Un dormiglione opportunista

Un dormiglione opportunista Un dormiglione opportunista Anche le immagini arrivano dall'aldilà Scheletro sinuoso, slanciato, solidissimo. Struttura ossea composta da 233 pezzi ricoperti da 500 muscoli. Spina dorsale resa oltremodo flessibile da 48 vertebre. Coda nella quale si contano da 18 a 21 snodi. Le zampe anteriori con cinque unghie, a spina di rosa. Quattro nelle posteriori, tutte retrattili in morbidi cuscinetti di carne che formano le dita. Trenta denti, acuminati, che si serrano tra la morsa dette mascelle in una presa micidiale. Una trentina di sensibili -peli radar* tra il labbro superiore e il naso (le vibrisse, dette impropriamente baffi) e sui piedi arrotondati, che gli permettono di schivare gli ostacoli e di muoversi anche su foglie secche senza farle scricchiolare. Non è un mostro preistorico oda fantascienza. E' semplicemente il gatto, il più opportunista degli animali, che seimila anni fa ha deciso di abbandonare il suo stato selvaggio. Ma è diventato amico dell'uomo senza pagare pedaggi di servilismo e di sfruttamento ai quali si sono adattati gli altri animali. Da ramingo cacciatore di topi e di lucertole ha saputo trasformarsi in padrone di casa dove trova cibo, in •> ozioso rem di divani e di letti dove avverte comprensione. Misterioso, simpatico e imprevedibile, a qualsiasi razza appartenga è sempre uno spettacolo di armonie perfette tra forma e dimensione di un corpo che va dai 40 centimetri al mezzo metro, con un'aggiunta dei 30-35 centimetri della coda. Nasce dopo 63 giorni di gestazione e a differenza di tanti altri cuccioli è inetto, incapace di stare in piedi. Per giorni non apre gli occhi. La madre lo cura, lo pulisce e lo allatta e lui si adatta ad altri cibi solo al decimo mese, quando gli spuntano gli ultimi quattro denti. E' cacciatore per istinto, ma impara le tecniche dai genitori o da altri gatti. Se non è affamato si avventa su topi e uccelli solo per •mantenere l'allenamento* o per svago. E lo fa con grande cinismo: palleggia la preda, la libera, la fa correre, la scruta, la riacciuffa. Solo quando si stufa sferra la zampata mortale sfoderando gli artigli. Il piccolo felino che ha conservato il coraggio del leone, l'aggressività della pantera, la flessuosità del leopardo e l'astuzia della tigre, non ha mai messo queste sue doti al servizio diretto dell'uomo, Il gatto ha un udito eccezionale e riesce a captare rumori che l'uomo nemmeno percepisce. Gli occhi con palpebre protettive e pupille verticali possono fissare il sole e vedere nel buio. Immagini viste e rumori uditi vengono trasmessi al cervello che mette istantaneamente in preallarme e in tensione la massa muscolare. Ma sono ancora tanti gli strumenti sensibili che convogliano dati al cervello: i baffi, i peli leggermente ispidi del mento, quelli irti sopra gli occhi, e gli altri vellutati delle zampe. Le vibrisse sono sempre in azione e collaborano con il fiuto (che con il gusto è il senso meno sviluppato nel gatto) per il riconoscimento di un luogo, di un oggetto o di una persona. Se capita in un posto che non ha mai visto lo esplora tendendo in avanti i baffoni, come fa per qualsiasi cibo che gli viene offerto. Ma la grande meraviglia del gatto, oltre all'eccezionale senso dell'equilibrio è costituita dalle cadute sempre in piedi. Il fatto ha addirittura interessato gli studiosi della Nasa per i quali l'assenza di peso nello spazio costituiva un problema per mandare gli astronauti sulla Luna. Studiando le cadute dei gatti in film al rallentatore hanno scoperto che la coda ha le stesse funzioni della barra stabilizzatrice usata dagli equilibristi. Con essa riescono a bloccare i movimenti del corpo durante la caduta. Poi, con un •colpo di reni» ottengono l'assetto per atterrare sulle quattro zampe supermolleggiate. Amato e odiato, torturato e blandito, il pigro dormiglione opportunista è riuscito a mantenere la sua indipendenza, nella vita randagia come nei salotti. L'uomo non può pretendere molto da questo animaletto balzano che si lascia accarezzare solo quando gli garba o fa moine e fusa solo per trarne un utile. Ma in una case, la sua presenza silenziosa, discreta, fa sempre buona compagnia. L'annuncio in un congresso a Udine giungere dall'aldilà», modulino le frequenze radio a loro necessità per lasciare messaggi intelligenti di senso compiuto. In pratica, le sperimentazioni avvengono registrando trasmissioni radio, oppure lasciando un registratore in funzione in una stanza; riascoltando i nastri, i ricercatori sentono parole, intere frasi e. come è capitato più volte, anche canti, in molti casi è possibile raffrontare le «voci» con brani di registrazioni lasciati da persone poi defunte, constatando con apposite apparecchiature (oscillografi) che hanno lo stesso timbro e la stessa frequenza, fattori unici per ogni voce, come un' impronta digitale. Da quest'anno però, come detto, c'è di più: su indicazione delle stesse «voci» — ha annunciato Raffaella Gremese — si è riusciti ad ottenere un «contatto-video». *Il primo messaggio in proposito — ha spiegato — giunse nel 1980 quando una voce lasciò questa frase: "Ti do sei anni, una mattina tv immagini, novembre, prepara". Nel novembre scorso, infatti, le prime immagini sono puntalmente giunte». UDINE — Non soltanto «voci» ma ora anche immagini dall'aldilà: questo l'annuncio più interessante fatto ieri a Udine al nono convegno nazionale su «Logometafonia tra scienza e fede delle cose ultime», al quale partecipano più di 200 ricercatori di tutta Italia, che confrontano le loro esperienze sul cosiddetto «fenomeno delle voci >. Per la storia, il fenomeno fu notato durante esperimenti scientifici da Edison e poi da Marconi, ma fu lo svedese Fredrik Jurgenson che per primo azzardò una spiegazione. Circa 25 anni fa, Jurgenson lasciò in un bosco del suo paese un registratore -acceso, per incidere sul nastro il canto degli uccelli, ma quando andò ad ascoltare la bobina udì voci umane, cosa che doveva essere impossibile non essendoci state persone in quel luogo. Le sperimentazioni proseguirono e i risultati, sempre più chiari, portarono il ricercatore a concludere che doveva trattarsi di voci provenienti da una dimensione diversa da quella in cui viviamo. L'ipotesi più accreditata è che le voci «che potrebbero Vito Brasa

Persone citate: Fredrik Jurgenson, Marconi, Raffaella Gremese

Luoghi citati: Edison, Italia, Udine