Guidando l'autobus può nascere un Cobas

Guidando l'autobus può nasiere un Cobas Torino, parlano i capi del Comitato di base Guidando l'autobus può nasiere un Cobas La tessera Cgiì, la delusione, l'uscita - «Successo imprevisto» TORINO — Sindacati confederali e Atm avevano detto: 'Sono poche decine». E il vlcesÌndaco di Torino, Aldo Ravaioli: 'Una trentina, non di più». Eppure lunedi, lo sciopero indetto dai Comitati di base degli autoferrotranvieri ha raggiunto oltre l'80 per cento di adesioni tra li personale viaggiante: un pugno nello stomaco alla città impreparata. Chi sono? n presidente {•giusto perché lo statuto lo impone») è Fernando Martella, 39 anni, moglie e tre figli. Guida 1 pullman, per 25 anni ha tenuto in tasca la tessera della Cgil. Dal 1979 lottava per far nascere un nuovo giornalino aziendale: «Ali ero accorto che i colleghi aspettavano una voce nuova, indipendente. Ma il sindacato era contrario». Ha combattuto a lungo con la voglia di andarsene 'Sbattendo la porta»; 'La Cgil fa parte della mia storia, della mia cultura. Per molto tempo pensavo di sbagliare, che fossero gli altri ad avere ragione». Poi s'è deciso: in gennaio, assieme a una quindicina di colleghi, ha fondato «Beltram, mensile di attualità degli autoferrotranvieri di Torino», diffuso come supplemento a Dp Notizie. Attorno a quel nucleo hanno preso forma i Cobas dell'Atm. Martella viene dalla provincia di Foggia, lavora da quando ha 14 anni, non ha tessere di partito, non vota dal '75: «Ho fatto di tutto, sono stato anche infermiere in un ospedale psichiatrico. Forse ero già un po' Cobas: ho sollevato uno scandalo sulle cure ai pazienti, rompendo il silenzio e la paura di molti colleghi». Guadagna 1.300.000 lire al mese, lo stipendio medio dell'autista'Atm; da ragazzo dipingeva: "■■'per «Beltram» fa articoli e vignette: »Di notte, nei ritagli di tempo. Certo, spiace trascurare i figli. Mia mo¬ glie, però, ha capito, è diventata anche lei una specie di redattrice: Martella, cosa vuol dire al torinesi, anche a quelli che lunedi hanno urlato la loro indignazione ai centralini dell'Atm, del vigili urbani, del nostro giornale? «Lo sciopero era annunciato' da dieci giorni, la questura era avvertita. Se nessuno ci ha preso sul serio non è colpa nostra». E ai confederali, che vi accusano di aver sfruttato irresponsabilmente una profonda situazione di disagio? 'Che fanno loro? Hanno indetto tre giorni di sciopero su turni diversi, che significheranno tre giorni di guai per gli utenti.. Vi accusano anche di frazionare il sindacato, di rincorrere 11 potere. «Non possono parlare di potere, perché non ne hanno più. I colleghi continuano a restituire le tessere, si iscrivono al Cobas». Nel 12 punti della vostra piattaforma è compresa la richiesta di 200.000 lire d'aumento per tutti. A parte l'entità della cifra (l'azienda ne propone 50.000, i confederali ne vogliono 80.000), non le sembra che la distribuzione «a pioggia» svilisca le diverse professionalità? 'Per nulla, ci sono anche richieste per specifiche categorie, come le indennità per i conducenti di tram e autobus». Teme un futuro da leader? 'Macché leader, ci sarà una rotazione continua, resteremo coi piedi per terra. Nessun funzionario, nessun sindacalista a tempo pieno. Gli uomini validi ci sono». Al deposito San Paolo lavora Fulvio De Cesare, 33 anni, vicepresidente del Cobas. Moglie e due figli 'picconi anche lui viene'dal Foggiano. Ex operaio Fiat, sta all'Atrh da cinque anni: •In fabbrica ero delegato della Cgil. Anche allora, però, lottavo per un sindacato che partisse dalla base, che si alimentasse col consenso. Adesso non era più cosi, le proposte dei confederali erano lontane dalle nostre esigenze». Dove volete arrivare? «AI tavolo delle trattative, per discutere seriamente con l'azienda. Non c'è solo la questione delle 200.000 lire in più. Urgono interventi che migliorino le condizioni di lavoro. Oggi viviamo in un clima inaccettabile, vergognoso: quest'azienda produce mille autisti inabili al servizio ogni due anni». Chi le crea 1 problemi maggiori? La famiglia, l'azienda, U sindacato?. »Mia moglie ha capito che era in gioco la nostra dignità di uomini, che eravamo stufi di farci prendere in giro. L'azienda in questi giorni non s'è fatta sentire: qualunque azione nei nostri confronti ci farebbe passare per santi. 17 sindacato? Non mi interessa, l'ho lasciato due anni fa, senea rimpianti. Per altri, forse, è stato più difficile». Ad esemplo, per Andrea Giannotto, 48 anni, tre figli. Ex iscrìtto al pei, da 12 anni era attivista deUa Cgil, delegato ai depositi Nizza e Gerbido. Dal sindacato, dice lui, è uscito con l'amaro in bocca «Ho sofferto molto, ma ero sfiduciato, senza più motivazioni. Sto all'Atm da 18 anni e ho ascoltato troppe promesse a vuoto: Collabora al giornalino, scrìve poesie ('niente di serio, sa, non sono diplomato»). Non credeva nel successo dello sciopero: 'Pensavo al 20-30 per cento. Invece i colleghi hanno risposto». Un rimpianto: »Negli ultimi tempi ho dovuto ridurre il mio impegno. Mio figlio, 19 anni, è all'ospedale da mesi, col fegato spappolato per una caduta in moto». E domani, che accadrà? «Non lo so, spero soltanto che la burocrazia non si impadronisca anche dei Comitati di base. Sarebbe la fine». Giampiero Pavido

Persone citate: Aldo Ravaioli, Andrea Giannotto, Beltram, Fernando Martella, Fulvio De Cesare, Giampiero Pavido, Martella

Luoghi citati: Gerbido, Nizza, San Paolo, Torino