Andreotti, lezione di pace di Marco Tosatti
Andreotti, lezione di pace Rabbini, abati, vescovi e imam nella basilica di S. Maria a Roma Andreotti, lezione di pace CITTA' DEL VATICANO — La diplomazia deve cedere il passo alla religione, quando si tratta di pace: l'ammissione viene da un esperto, il ministro degli Esteri Giulio Andreotti, che ha parlato ai rappresentanti delle principali religioni mondiali riuniti a Trastevere, per la commemorazioneriedizione (in piccolo) del vertice per la pace di Assisi, svoltosi esattamente un anno fa. Ad ascoltare il ministro c'erano 1 cardinali Olemp e Martini, 11 vescovo di Solnechgorsk, rappresentante della Chiesa Ortodossa Russa, rabbini, abati, vescovi e imam. Oltre a monaci buddisti, religiosi zoroastriani, tibetani, jalnostl induisti, sikh e esponenti delle nuove religioni, come la giapponese Rissho Koseikai. La cornice era quella stupenda — d'oro e di stucchi — della basilica di Santa Maria in Trastevere. Fuori, la gente del quartiere osservava con un distacco tipico le processioni che dai diversi luoghi di preghiera convergevano recando fiaccole verso il braciere posto al centro della piazza, simbolo del contributo che tutte le religioni dovrebbero offrire allo scopo comune, la pace. Abilmente Andreotti ha chinato la feluca del diplomatico di fronte allo zucchetto del capi religiosi: «Se l'uomo moderno con i massacri cosi cruenti, i folli genocidi, i disegni di divisione, le orge di prepotenze, le guerre, le guerriglie,-■ il terrorismo non è riuscito a distruggere del tutto l'umanità, lo dobbiamo alle piccole e grandi luci religiose che un po' do¬ vunque attenuano il profondo buio del male'. Quattromila giovani lo ascoltavano dentro e fuori della basilica. Lo ascoltavano anche, seduti fianco a fianco a lato dell'altare, i due ambasciatori dei «grandi»: Nikolal Lunkov per l'Urss e Frank Shakespeare per gli Stati Uniti. Inevitabilmente i due ambasciatori — ciascuno con in mano un ramoscello di olivo — erano la platea privilegiata per ogni oratore. A partire dal card. Martini: «La preghiera per i governanti lega la legittimità del loro potere al benessere e alla pace del popolo. La voce dei deboli può essere più forte della sordità dei potenti'. Per finire al rappresentante della Chiesa russa Segiy Fonim: 'Speriamo e preghiamo che l'umanità presto rinuncerà ai piani di militarizza¬ zione del cosmo, dalla minaccia della guerra nucleare alla corsa agli armamenti' ha detto, in un ovvio appoggio alla campagna sovietica contro le «Guerre stellari' di Reagan. Ma le religioni, in un momento in cui l'integralismo sembra risorgere ovunque, sono innocenti? Il messaggio finale, firmato dai partecipanti alla Assisi a Trastevere, lascia trasparire un timore. «A tutti vogliamo ricordare come la religione non spinge gli uomini all'odio e alla guerra, non giustifica lo spargimento di sangue innocente...Sentiamo come un assurdo parlare di guerra in nome della religione e ribadiamo con forza: la parola della religione sia la pace. Mai le religioni facciano crescere l'albero della guerra'. Marco Tosatti
Persone citate: Andreotti, Frank Shakespeare, Giulio Andreotti, Lunkov, Reagan
Luoghi citati: Assisi, Citta' Del Vaticano, Roma, Stati Uniti, Trastevere, Urss
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