Il tesoro muore nella polvere
Il tesoro muore nella polvere Nell'abbandono milioni di schede e diecimila foto dell'Atlante linguistico Il tesoro muore nella polvere lì colossale progetto che per 60 anni ha consentito il censimento dei dialetti italiani è terminato, ma non può essere pubblicato per mancanza di fondi - Tutto il materiale conservato in armadi a Palazzo Nuovo - I responsabili: «H ministero tratta questo istituto come un figlio di nessuno» La prima delle duemila carte linguistiche che dovrebbero essere pubblicate riguarda la voce «pollice». In Italia, il primo dito della mano viene denominato in un centinaio di parole e forme diverse. E' uno degli ottomila vocaboli ed espressioni su cui sono stati interpellati nel corso di 40 anni (dal 1924 al '64) gli abitanti di mille centri italiani, grandi, medi e piccoli, per dar vita al primo «Atlante linguistico italiano», la raccolta dialettale sistematica più antica esistente in Italia e una delle maggiori in assoluto. n colossale progetto, avviato nel 1924 da un filologo friulano, il prof. Ugo Pellis, e da due glottologi dell'Università di Torino, Matteo Bartoli e Giulio Bertoni, è ormai terminato per il lavoro di raccolta e ordinamento, ma l'enorme mole di materiale (5 milioni di schede, corrispondenti ad altrettante risposte. 10 mila fotografie, migliaia di illustrazioni) rischia di ingiallire, inedita e polverosa, in tre armadi di Palazzo Nuovo dove è ospitata la sede dell'.Atlante». Le previste duemila carte linguistiche «in folio», scala 1/750 mila, ciascuna dedicata a una o più parole ed espressioni, non si possono pubblicare per mancanza di fondi e di personale. •Basti pensare che il nostro istituto — commenta sconsolato il prof. Arturo Genre, attuale direttore della ricerca linguistica nonché professore di Fonetica all'Università di Torino — non ha neppure un dl- pendente fisso. I pochi che lavorano all'Atlante sono volontari, compresi noi docenti che vi dedichiamo i ritagli di tempo. Finanziamenti? Soltanto briciole, in un anno, meno di dieci milioni*. Le precarie condizioni di sopravvivenza dell'«Ali» come, in sigla, si chiama la ricerca dialettologica nazionale, hanno una spiegazione: l'iniziativa, finanziata all'inizio dal ministero dell'Educazione nazionale, ha perso per strada padre e padrini, non è ente giuridico né fondazione, il ministero della Pubblica Istruzione pare ignorarla, l'Università mette a disposizione i locali, ma non può far molto di più. -E' figlia di enne enne* ironizzano gli studiosi che, nonostante tutto, l'hanno adottata e le dedicano premurose attenzioni. Sbigottiscono, davanti alla kafkiana impasse, i filologi e glottologi che, da tutto il mondo, vengono a Torino per attingere a piene mani all'eccezionale rac¬ colta inedita. Si rivolterebbe nella tomba, se potesse conoscere l'attuale realtà, il principale artefice dell'indagine, Ugo Pellis, il friulano che, sacco in spalla, percorse centinaia di chilometri la maggior parte a piedi, per intervistare migliala e migliaia di persone. •JI rischio maggiore — rileva 11 prof. Lorenzo Massobrio, condirettore dell'Atlante — è legato alla possibilità non tanto teorica di veder scomparire, per furto o incendio, l 5 milioni di schede e le migliaia di foto scattate negli Anni TrentaQuaranta da Pellis e custodite nella nostra sede. Non esistono infatti copie dei documenti. Non possiamo microfilmarli perché non abbiamo i 250 milioni occorrenti, né fotocopiarli perché costerebbe di più. Non ci rimane che denunciare il pericolo: Viste le premesse, appartiene al mondo dell'utopia il desiderio degli studiosi di veder avviata la pubblicazione delle duemila carte linguistiche che prevede un costo di tre miliardi in alcuni lustri. «Prima di pensare al reperimento dei fondi — osserva 11 prof. Genre — dobbiamo convincere il ministero della Pubblica Istruzione ad assegnarci personale competente. La stampa del materiale è soltanto l'ultimo atto d'un lungo lavoro di redazione che alcuni appassionati stanno impostando. Ma se questi volontari si stancheranno di promesse, addio pubblicazione dell'Atlante linguistico-. Un discorso a parte meritano le migliala di fotografie scattate dal Pellis negli Anni Trenta e Quaranta, tutte inedite. Si tratta di straordinario materiale etnografico che documenta le condizioni di vita, i personaggi, gli ambienti, gli arnesi, in parte scomparsi, Guido J. Faglia Una delle immagini raccolte nell'Atlante: bimbo con «bidente» fotografato a Prati nel '36
Persone citate: Arturo Genre, Genre, Giulio Bertoni, Guido J., Lorenzo Massobrio, Matteo Bartoli, Pellis, Ugo Pellis
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