In ufficio ci si ammala di più

In ufficio ci si ammala di pili A Milano esperti a confronto sulla nuova «sindrome dei palazzi» In ufficio ci si ammala di pili Irritazioni a naso e occhi, cefalee, sonnolenza sono più frequenti in ambienti ad aria condizionata che non in quelli a ventilazione naturale - Altri elementi di malessere: l'affollamento, il rumore, l'illuminazione - Come si fa il check-up dell'ambiente MILANO — Nell'aria degli uffici possono annidarsi pericoli per la salute. Oli impianti di condizionamento e di filtraggio: sono loro sul banco degli imputati. E non solo per 1 malanni già denunciati da tempo, connessi con la ventilazione: reumatisimi, artrosi, cefalee, ecc. Ma perché nei condotti e nei filtri, se non puliti sistematicamente, si annidano funghi, batteri e altri agenti inquinanti, che possono provocare irritazione e malattie agli occhi e alle vie respiratorie, nonché disturbi gastroenterici. E' la sindrome dei palazzi «malati», cerne è stata chiamata negli Stati Uniti (.Siete Building Syndrome-). Se ne è parlato ieri alla Camera di Commercio di Milano in un seminario promosso dall'Associazione italiana per la direzione del personale (Aidp). •I risultati di alcune ricerche sul campo danno da pensare-, dice Rucclo Malfa della Bios, la prima azienda in Italia che svolga interventi in questo settore. Ruccio Malfa racconta che ha «visitato, tre grandi aziende milanesi (una in centro, una in periferia e una oltre la cerchia urbana), più un'industria di materie plastiche nella campagna attorno ad Alessandria. .Posso fare il nome solo della Autogrill; delle altre mi sono impegnato a conservare l'anonimato-. Verrebbe dunque fuori che: 1) in queste aziende non si aveva l'idea della necessita che gli impianti di aria condizionata siano sottoposti a manutenzione periodica; 2) negli edifici esaminati spesso non c'era buona circolazione d'aria, che dev'essere — secondo i parametri dell'Organizzazione mondiale della sanità — di 15 metri cubi per persona: e non c'era, la buona circolazione, perché si spostano scorrettamente pareti divisorie e mobili, accostando ad esempio scaffalature a griglie d'aspirazione, con il risultato che viene di continuo riciclata ària già consunta, con accumulo di anidride carbonica; 3) in alcuni edifici era assente il filtro dell'aria esterna, con la conseguenza che l'eventuale inquinamento esterno si sommava a quello interno. Il fungo rinvenuto più di frequente nelle condutture è l'«Aspergillus cladiosporium», che fra l'altro può scatenare riniti e persino crisi asmatiche. E solo il 30% degli impianti mostrava cariche microbiche nella norma. Tutti gli altri erano ben al di sopra. «J nostri tecnici sono per il momento americani — continua Malfa —. Ma ne stiamo addestrando di nuovi. Lavoriamo con strumenti portatili: contatori di particelle, piezobilance, gas-analizzatori, sonde a fibre ottiche. Non si ha idea dove si nascondano polvere e funghi e batteri-. •Siamo solo all'inizio — conclude Malfa —. Abbiamo già Vautorizzazione a fare il check-up negli uffici del Comune e della Regione: Chi da anni si occupa di questi problemi è l'inglese Oray Robertson, titolare della Acva (Air conditloning and ventilation analysls), madrina della Bios. Robertson ha ricordato la singolare epidemia che nel giugno del '68 colpi 144 impiegati (il 95%) in alcuni uffici pubblici di un edificio a Pontiac, nel Michigan. Febbre, dolori alla testa e ai muscoli. Un mistero. La •febbre di Pontiac». Solo anni più tardi se ne scopri la causa: il batterio «Leglonella pneumophila», allevato nel difettoso Impianto d'aria condizionata. Tra le cifre fornite da Robertson ci sono queste: ne gli Usa 11 50% dei malanni degli impiegati deriverebbe appunto da un cattivo funzionamento degli impianti di filtro e condizionamento d'aria, e sempre il 