Archibugi e gambe di legno nel museo Valdese

Archibugi e gambe di legno nel museo Valdese Archibugi e gambe di legno nel museo Valdese L? INGRESSO del museo storico valdese (in via Roberto d'Azeglio 2, a Torre Pellice), si raggiunge attraversando un delizioso cortile di ghiaietta, tra ortensie e gerani passando a fianco di una splendide magnolia. Al di là del muretto che circonda l'edificio si intravedono il collegio (ginnasio-liceo valdese) e la casa valdese; lungo la via Beckwith si incontrano ancora il tempio e il presbiterio; di fronte a loro c'è il convitto, e più in là le case dei professori e la casa unionista. Vale la pena di salire fin qui anche solo per vedere questo splendido quartiere, questi edifici quasi tutti circondati da cortili ricchi di verde e delimitati da muretti che costeggiano la strada. Si ha l'impressione di essere nell'agiata periferia di una città anglosassone, e si respira ancora il clima culturale della Torre Pellice ottocentesca, quando filantropi inglesi come il canonico anglicano Gilly ed il generale Beckwith prestavano la loro opera a favore delle popolazioni valdesi. L'edificio che ospita attualmente il museo risale al 1880 circa. Fu voluto, insieme a numerosi altri tra quelli citati, da Charles Beckwith, generale inglese che combatté a Waterloo contro Napoleone. I suoi cimeli (abiti, medaglie, addirittura la gamba di legno), sono tutt'ora conservati in una sala del museo. Questo è disposto nel pia¬ no rialzato e nello scantinato: nel piano superiore ha sede la società di studi valdesi e la biblioteca, specializzata in storia valdese e in storia del protestantesimo, che conta oltre 10 mila volumi. La prima delle sei sale è dedicata alle vicende medievali della minoranza valdece, a partire da quel lontano 1174 in cui Pietro Valdo, ricco commerciante di stoffe di Lione, decise di distribuire tutte le ricchezze ai poveri e di seguire radicalmente i precetti di Cristo. Valdo ed i suoi seguaci, i «poveri di Lione», denunciavano la ricchezza ed il potere politico della Chiesa: vennero scomunicati nel 1184. La seconda descrive invece la storia valdese in epoca moderna, dal 1532 (anno in cui i valdesi aderirono alla Riforma protestante) alla Rivoluzione Francese. Furono secoli di persecuzioni esili, massacri, come quelli compiu¬ ti dalla crociata del 1545 (che annientò i valdesi di Provenza) e dell'Inquisizione di Filippo n del 1561, che eliminò i gruppi calabresi di Guardia Piemontese, S. Sisto e Fuscaldo. Si possono osservare, ad esempio, numerose armi del '600, come le «beidane» (roncole trasformate in armi dai contadini valdesi) e l'archibugio di Giosuè Gianavello, un contadino di Rorà che nel 1655 capeggiò la reazione popolare durante le «Pasque valdesi», il massacro di duemila valdesi compiuto dal marchese di Pianezza, ministro di Carlo Emanuele n. Una fotografia mostra la casa di Janavel, che esiste tutt'ora. Nel 1687 4 mila valdesi superstiti delle valli del Pellice, Chisone e Germanasca furono esiliati in Svizzera e Germania. Al fondo del locale campeggiano due grandi tabelloni che riproducono il percorso del «Glorioso Rimpatrio» del 1689 (quando Enrico Arnaud guidò 900 valdesi dal lago di Ginevra in Piemonte) e l'assedio della Balziglia, l'ultimo decisivo assedio delle truppe francopiemontesi a cui i 321 superstiti del rimpatrio riuscirono a sfuggire. Durante ìa Rivoluzione Francese ed il periodo napoleonico la minoranza valdese fu sostenuta da Paesi protestanti come l'Inghilterra ed i Paesi Bassi Nell'800 (periodo a cui si riferisce la LU sala) il valdismo acquista un forte carattere internazionale, carat¬ teristica che persiste tutt'ora: ci fa gli onori di casa (ed accompagna i gruppi nella visita del museo) Albert de Lange, giovane e simpatico storico olandese. Sua moglie, Susanne Labsch, è tedesca, ed è pastore valdese. La sala n. 4 illustra la vita valdese nel '900 e ai giorni nostri; da questa si accede ad un piccolo locale in cui è stato ricostruito l'interno dell'antico tempio di Villasecca, in Val Germanasca, con l'arredo del '700. Nello scantinato è stata sistemata la sezione etnografica, composta da cinque sale. Vi si possono ammirare la ricostruzione di un'ala di una delle «scuole Beckwith», una cucina e una camera da letto valligiana, una serie di attrezzi della vita agricola ed artigianale locale. Un discorso a parte meritano 1 vestiti maschili e femminili raccolti in numerose bacheche; tra questi ultimi spiccano le cuffie bianchissime, ornate di morbido tulle e di un lungo nastro di seta bianca, gli scialli di seta, in splendidi ricami a colori rosso, viola, turchino e cremisi 1 lunghi grembiuli neri, viola e turchini, anch'essi in seta. Il museo storico valdese si può visitare il giovedì e il sabato, dalle 16 alle 19, la domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 19. Per visitare in altri giorni telefonare allo 0121-932.179. Cario Grande

Persone citate: Archibugi, Beckwith, Charles Beckwith, Enrico Arnaud, Giosuè Gianavello, Pietro Valdo, Susanne Labsch