«Gridavo resisti, non morire ma lui si stava spegnendo» di Lorenzo Del Boca

Polemiche e sospetti dopo la tragica conclusione della corsa podistica ad alta quota, «Chamonix-Courmayeur», intorno al Monte Bianco Polemiche e sospetti dopo la tragica conclusione della corsa podistica ad alta quota, «Chamonix-Courmayeur», intorno al Monte Bianco Adesso tutti accusano Saudan per la maratona della morte «Gridavo resisti, non morire ma hi si sfava spegnendo» La procura di Ao COURMAYEUR — L'hanno portato nell'obitorio del cimitero di Courmayeur. Poi la salma di Silvio Piumetti, 43 anni, tecnico Fiat, il maratonèta morto nella notte tra venerdì e sabato nel pressi del Col de la Selgne, a 2350 metri di quota, tornerà a Rivoli, nel suo ultimo viaggio. Ma il suo nome e la sua morte non spariranno dalla cronaca, il sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Aosta, dottor Luigi Schiavone, attende ora il rapporto della Guardia di finanza di Elitre ves: deciderà se esistono responsabilità degli organizzatori della «Maratona attorno al Monte Bianco» o se si tratta di un episodio accidentale. Schiavone, raggiunto per telefono, ha detto di non potersi ancora pronunciare: •Debbo sapere se si poteva fare affidamento sull'organizsatone della manifestazione — ha detto —, se vi sono state lacune, se l'evento poteva essere evitato: □ magistrato ha aggiunto che sono possibili anche provvedimenti con validità oltreconfine. Ciò significa che se l'iniziativa di Silvan Saudan, lo svizzero noto per le sue spericolate discese in sci, ha avuto gravi lacune, 11 campione elvetico potrebbe essere Inquisito. E di sbagli, a quanto sembra, ce ne sono stati molti. Mentre a Courmayeur si svolgono le ultime pratiche per la traslazione della salma, al piedi del Monte Bianco si accentuano le polemiche nel confronti di Saudan. Lo sciatore elvetico ha detto a Chamonix di aver voluto interrompere la maratona a Courmayeur quando ha appreso la notizia della morte di un concorrente, e che sarebbero stati proprio gli atleti italiani a voler continuare. Cosi, sabato mattina, dopo un minuto di raccoglimento in memoria dello scomparso, la massacrante prova è proseguita. I maratoneti hanno raggiunto Champex, in Svizzera, meta della seconda tappa, e Ieri, hanno ripreso la corsa per Chamonix dove c'era 11 traguardo. Alla fine, come se niente fosse, anche la classifica: ha vinto lo svizzero Werner Schweiezer, 48 anni, da Nion, nel Canton di Vaucì. che ha impiegato poco più di 15 ore per superare 150 chilometri. Ma la gara non conta più, contano la morte di Piumetti e le responsabilità di Saudan, mentre c'è chi denuncia la sua mancanza di buon gusto per non aver interrotto quella che ormai era diventata una follia. Il referto medico, stilato dal dottor Pietro Bassi di Courmayeur, dice che 11 decesso è stato causato da «sospetta paralisi cardiaca e sfinimento», la cosiddetta «morte bianca» che può ghermire anche 1 soggetti più forti se, dopo essere stati duramente provati dalla fatica, sono posti in proibitive condizioni climati- Aosta attende un rap Courmayeur. I parenti della vittche ed ambientali II tecnico Fiat non ha retto alla fatica nonostante 11 generoso sforzo compiuto da Alberto Olivero che lo ha sorretto per un tratto ed è poi sceso a dare l'allarme. Oli uomini del soccorso alpino della Guardia di finanza, di Courmayeur che, in collaborazione con le guide del Monte Bianco, hanno ef¬ Fra i protagonis apporto della Guardi ttima del Bianco, Silvio Piumettifettuato le ricerche e recuperato la salma del Piumetti, hanno operato tra molte difficoltà. .Siamo partiti nella tarda serata di venerdì — racconta il finanziere Remo Degioanni — tra neve, pioggia e vento impetuoso. La visibilità era nulla e sebbene abituati alla montagna abbiamo avvertito i rigori dell'inverno. Possiamo quin¬ ti dello scandalo del a di Finanza, poi' ap ti, sostano davanti all'obitorio di immaginare quali siano state le condizioni del Piumetti che vestiva pantaloncini azzurri corti, una maglietta bianca e guanti rossi: Due pattuglie con otto finanzieri hanno vagato alla cieca sulla montagna per otto ore consecutive e solo alle 8,15 di sabato è giunta la notizia del ritrovamento. Pierangelo Marroccu, un vino al metanolo aprirà l'inchiesta altro finanziere, ha spiegato che «il ritrovamento è stato puramente casuale, perché l'uomo aveva abbandonato il sentiero per una cinquantina di metri e la neve ne aveva quasi coperto il corpo. I pantaloncini azzurri ci hanno consentito il recupero. La neve che continuava a cadere lo avrebbe sepolto». Un risentito «j'accuse» nel confronti di Silvan Saudan è scaturito' unanime a Courmayeur, un «J'accuse» che ha avuto eco sia in