Nel castello di Rivara tutti i giovani di Franz di Angelo Dragone
Nel castello di Rivara tutti i giovani di Franz Nel castello di Rivara tutti i giovani di Franz SE avete un pomeriggio libero durante un weekend e siete curiosi di sapere che cosa è accaduto finora in questi Anni Ottanta fra i giovani artisti, percorrete i trentaquattro chilometri che separano Torino da Rivara per visitare «Equinozio d'autunno», la collettiva di fine estate che apre la nuova stagione di Franz Paludetto nella sede «decentrata» del Castello. Con pochissimo tempo a disposizione, il gallerista si è messo in contatto con artisti e gruppi di tutta Italia rap-, presentanti di vari indirizzi e tendenze estetiche; il progetto era di fare una radiografia «panoramica» di quanto sta succedendo. Gli autori — circa una settantina — hanno inviato da una a cinque opere recenti e ciascuno le ha installate negli spazi del Castello di Rivara. L'impatto è molto piacevole, anche grazie alla particolarità dello scenario in cui pezzi moderni si «scontrano» con strutture architettoniche antiche: l'edificio e le costruzioni attigue (legnaia, fienile, scuderia ecc.) sone state utilizzate come contenitori di opere. Ermanno Barovero, per esempio, ha scelto una parte del giardino interno per esporre le sue sculture in ferro e lamiera, rosse e dotate di aculei come piante carnivore, perfettamente integrate nell'ambiente. Un discorso analogo vale per Pier Luigi Meneghello, artista tra i più interessanti degli ultimi anni, che all'interno della legnaia e nello spazio adiacente presenta due quadri e due installazioni realizzate con fusti di piante ricoperti di terra e malta e tondini di ferro; mentre, sempre nella legnaia, Sergio Ragalzi ha inserito i suoi grandi spettri neri in lamiera, cartone e altri materiali. La sala più divertente? Quella dei «neofuturisti», tutta colorata, con le sirene rovesciate di Innocente, la «Città dorata» di Plumcake e gli omini da body building in perspex trasparente di Marco Lodola. La sala più macabra? Quella di Salvatore Astore, che comunque con le sue sculture in ferro saldato nero «Cranio» e l'.Anatomia vascolare» con vernice alla nitro su carte lucida si conferma autore di talento. Impossibile citare tutti gli artisti, anche perché nel labirintico Castello è facile smarrirsi perdendo il senso dell'orientamento e magari dimenticando di visitare qualche saletta. Sono parecchi i lavori che mi hanno colpito: da quello di Mauro Benetti all'installazione di Ida Travi e Ambrogio Beretta, dal «Paesaggio con nuvole» di Bruno Sacchetto alle sculture orizzontali in alluminio di Manlio Caropeso fino ai pezzi in compensato di Ferdi Giardini. Non manca una sorta di sala geometrica tutta in bianco e nero, quella dei romani Gianni Asdrubali, Gaetano Grillo e Antono Capacela Tuttavia le due visite al Castello di Rivara fatte da chi scrive non bastano per osservare con calma ogni singolo pezzo; e forse-per descrivere con buona approssimazione le diverse atmosfere di questa mostra collettiva sarebbe necessario un altro articolo. «Equinozio d'autunno», al Castello di Rivara fino al 20 ottobre, venerdì, sabato e domenica 15-19, gli altri giorni solo su appuntamento (tel. 0124 / 31122). Francia, Germania, Italia fanno ilpunto sull'arte nell'ex Arsenale di piazza Borgo Dora Ivo Franchi Umberto Cavenago «Contenitori ornitologici» fiche e mentali — con il molto di nuovo si ritrova l'avanguardia già approdata a volte nelle gallerie torinesi di Franz Paludetto e di Gianni Caruso, presente qui come pittore materico-néoespressionista, ma anche ai Dock e alla Promotrice (con l'assai meno pregnante Ge.Mi.To.): 1 ferri contestati dalle lignee strutture catramose di Ferdi Giardini come le forme vissute di Galleni; i legni totemici di Casciello o le crete di Volterò (che recano tra noi forme e colori della ricerca dell'.Officina di Scafati»; ed ancora l'intenso misticismo cromatico dell'iraniano Golba, con le anatomie vascolari e craniche di Astone e quelle della Di Biase venate da una sorta di erotismo esistenziale, sino alle chiare terre dei cotti di Carla Crosto portata a sottolineare, come ha scritto Francesco Poli — autore, con M. L. Syring, S. von Wiese e C. Rossignol, dei testi introduttivi in catalogo — «il senso concreto e fisico della terra». Angelo Dragone
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