50% delle assenze dal lavoro sarebbe da far risalire allo stesso motivo; il danno economico, tra spese mediche e minore produttività, ammonta a un miliardo di dollari (1300 miliardi di lire). Il tema interessa ovviamente anche la medicina del lavoro. Ne ha riferito Alessandro Cavalieri, dell'Università di Modena. •Adesso possiamo essere più precisi, perché dagli Anni Settanta sono apparsi i primi studi sistematici», ha detto. Ed ecco un confronto tra alcuni dei sintomi più comuni, in ambienti a ventilazione naturale e in ambienti a condizionamento d'aria. Irritazione al naso: 5,8% contro 17,2-22,4%; Irritazione agli occhi: 5,8% contro 17,6-28,3%; cefalea: 15.7% contro 34,7-39,5%; sonnolenza: 13,8% contro 49,9-52.5%. Cavalieri ha poi distinto i principali fattori di rischio per chi lavora negli uffici. Ci sono gli agenti fisici: e qui ha segnalato anche 11 radon, prodotto di decadimento radioattivo del ra¬ di 0-228. Tracce di radon sono normalmente presenti nel suolo, ma •in forma gassosa può diffondersi ed accumularsi negli uffici, specie in rapporto alla scarsa ventilazione tipica degli ambienti con condizionamento-. E ci sono gli agenti chimici, come la formaldeide, liberata dai mobili e dal fumo di sigarette: essa può provocare tanto semplici irritazioni alle mucose quanto, ben più raramente, effetti cancerogeni E infine ci sono le polveri e gli agenti biologici. Il quadro è completato dalle interazioni, che potenziano 1 vari fattori. Una ricerca è stata poi condotta fra 1 direttori del personale. La InterMatrix ne ha interrogati 500, appartenenti a industrie in gran parte del Nord, per 11 43% con meno di 300 dipendenti e per 11 50% con meno del 30% del personale impiegato in ufficio. I principali elementi di malessere' vedono in testa -l'affollamento e lo spazio minimo, con 237 citazioni. Segue 11 rumore (189 citazioni), l'Illuminazione (175) e finalmente 11 microclima, appunto l'aria in ufficio, con 121 citazioni cosi ripartite: la qualità dell'aria, 53; la temperatura, 40; l'aria condizionata, 28. Ultimo, Il fumo: 55. Questo del fumo è un problema che suscita particolari aggressività e difese da parte di fumatori e non fumatori. •Spesso — avverte Robertson — esso è un capro espiatorio, che fa dimenticare altre nocività dell'ariat. Dal sondaggio della InterMatrix risulta comunque che. secondo 11 59% del direttori del personale, le aziende italiane si occupano «molto» dei problemi ambientali dell'ufficio, pur restando prioritari quelli della fabbrica. D'altra parte I reclami ricevuti dai dipendenti, contro il microclima degli uffici, sono 99, più numerosi di quelli contro l'affollamento (35), l'Illuminazione (17), il fumo (16), 11 rumore (9). E di questi reclami II 44% viene da singoli dipendenti, mentre il 18% è di provenienza sindacale. Da aggiungere: solo 11 28% delle aziende > ha ricevuto reclami negli ultimi due anni. Qui sta la particolarità di questo seminario promosso dai direttori del personale: non solo 11 fatto che, dopo l'ambiente della fabbrica, anche l'ambiente dell'ufficio suscita ora preoccupazione; ma che siano stati proprio loro, i direttori del personale, ad avviarne l'analisi, senza aspettare le denunce sindacali Non a caso i sindacalisti presenti, Antonio Delussu della Cgll e Sergio Colombo della Osi, hanno detto di essere soddisfatti dell'Iniziativa. Per Delussu .l'importante è prepararsi in tempo alle nuove norme ché'verrdHnò dalla Cee.. I «11 • Claudio Al tarocca Principali problemi individuati negli uffici 70- Principall agenti inquinanti nell'aria degli uffici 76543210 1? I? "3 e 4% •p - o E fi 3% I a WS a» o CD o c o N O m

Persone citate: Alessandro Cavalieri, Antonio Delussu, Oray Robertson, Robertson, Ruccio Malfa, Rucclo Malfa, Sergio Colombo

Luoghi citati: Alessandria, Italia, Michigan, Milano, Stati Uniti, Usa