attaccare le rampe missilistiche di Cuba e per una successiva invasione dell'isola. Questi pia¬ ni sarebbero stati messi in atto il 29 ottobre se Krusciov non avesse ritirato i missili, le truppe e i bombardieri, accettando un gruppo di ispezione dell'Onu per sovrintendere all'operazione di smantellamento. Kennedy in cambio accettò anzitutto di ritirare i missili Jupìter dalla Turchia e quindi garantì che gli Stati Uniti non avrebbero invaso Cuba. La prima condizione fu proposta verbalmente prima di essere scritta in un documento, ma non fu annunciata pubblicamente per non allarmare la Turchia e gli altri alleati della Nato. A prima vista può sembrare debolezza da parte del presidente americano, in particolare se é vero che, su eventuali pressioni di Krusciov, Kennedy era disposto a rendere pubblica la decisione, come recentemente ha détto l'ex segretario di Stato Dean Rusk. Ma in realtà Kennedy aveva già ordinato il ritiro dei missili Jupiter prima della crisi di Cuba ed era contrariato perché l'ordine non era stato ancora eseguito. Così il discorso dei missili in Turchia era un modo sottile per consentire a Krusciov di giocare sull'equivoco per mettere a tacere i suoi critici interni, senza che da parte americana, in realtà, fosse fatta alcuna concessione. La promessa di non invadere Cuba non fu mai formalizzata perché Castro rifiutò i controlli dell'Onu che i suoi amici sovietici avevano accettato. La possibilità di una guerra con l'Urss è messa in dubbio da coloro i quali sostengono che, a causa del suo sostanziale vantaggio militare, Kennedy non aveva bisogno di fare alcuna concessione per esser sicuro del ritiro dei nùs.sili sovietici. Ma Krusciov, un leader che amava l'azzardo ed era capace di correre rischi e il cui prestigio era in gioco, si era fatto un ritratto negativo di Kennedy (che gli era sembrato molto indeciso) quando l'aveva incontrato a Vienna. Gli esuli cubani ed altri sostenevano che la crisi dei missili offriva l'occasione per rovesciare il regime di Castro' che allora era al potere da tre anni. E' una posizione che si può capire, ma che ignorava la situazione di Washington dove i parlamentari democratici e molti funzionari dell'amministrazione volevano anzitutto limitare la crisi trovandosi di fronte un regime comunista guidato da- un uomo che per tutte le sue caratteristiche era un marxistaleninista convinto e dal carattere imprevedibile. La conseguenza di questa crisi sembra esser stata quella di aver convinto l'Urss a non trovarsi mai più in una tale posizione di inferiorità nei confronti degli Stati Uniti. In questa «crisi dei missili», i cubani non ebbero alcuna voce in capitolo. Castro disse che era stata sua l'iniziativa di chiedere i missili all'Urss. Ma è evidente, come risulta dalle fonti sovietiche, che la richiesta fu ispirata dai russi. Il comando militare sovietico sapeva di avere l'impegno di difendere il nuovo alleato nei Caraibi. Così Mosca fece il possibile per trarre vantaggio da questa responsabilità inaspettata e in parte non gradita. Sappiamo dal libro Ritratto dì famiglia con Fidel di Carlos Franqui che, all'apice della crisi, fu Castro a premere il bottone di lancio di un missile Sam che abbatté un ricognitore americano su Cuba, ma a parte questo gesto impulsivo, l'aver rotto uno specchio alla notizia che Krusciov aveva deciso di ritirare i missili e l'aver costretto Mikoyan a fare anticamera, quando il dirigente sovietico andò all'Avana per accordarsi sul ritiro dei bombardieri, non impedirono che sostanzialr.Mnte Castro fosse fuori gioco. La capacità di sopravvivere, allora come oggi, rimane, la sua abilità piti evidente. ' Hugh Thomas Washington. La foto scattata da un ricognitore U2 il 14 ottobre 1962 mostra la costruzione di rampe missilistiche a Cuba