Il ragioniere confuso di Alfredo Recanatesi

H ragioniere confuso H ragioniere confuso Uno stretto collaboratore del ministro del Tesoro osservava, sconsolato, qualche giorno fa: «Ormai a via XX Settembre facciamo un solo lavoro: determinare importi e condizioni dell'emissione di titoli; tempo da dedicare ad altro non ne rimane». E' un'altra faccia, questa, del dramma del debito pubblico. La quota di debito rappresentata da titoli in circolazione è ormai prossima all'importo della ricchezza che l'intero Paese — la quarta potenza industriale dell'Occidente — produce in un anno. La durata media di questi titoli, per di più, sta scendendo a candela da quando l'inflazione ha cessato di scendere. Il «giro» delle emissioni, in conseguenza, è cosi vorticoso che ogni mese il Tesoro, per estinguere i debiti in scadenza e per finanziare il fabbisogno di nuova formazione, deve emettere titoli per un importo che si avvicina alla metà della ricchezza che l'Italia intera produce in quello stesso mese. In queste condizioni, ogni errore, anche piccolo, nella determinazione dei rendimenti o nella distribuzione per scadenze, applicato su questi importi giganteschi, diventa tale da poter turbare il mercato, da alterare la struttura dei tassi di interesse, da rendere ancor più difficoltoso il governo della liquidità e del credito. Si capisce, dunque, l'angoscia di chi si trova in quella stanza dei bottoni. Si capisce anche l'ansia di cercare e speri¬ mentare soluzioni nuove. Si capisce meno che l'ansia di affrancarsi dalla «disperante» gestione del debito produca iniziative non sempre ponderate a sufficienza. Se, infatti, è meritorio l'impegno di individuare nuove forme per arricchire la tipologia dei titoli offerti e. quindi, per tenere il passo della crescente varietà della domanda degli investitori, non altrettanto lo è procedere a sperimentazioni senza esplicitare chiaramente gli obiettivi che si intendono raggiungere e senza una adeguata azione di marketing che accerti preventivamente la disponibilità e gli umori del mercato. Il periodo — va detto — e quanto mai disgraziato, ma troppe cose, e troppo confusamente, si vanno accavallando. E' stata avviata l'emissione di titoli in valuta all'estero per trovare compensazione agli investimenti privati all'estero consentiti dalla liberalizzazione. L'opc razione è corretta, ma essen do stata iniziata in una fase di scarso assorbimento di ti ioli, non è stata evitata la negativa impressione di una ricerca affannosa di integra rioni della domanda interna. E' stata poi tentata una emissioni di titoli a cinque anni in Ecu per accedere al reale e legittimo desiderio degli investitori di differenziare il loro portafoglio. Non è stato, però, considerato che questo desiderio si soddisfa non solo e non tanto con una differenziazione dell'espressione - monetaria dei titoli, quanto soprattutto con quella degli emittenti o, se si vuole, dei debitori. Per non dire dei tassi: dall'inizio dell'estate le previsioni ufficiali di una riduzione sono state smentite da rialzi sanciti dal mercato ed inevitabilmente ratificati con le nuove emissioni. Il conseguente disorientamento dei risparmiatori ora è diventato un vero e proprio smarrimento con la caduta del mito dei Cct. In virtù della loro indicizzazione, questi titoli erano tagliati per chi voleva garantirsi sulla stabilità del loro valore di mercato. Questo valore, invece, ora ha ceduto sotto il peso delle vendite dei fondi comuni chiamati a fronteggiare una ondata di riscatti. Era prevedibile, ed era stato previsto, che per ricavare liquidità i fondi avrebbero venduto in primo luogo questi titoli, ma si attenuò ugualmente l'indicizzazione posta a guardia della loro stabilità. Ripristinando con l'emissione annunciata ieri la cedola semestrale in luogo di quella annuale, ora si corre ai ripari, ma gran parte del danno è ormai prodotto: con i Cct scesi fino a 92, sarà difficile riconquistare la fiducia. Ora prevale la tendenza ad attribuire ogni squilibrio all'inefficienza del mercato. Il quale mercato certamente ha qualche peccato da emendare, ma non potrà mai funzionare in modo soddisfacente se continuerà ad essere bombardato da se gnali confusi. . Alfredo Recanatesi

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