Imbrogli e cialtronate di antiquari: ma è un romanzo

Imbrogli e cialtronate di antiquari: ma è un romanzo Imbrogli e cialtronate di antiquari: ma è un romanzo ROMA — La «famiglia dell'antiquario» abita qui a via de' Coronari, con botcegoni e bottegucce di tutto un po': finti trumeau 8 finti marmi, finti quadri e i soliti argenti che dovrebbero essere inglesi. Nel quartiere vivevano Praz, Palazzeschi e Penna; adesso nelle «hostarie» finte anche loro non s'incontra più nessuno: solo chitarre sfiancate, la notte, tra 1 mezzi litri di bianco acido dei Castelli. Elio Chinol, anglista rinomato, da anni abita qui in cima a un vecchio palazzo e fa adesso uscire da Longanesi (pagine 220, lire 18.000) una sua 'Pantofola di Nerone, (ricordate Goldoni? 'Pantalone: questa la par una pantofola vecchia. Arlecchino: questa l'era la pantofola di Neron»), secondo tempo della sua allegra Fiera del Falso. Il primo atto fu un anno fa con «Il caso Martini» (Laterza): vicenda altocomica di dieci anni — 1970-1980 — di giudi-, ziarie dispute su un lotto di sculture ritrovate ad Antlcoli; e vi si prefigurarono gli Orrori ed Errori più o meno degli stessi celebrati Accademici poi coinvolti dalla beffa del Modigliani falsi. Stavolta Chinol ci dà un romanzo picaresco che racconta una serie di disgrazie, imbrogli, cialtronate, pressapochismi e ingordigie di un manipolo di personaggi sfortunatissimi ma alla perenne ricerca del «colpo gobbo» in antiquariato. Teatro (come nel Germi di ■ Signori e Signore») è Treviso, dove è nato Chinol. Come attori compaiono a recitare un povero Tano venuto alle pene dell'arte dalla gavetta, 11 conte dalle bragheonte Tommaslni esperto veneziano, un monsignor Volpini di nome e di fatto, un professor Pedri- sione che ci si possa arricchire con una «scoperta»; che cioè si possano far soldi alla Borsa dell'Arte anche operando dal parco dei buoi, lavorando sui piccoli numeri. E' evidentemente uno sprovveduto goloso, predestinato, alla fame continua. Perché 1 soldi come sempre li fanno solamente i Signori. E i Signori hanno furbizie Infinite per far soldi. Tano, che persegue il suo piccolo traffico provinciale, dopo essere stato l'Arlecchino di professori ed esperti, crede di essersi fatto un po' d'occhio. E invece è bestia: come la sua vittima-tormentatore, l'industriale-colìeziomsta Gasparotto; che però ingoia sensa danno le sue piccole truffe (o bevute) e lo taglia poi fuori, freddamente, quando il gioco s'ingrossa davvero: quadri, o ville, aste, o perfino un allevamento di trote. Bisogna dire che Tano è un personaggio dopotutto simpatico, condannato al fallimento e alle corna dal ricordi ruzantiani di Chinol. Lotta e soccombe con tragicomica regolarità; e zappa come 1 suoi terrosi antenati, in cerca di un tesoro che non gU spetterà mai. SI affanna insomma contro un destino cosi misero da essere la sua sola grandezza. Ma gli altri? Ecco la «Venere del Qiorgione» dell'aguzzo monsignor Volpini, che al massimo sarà un Pietro Vecchia o anche meno. Ecco i Caravaggio fasulli; i trecentisti «ancora caldi». Ecco ritornare 1 Martini dissepolti da una cantina abruzzese e In realtà < cucinati, nella stufa di casa da un dilettante invidioso. Ecco le expertises a doppio senso (ali, pubblicarne una Antologia!) e doppio uso del facondo professore. E' una congregazione di avidi e bari, di ricchi e disonesti, di un microcosmo provinciale che è dopotutto uguale al Gran Giro: quello che il gran Bernardo Berenson definiva «una giungla e un Inferno». «/ quadri — mi dice Chinol —. oggi sono diventati una specie di certificati azionari, gettoni per giochi di alta finanza e speculazione. Che senso ha dire che un dipinto vate dieci, venti, cinquanta miliardi? Nessun rapporto con la realtà: della pittura e perfino del denaro. Sono dunque simboli di operazioni al rialzo: emblemi, occasione di una manovra sui prezzi». E difatti ecco qua, nel racconto, il povero Tano autodidatta impigliato nell'illu¬ gottl che ha molti caratteri di un famoso cattedratico padovano dall'expertise facile, l'altro esperto signor Boccadoro frodo e sosia di un noto caratterista cinematografico veneto, 11 restauratore e falsario decotto, l'industriale bue e collectioneur Oasparotto nonché 1 critici Santino Allocco, Mario Marpione, Ludovico Panzane, Gustavo Argano, Asdrubale Vedomale, Vittorino Orbettl, Ermenegildo Boccabuona, Ilario Accecato e Pierino Annuvolato. n futuro lettore capirà. Insomma, che il romanzo è una Commedia dell'Arte, una Allegoria tlepolesca. E

Luoghi citati: Antlcoli, Roma, Treviso