Morto Gabor, regista di «Angi Vera» di Gianni Rondolino

Morto Gabor, regista di « Angi Vera» Morto Gabor, regista di « Angi Vera» A Roma, per un infarto: 54 anni - Rappresentante della «seconda generazione» del cinema ungherese, aveva girato in Italia «La sposa era bellissima» ROMA — 17 regista ungherese Pai Gabor è morto ieri, a 54 anni, per un infarto. Era ospite dell'Accademia d'Ungheria per un ciclo di dibattiti pubblici sulla cultura e l'arte ungheresi. Forse non è stato un grande regista, Pai Gabor, uno di quegli autori la cui opera si impone per una sua peculiarità. E il suo ultimo film, La sposa era bellissima, una coproduzione Italo-ungherese dell'anno scorso, aveva in gran parte deluso. Quasi che Gabor avesse smarrito quelle doti di ritrattista sottile e sincero, quel gusto personale per le piccole cose, i piccoli fatti quotidiani, che avevano caratterizzato le sue opere più significative. E tuttavia Gabor aveva occupato un posto non trascurabile nel panorama del cinema ungherese della cosiddetta «seconda genera¬ zione», quella che si era affermata nel corso degli Anni 70, dopo la stagione di Jancsó, di Fabri, di Kovacs, di Mariassy. Una nuova generazione che riprendeva il discorso iniziato dal più anziani e lo rinnovava in un diverso contesto sociale e politico, con meno speranze e più amarezza. Nato nel 1932, professore e giornalista, allievo della Scuola Superiore di Teatro e di Cinema di Budapest, era entrato nello Studio Bela Balasz affermandosi nel campo del cortometraggio e del documentario. Solo nel 1968, a trentasei anni, potè realizzare il suo primo lungometraggio. Territorio proibito, che ottenne il premio per la regia dei critici cinematografici ungheresi. Il suo cinema, come si vide anche nel successivo Oriszonte (1971), e In parte nei seguenti Viaggio con Gia¬ cobbe (1972) e Epidemia (1975). si andò caratterizzando per quel .neorealismo minore», discreto, un po' grigio, che Gabor aveva probabilmente appreso alla lezione della nouvelle vague francese e del free cinema Inglese. Ed è in questo ambito, non molto ampio ma indubbiamente genuino e accorato, che Gabor si affermò internazionalmente nel 1978 con Angi Vera, il forte ritratto d'una giovane donna, in cui vita personale e situazione politica paiono fondersi in una rappresentazione critica indubbiamente coraggiosa e sottilmente inquietante. Una rappresentazione che, nel successivo Vite sciupate (1981), ancora sullo stalinismo e sulla crisi dell'individuo in una società burocratica, parve un poco indebolirsi ed appannarsi. Gianni Rondolino

Persone citate: Balasz, Gabor, Kovacs

Luoghi citati: Budapest, Italia, Roma, Ungheria