Tifone su Hong Kong

Tifone su Hong Kong Tonfo del 33% nonostante l'aiuto delle banche Tifone su Hong Kong Pesanti ripercussioni per numerosi operatori britannici che hanno interessi nella colonia - In pericolo la stabilità della valuta locale LONDRA — Ottobre non è mese di tifoni a Hong Kong, ma quest'anno la regola si è spezzata e typhoon Lynn ha flagellato ieri la colorila britannica. Ha però fatto pochi danni, mentre molti e dolorosi sono quelli lasciati dalla bufera che ha investito la Borsa, dopo una settimana di chiusura. E' stato un altro «lunedi nero», senza nessuna prospettiva di schiarita. Di tutte le piazze internazionali, Hong Kong è forse quella che piange le lacrime più amare. Centro di speculazioni inebrianti, vera e propria fucina di facili profitti, vacilla adesso sotto una tetra cappa di pessimismo. Altrove, dietro le Borse, c'è l'economia: a Hong Kong, dietro la finanza, c'è poco. Una «operazione di soccorso» era stata disposta durante il xueèk-end nel tentativo di evitare un disastro alla riapertura delle contrattazioni. Si era varato un prestito per circa 325 miliardi di lire, con il quale soste¬ nere le banche e i brokers maggiormente In pericolo. Il disastro non s'è avuto, ma la pesante caduta di ieri ha confermato, che la situazione resta esplosiva. Tutti i prezzi sono ruzzolati inarrestabili e, alla fine della giornata, lo Hans Seng Index mostrava un tonfo del 33 per cento. Le prime notizie della frana giungevano a Londra nella mattinata, acuivano il nervosismo della City, ne aggravavano le emorragie. E' questo che preoccupa. Hong Kong è un mercato supe rinterri azionale, per cui tutte le sue vicende hanno ripercussioni altrove, principalmente a Londra e a New York. Vasti, ad esempio, sono gli interessi nello Stock Exchange della colonia britannica di grandi financial houses quali James Capei, Barings, Vickers Da Costa, 8chroders, Hoare Oovett, Wardely-Thompson. Tecnicamente, Hong Kong è una piazza modesta, circa un trentesimo di New York o di Tokyo, ma un suo collasso infliggerebbe ferite dolorose a istituzioni finanziarie in vari Paesi, istituzioni già spt.tp, pressione pjbb/ effe^tfi., delle molte burrasche planetarie. E' in gioco altresì U futuro della valuta locale, il dollaro di Hong Kong. Vi sono infine preoccupazioni politiche. Domenica, nel dare notizia della «operazione di soccorso», 11 Financial Secretary del governo di Hong Kong, Piers Jacobs, aveva detto ai giornalisti: «Lo so, c'è chi critica la decisione, presa martedì scorso, di sospendere le contrattazioni per una settimana. Ma se non l'avessimo fatto, questa conferenza stampa sarebbe stata indetta oggi da altri, da uomini con berrettini verdi». In altre parole, da uomini di Pechino. Non che si tema un'invasione: ma le autorità locali sono convinte che i cinesi, dinanzi a un disastro finanziario, vorrebbero avere voce in capitolo, subito, nella gestione di questo territorio. Mario Clriello

Persone citate: Da Costa, Hans Seng Index, Hoare Oovett, James Capei, Mario Clriello, Piers Jacobs, Thompson, Vickers