Gorbaciov al Rubicone

Gorbaciov al Rubicone Gorbaciov al Rubicone MASSIMO L. SALVADORI Anch'io sono fra i convinti ammiratori di Mikhail Gorbaciov. Egli ha dato prova di essere un leader brillante e coraggioso; e già solo per questo merita il plauso. Ma, se è giusto ammirare Gorbaciov per il suo coraggio, è altresì necessario notare come la prospettiva della sua Perestroika, nonostante l'efficacia propagandistica, rimanga finora tutt'altro che nuova. Essa, nelle linee generali, sembra ripercorrere le posizioni originarie di Krusciov, e anche la loro ambiguità. Ricalcando Krusciov, Gorbaciov (si leggano i passi cruciali del suo prossimo e attesissimo libro, anticipati da La Stampa il 29 ottobre) afferma: che la società sovietica abbisogna di un profondo rinnovamento; che questo rinnovamento deve compiersi attraverso una più forte esaltazione del «ruolo del partito»; che l'autocritica verso il passato non può in nessun modo mettere in discussione le scelte fondamentali dell'industrializzazione accelerata e della collettivizzazióne forzata delle terre; che quindi le scelte essenziali compiute da Stalin sono parte intangibile della storia positiva dello Stato (Bucharin è servito), sebbene siano da deplorarsi gli «eccessi» che le hanno accompagnate; che lo scopo della Perestroika è di legare maggiormente il regime alle masse e di «liberalizzare» il regime stesso senza cadere nel pluralismo politico istituzionalizzato, incompatibile con la democrazia «socialista». Nel suo nucleo, per ora il gorbaciovismo rappresenta dunque il secondo capitolo del krusciovismo (sebbene Gorbaciov sia più colto e probabilmente più abile di Krusciov). Non si parli di democrazia e di iibertà. Piuttosto di una forma moderna di «dispotismo illuminato», che tutt'al più può dare una cena tolleranza ai sudditi «diversi» (di per sé, certo, un progresso) ma non la li berta ai cittadini. Non è un caso che Gorbaciov tenga a sottolineare che il suo primo obiettivo è economico, e non politico. Il gorbaciovismo sarà costretto a fare ì conti con se stesso se questa riforma dall'alto entro il sistema fallirà, vuoi riportando a galla il vecchio conservatorismo vuoi mettendo in moto le masse (la soglia critica della riforma!) vuoi ponendo a confronto diretto conservatorismo, riformismo dall'alto, movimenti di massa. Vedremo se Goibaciov sarà costretto a passare quel Rubicone che ha tracciato per la propria opera, vale a dire la linea oltre la quale vi è la perdita del potere monocratico (che egli vorrebbe esercitato diversamente da Stalin o da Breznev). Il gorbaciovismo sta stimolando ulteriormente il dibattito interno al pei. Qui intellettuali quali Rosario Villari, Spriano e altri fanno dichiarazioni circa il valore universale della libertà e della democrazia politica, criticando a fondo la dittatura di tipo sovietico. Nonostante non siano dei pionieri, la loro presa di posizione ha un indubbio rilievo politico perché viene da colonne della cultura comunista. Sentire dei comunisti parlare come dei socialdemocratici è uno spettacolo interessante. Ma si potrebbe desiderare che essi sentissero il disagio, anche intellettuale, di incarnare in modo puro il tipo del «comunista socialdemocratico». La torre di Babele è andata famosa proprio per la confusione delle lingue; e sarebbe preferibile per tutti l'evangelica semplicità che vuole che il sì sia sì e il no sia no anche in politica.