Svizzera che a Chamonix. Ma c'è chi si schiera in difesa dell'organizzazione, soprattutto i francesi: «£' sbagliato dire che queste gare non si organizzano in autunno — replicano — in talune annate il bel tempo si protrae sino a fine ottobre: Una giustificazione, però, che non convince. •Silvan Saudan — rispondono all'Azienda di Soggiorno di Courmayeur — non ci ha chiesto appoggi organizzativi. Noi ci siamo semplicemente prestati a raccogliere iscrizioni che abbiamo poi trasmesso a Saudan: Giuseppe Lucca La lotta disperata di Alberto Olivero, geologo TORINO — «Ho dovuto abbandonare un amico in mezzo alla neve e sapevo che sarebbe morto. Ma non c'era alternativa se non quella di restare ucciso anch'io sul fianco di quella montagna: I ricordi non sono appannati, ma raccontarli non è facile: Alberto Olivero, geologo di mestiere, podista «estremo» per hobby, ha ancora negli occhi l'immagine di Silvio Piumetti accartocciato su se stesso, con una giacca a vento di carta sulle spalle, le gambe indurite e la lingua impastata dallo stress. Amavano la montagna entrambi: l'aria più fine, il sudore, e la fatica ristoratrice. Ma venerdì sera è scoccata l'ora più terribile: «Ho avuto paura. Tanta. Sentivo il cuore che mi sfondava la gola. Pensavo a lui. L'avevo lasciato indietro e mi rendevo conto che non c'erano speranze per soccorrerlo. Ma ero terrorizzato anche per me. Era buio, non vedevo la strada e dovevo cercarla a tastoni con le mani. Correvo e mi sentivo disperato. Ce la potevo fare? E i miei bambini? Lui era morto, niente da fare, lassù non poteva resistere più di dieci minuti: Era un'amicizia solida quella fra Alberto Olivero e Silvio Piumetti. Un'amicizia costruita nello sport, cementata dal sudore e, quindi, più autentica. «Ci eravamo conosciuti a una maratona — spiega Olivero —; ci siamo parlati e go di Torino, per salvare l' abbiamo cominciato a frequentarci. Andavamo d'accordo: avevamo lo stesso passo. Lui era tecnico alla Fiat. Qualche volta ci trovavamo di sera: una cena in famiglia. Ma era raro: noi ci incontravamo per andare a correre. Siamo stati dappertutto: Decine di maratone ogni anno, una prova dietro Tal- amico di tante gare tra per 11 piacere di correre: mal meno di 40 chilometri. ' Per il 1988 Silvio Piumetti parlava di andare persino a New York, alla grande maratona di Manhattan. Venerdì, invece, erano saliti in Val d'Aosta per un appuntamento programmato da tempo, 11 weekend di corsa Intorno al Monte Bianco. .Siamo partiti alle 8J0 — dice adesso Alberto Olivero —. L'orario iniziale era fissato per le sei e forse è stato il primo errore, perché ha significato rinunciare a due ore di luce. Non volevamo fare una corsa competitiva. Era più che altro l'occasione per una passeggiata. Non ci volevamo impegnare più di tanto. I 45 partecipanti si sono mossi insieme, ma il gruppo si è sgranato in fretta. Noi, forse, siamo rimasti ultimi». Gli organizzatori avevano promesso che ci sarebbero stati sei o sette rifornimenti di acqua e di sostanze energetiche sul percorso. In realtà i concorrenti hanno potuto rifocillarsi soltanto tre volte. Poi si sono accumulate le ore e la fatica. Un po' di neve a Bonome, una piccola tormenta da attraversare, il ritardo provocato da un palo di errori nel tragitto. Il dramma è scoppiato quando si è avvicinata la sera. Alle sei Piumetti e Olivero sono sotto il Col de la Selgne, fra i 2300 e i 2400 metri di quota. Freddo e stanchezza. «Lui non aveva più energia — ricorda Alberto —. Cadeva, parlava con fatica, diceva che voleva fermarsi. Ma dove? Non ci sono rifugi ed eravamo vestiti di niente: io in maglietta con le maniche corte e lui con un giubbino di carta. Correndo non si patisce freddo, ma se si rallenta il passo è la fine. Parlavamo in dialetto: "Cosa facciamo Silvio, fatti forza". Ma non aveva più energie: aveva speso tutto. In dieci minuti un uomo normale si è trasformato in un sacco vuoto. Il suo rendimento è precipitato. L'ho caricato sulle mie spalle». Venti minuti ad arrancare sul Col de la Seigne con la schiena piegata in due e il cuore a pezzi. .Lasciami qui» diceva Silvio. Ma Alberto tentava di resistere: «Poi ho capito che non ce la poteva fare». L'ha lasciato su quel sentiero mal tracciato e ha cominciato a correre sino al sentiero del rifugio Elisabetta. Li c'era la Range Rover degli' organizzatori e da quel momento sono partite le ricerche. I soccorritori, però, hanno trovato Silvio Piumetti soltanto il giorno dopo, quando erano già trascorse 14 ore, ma sarebbe stato comunque inutile. 11 medico ha fatto risalire la morte alle 20 del giorno prima, una quarto d'ora dopo che Alberto Olivero l'aveva lasciato seduto per terra. Lorenzo Del Boca