TORNA ARBUCKLE: FILM, RISATE, SCANDALO

TORNA ARBUCKLE: FILM, RISATE, SCANDALO TORNA ARBUCKLE: FILM, RISATE, SCANDALO elle torte in faccia DALL'INVIATO PORDENONE — Nel 1913 a Los Angeles il garzone d'un idraulico va per una riparazione nella casa di Mack Sennert, il regista delle comiche che ha inventato le Bathing Beauties e i Keystone Cops, le bellezze al bagno e lo squadrone di poliziotti che strappano applausi in mezza America e in mezza Europa. Sulle colline di aranci e di olivi, Hollywood ostenta la sua bellezza, pronta a venderla al mondo del cinema. Siamo a quattro passi dalla nascita d'un mito e anche a quattro passi dalla rivoluzione di Pancho Villa nel Messico. I! giovane idraulico, una palla di lardo che si muove con agilità insospettabile e si comporta con giovialità irrefrenabile, parla al regista di quando ha conosciuto Villa. Lavorava in una modesta compagnia di teatranti a El Paso nel Texas. Sulle sponde del Rio Grande, il fiume che separa il Messico dagli Stati Uniti, gli attori si giocano un pomeriggio pesanti scherzi dopo un pesante pranzo, lì grassone si esibisce nel numero preferito centrando con una torta in piena faccia chiunque lo provochi. Dall'altra parte del fiume, un generalissimo con i baffoni gli fa un cenno di sfida e il ragazzo non si tira indietro. Parte un casco di banane, l'uomo io devia con una mano. Si fermano a conversare e un giorno il fiero Pancho Villa riconoscerà su uno schermo il fatuo Roscoc Arbuckle detto Fatry, cioè Qccio. Nel frattempo il regista Scnnctt ha scritturato quello sgangheratissimo idraulico per tre dollari al giorno. Forse l'episodio non è vero poiché appartiene alla leggenda della star ma Roscoc Arbuckle detto Fatty intanto diventa il comico più benvoluto degli Stati Uniti. Lieve e sventato, non si preoccupa di apparire aedibile. Se deve centrare il bersaglio con la LA NUOVA O Roscoe «Fatty» Arbuckle classica torta alla panna, si avvale di una pasticceria intera; se deve mimare di essere travolto dal fascino d'una ragazza, immagina di esserne spazzato via come da un ciclone. Scivola e si rialza con la grazia d'un pupazzo, i bambini fanno follie per lui. I tre dollari al giorno diventano 5 mila la settimana e, nel settembre dei '21, in occasione del passaggio alla Paramount, un milione l'anno. Fatty trasferisce un'allegra compagnia al 12° piano d'un albergo di San Francisco e festeggia la firma con alcol e sesso, due merci proibite dalla legge e dal conformismo. Virginia Rappe, una splendida fotomodella bruna che ha cominciato la carriera del ci nema, muore al termine del festino per peritonite quando il grassone è già tornato ilare al lavoro a Los Angeles. Si vocifera in seguito d'un maldestro tentativo di aborto, di colpevoli disattenzioni dei medici. Di sicuro l'attrice soccombe in circostanze oscure, accompagnata da una fama che oscilla tra la com passione e il ribrezzo. Kenneth Anger, uno dei più ma¬ PERA DI NIGE ligni cantori delle miserie del mondo dello spettacolo, ha scritto in Hollywood Babilonia che Virginia non era nella realtà il tipo casp della ragazza con la cuffictta che aveva preso ad interpretare. Aveva attaccato le piattole a tutta la troupe, Mack Senneth non voleva più vederla. Il puritanesimo fece di Roscoe Arbuckle, colpevole di essere ricco sfrontato, la vittima designata. Ancora oggi ci sono persone che lo conoscono soltanto come quell'attore ciccione che uccise l'attrice violandola con una bottiglietta di Coca Gola (o con una bottiglia di champagne, l'importante è che sia di vetro tagliente). Tre aspri processi riabilitarono la credibilità del divo. Ma era un uomo finito: le risate, disse Buster Keaton, cessarono quando si seppe dell'accusa di omicidio. A Fatty, nel centenario della nascita e nel momento della pubblicazione presso Pironti Editore d'un libro di David Yallop che lo scagiona completamente, le Giornate del Cinema Muto di Pordenone hanno dedicato con un sorriso un'esauriente personale. I luoghi della comicità sono caratteristici, legati allo sviluppo del capitalismo e dell'urbanesimo. Fatty lavora in un garage c naruralmente viene schizzato dall'olio dei lubrificatori e inondato dalla pompa del lavaggio. Fa da garzone dell'ascensore e, in caso di panne dell'elettricità, si accorda con un contadino per la trazione mediarne un asino (c'è da dire che l'animale s'impennerà e ridurrà l'ascensore a una ghigliottina per la clientela?). Blocca il traffico con una scric di capriole sapienti che azzerano la boria di chi ha scattante il fisico e pesante il portafoglio. Impara da Scnnctt la legge dei contrasti che applica con certosina ripetitività: di fronte a un donnone ingioiellato, metti un marito tutto in nero. Non sempre le comi che, nel periodo migliore che L OSBORNE va dal 'l^ al '21, brillano per inventiva. Eppure, vedendole con calma nell'atmosfera filologica ma non musona di Pordenone, se n'è colta la lezione insostituibile. Per prima cosa il protagonista deve sempre contare su una spalla adatta a scaricare e rintuzzare gli effetti della vicenda brillante: Roscoe Arbuckle contava sull'impassibile perfezione di Buster Keaton. In una sequenza dove l'enorme Fatty si traveste da donna per ingannare l'esile Buster, la trasfusione degli effetti esilaranti risulta fantastico. Fatty muove civettuolo le manone, si strofina alle pareti quasi non osasse staccarsi da una visione ineffabile, manda dagli occhi chiari autentiche vampe di goffa sensualità. Buster ne viene soggiogato e lo imita, peggiorando la propria condizione di sudditanza psicologica accresciuta dal dileggio che monta in sala. Poi ammiriamo anche un vago surrealismo in certe pensate di Fatty, che dirigeva personalmente le comiche. Accusato di andate per le spicce nel corteggiamento d'una ragazza, risponde nella didascalia che deve risparmiare la pellicola. Per ultimo mandiamo a memoria una lezione sul lieto fine, che deve essere sì languido e sentimentale, ma sempre contraddetto da una buffonata, come una sorta di estrema minuscola farsa all'interno della farsa principale. Tuttavia dopo l'orgia di San Francisco dèi '21, non gli fu praticamente più possibile mettere a profitto il suo talento. Firmava sarcastico le poche sceneggiarure con lo pseudonimo di Will B. Good, cioè «Will be good», farò il bravo. Cè da credere che Buster Keaton pensasse a lui, morto trentanovenne, quando ribadì a chi si stupiva per il fatto che non avesse mai riso sullo schermo: «Perché, c'è da ridere?». Piero Perona