Per Reagan «zero» in condotta

Per Reagan «zero» in €ondofta Per Reagan «zero» in €ondofta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Dal lunedi nero di Wall Street, Ronald Reagan siede sul banco degli accusati insieme col suo ministro del Tesoro Baker. Non sono soltanto più 1 democratici a imputare la crisi della Borsa alla sua politica economica. Anche i repubblicani, che vedono le loro possibilità elettorali minacciate da una recessione, reclamano un cambiamento radicale. La «Reaganomics. rischia di diventare una «dirty word-, una parolaccia, sinonimo di enormi disavanzi del bilancio e dei commerci, e di debiti, interni ed esterni, ancora più angoscianti. In base al principio che il successo ha molti padri, ma il fallimento è orfano, i suoi difensori si contano ormai sulla punta delle dita. Ecco 1 commenti più Illustri agli eventi della settimana, quasi tutti negativi. PAUL VOLCKER. ex governatore della Riserva Federale, forse il tecnico che gode di maggior rispetto al mondo: «La lesione è chiara. Dobbiamo affrettarci a prendere le misure che abbiamo sempre rimandato perché comportano sacrifici, a correggere cioè i gravi squilibri dell'economia. Il punto di partenza sono la riduzione delle spese militari e l'aumento delle tasse, per contenere il deficit statale. Col dollaro in discesa e la Borsa instabile, gli stranieri smetteranno presto di finanziarcelo». ROBERT SOLOW, premio Nobel '87 per l'economia, docente del prestigioso Mit, 11 Massachusetts Instltute of Technology: 'Questa settimana ha dimostrato dove conduca l'eccesso di deregolamentazione e privatizzazione. Se nulla è valso a mantenere stabile la Borsa, come pensare che la sua caduta sia finita? In sette anni, il presidente ci ha scavato una fossa da cui non sarà facile uscire'. JOHN KENNETH GALBRAITH, ex testa d'uovo delle nuove frontiere kennediane, autore del «Oreat crash of 1929.: 'Tecnicamente, abbiamo fatto troppo affidamento sui capitali stranieri e la svalutazione del dollaro: Wall Street era destinata a scendere. Come sessantanni fa, ci sentiremo adesso dire dal governo che le basi dell'economia sono solide. Non è vero: se ce la caveremo meglio del 1929, sarà grazie alle riforme bancarie, assicurative, assisten siali varate nella grande cri si degli AnnlTrenta'. ROSS PEROT, miliardario texano, fondatore dell'Electronic Data System: «/I lunedi nero è stato solo la scossa prima del terremoto. Siamo una specie di California finanziarla, col sismi sempre sotto i piedi. Dovunque giriamo vediamo dei pericoli: alcune banche minacciano il dissesto, la finanza scricchiola. Non c'è da meravigliarsi: è nelle mani di ragazzotti privi di esperienza ma che guadagnano un milione di dollari l'anno: MARIO CUOMO, governatore dello Stato di New York, candidato democrati| co in pectore alla Casa Bian¬ ca: «Sinora Reagan si è comportato come Hoover, il presidente del crack del '29: non ha fatto nulla. Presumo che segnalerà fermamente la sua volontà di risanare i deficit, ridurre i consumi, favorire i risparmi e gli investimenti, incentivare le esportazioni. In caso contrario, l'anno prossimo avremo una crisi economica ed essa condizionerà le elezioni: andrebbe bene a noi democratici, ma non al Paese'. JENO PAULUCCI, miliardario, presidente della Associazione Nazionale Italo Americana: «5' ora di smet¬ terla con gli sprechi, noi come famiglie e come aziende, il presidente come amministrazione: ci aspettano tempi duri. Ho chiamato i presidenti di tutte le mie compagnie, e gli ho detto di ridurre i costi senza compiere un suicidio: è l'unico modo di sopravvivere. Occorre mantenere liquidità. Il mio consiglio ai busìnessmen è: sbarrate le porte, restate dove siete in Borsa, e non fate passi falsi negli affari.. Tra i pochi a far quadrato intorno al presidente e a Baker, si trovano naturalmente i reganauti. DONALD REGAN, ex capo di gabinetto del presidente, ed ex boss di Wall Street: «Non me la prenderei con la Casa Bianca, il colpevole è la Riserva Federale che ha ristretto troppo il credito negli ultimi sei mesi: la Borsa si spaventa quando gli interessi salgono. Ma la situazione non è ancora sfuggita di mano. Non basterà però ridurre i tassi, ci vogliono anche rettifiche tecniche: la più. importante è limitare il ruolo dei computer, non possono esserci salti di 50-100 punti al giorno nell'indice Dow Jones.. WALTER WRISTOW, ex presidente della Citicorp, consulente economico di Reagan: «La discesa di Wall Street era attesa, anche se non di queste dimensioni. Sono cose che capitano, per fortuna di rado, non è la fine del mondo. Ci sarà una ripresa: l'economia Usa è forte, basta guardare t profitti delle corporations, il calo della disoccupazione, e via di seguito. L'accusa dei democratici al presidente, che i deficit sono troppo alti, si ritorce contro di loro: sono loro che controllano il Congresso e che li votano:-,. j Ennio Carette

Persone citate: Baker, Ennio Carette, Hoover, Reagan, Ronald Reagan

Luoghi citati: California, Massachusetts, New York, Usa, Washington