Orologeria divenuta arte

Orologerìa divenuta arte Orologerìa divenuta arte Una fabbrica di orologi svizzeri, la famosa Audemars Piguet, di Le Brassus, con alle spalle un glorioso passato di 112 anni, è presente per pochi giorni a Torino con una straordinaria mostra della sua collezione: venticinque pezzi che figurano ai vertici della produzione mondiale. Ospitale cornice (fino a tutto domani) rancor più vecchio negozio dei Rocca, aperto fin dal 1872 in piazza Lagrange, primo dei sette sorti poi in diverse città italiane. Pur nella sua limitatezza, l'esposizione comprende tutto ciò che si può immaginare all'insegna di una tradizione ultracentenaria felicemente sposata all'esigenza di un rinnovamento del gusto. Si spazia cosi dall'orologio da tasca, in oro giallo, con calendario perpetuo e movimento .squelette» (che costa oltre 152 milioni) o da quello a .répétition minute* che suona, in due toni, ore, quarti, minuti (145 milioni) alla serie, assai varia, del Royal Oak (quercia reale) che col semplice taglio del metallo e le viti a vista caratterizza il design d'un nuovo orologio sportivo di classe (con impermeabilità controllata anche a 3 e 5 atmosfere). Liscio e puro nel suo disegno «classico» è naturalmente anche l'orologio base della Audemars Piguet, .Movimento 9» (costo: 7 milioni circa), con cassa extra piatta, erede di quella lontana progenie cui nel 1875 hanno dato avvio Jules Audemars e Edward Piguet: due veri innamorati dell'orologeria e di ogni suo complesso meccanismo, an. dra.

Persone citate: Edward Piguet, Jules Audemars, Rocca

Luoghi citati: Torino