E se al Luna Park ci divertissimo di più?

E il Trap inventò la castità fatticci E il Trap inventò la castità fatticci E se al Luna Park ci divertissimo di più? Invece di entusiasmare, questo calcio fa gara senza allacciarsi agli altri risultati Solo Zenga non fa il filosofo contemplativo remmo personale del campionato del Torino, ma specialmente la decadenza dell'Inter, che evidentemente, per il tramite dei suoi tifosi, non si sente in gioco per le cose grandi. Pescato il gol del pareggio, 1 nerazzurri in campo e sulle gradinate sono parsi sin troppo contenti: da poveri, cioè. Questo mancato legame fra 1 vari campi è, deve essere il segno di un interesse in decadenza. Vero che ieri a Torino sono mancati annunci sensazionali da altri stadi, ma l'idea era quella di una partita, pur teoricamente importante, svincolata dalle altre; e delle altre partite svincolate da quella; e di un calcio troppo mosaicato; e anche di un campionato casuale, che vuol dire disordinato, non artistico (sennò si direbbe casual). Giornata propizia a meditazioni, dunque, proprio per cercare di combattere lo scollamento, trovare almeno 11 pigmento del disagio. Vedendo l'Inter di ieri, ad esemplo, c'era da chiedersi che tipo di lavoro sta facendo, o non sta facendo, Trapattoni o chi per esso (parliamo anche di parte atletica vera e propria). Serena e Altobelll non saltano, Passarella non avanza mai, Matteoli non ha posizione, Scifo non è. Vedendo il Torino, si ammirano un po' tutti, meno magnanimi di di GIAN PAOLO ORMEZZANO glioramento della manovra, il tecnico interista gli accolla una mansione di orchestratore (si fa sempre per dire) arretrato, molto arretrato, che il ragazzo interpreta al modo degli attori del teatro giapponese del .No., là dove il massimo gesto consentito è l'impercettibile movimento d'una palpebra o il furtivo piegamento d'un mignolo. Era comprensibile che di fronte a questo avversario, il Torino avvampasse e crepitasse. Crippa, un elemento che agli occhi di Trapattoni deve aver assunto i connotati di un demoniaco vessillifero dell'eresia calcistica, causava da solo irreparabili scompigli nell'estatico centrocampo nerazzurro. Solo Zenga, del tutto estraneo alla filosofia contemplativa dell'Inter, si opponeva alle avanzate granata con straordinari interventi. Sino a quando dal piede di Ferri, ingiustamente ritenuto refrattario a qualsivoglia genere di prodezza balistica, non è esploso un tiro di fattura e di potenza sbalorditive. Dimenticando i contenuti strategici della partita e interrompeno le meditazioni sul comportamento astenico di Serena e Altobelli, il pubblico s'è abbandonato all'onda dei paragoni. Chi altri avrebbe potuto cimentarsi in quella strepitosa bordata? Forse il grandissimo Castigllano. Forse l'indimenticato Romeo Menti. E perché no Qabetto? Nel folto della curva Maratona qualcuno ha creduto di sentire persino il nome di Mazzola. Basta, non esageriamo. Lanciato dalla fionda d'un perfido destino, schizzava dalla porta Lorieri verso il miraggio d'un aereo pallone. Che uscita! Confusa, annichilita dal farfallesco intervento, la retroguardia del Torino non poteva che arrendersi alla replica del regista da sovrapposizione Matteoli. Il quale, tradita la promessa di castità, finalmente consumava. di GIANNI RANIERI TORINO — rorino-Jnter è stata una partita colma di fatti altamente significativi. Cominciamo col prendere in considerazione la squadra ospite e l'illustre tecnico che la guida. Giovanni Trapattoni è riuscito nella non facile impresa di abolire dalla sua formazione quel fastidioso processo pedatorio che va sotto il nome di gioco. Già. maestro riconosciuto del difensivismo ad oltranza, egli è in grado oggi di attingere alle supreme vette dell'astinenza. Spieghiamoci rapidamente: Trapattoni ha inventato una sorta di castità tattica che trasforma l'Inter in un complesso al riparo da tutte quelle tentazioni che di solito accompagnano t calciatori nell'espressione domenicale del loro mestiere. I nerazzurri non generano. Se esistesse una Sacra Rota del football, l'unione tra l'Inter e il gioco verrebbe senza dubbio annullata per manifesta incapacità coeundl da parte della prima. Tra le file dei milanesi agisce (si fa per dire) Ittalo-belga Sei/o. E' questi un elemento di estrema finezza tecnica, di per sé votato a rarefatte apparizioni e quindi adattissimo ad uniformarsi al dettato trapattoniano. La supposizione che Scifo sia stato acquistato (prezzo sette miliardi) per produrre, decade non appena ci si avvede che II giovane talento viene scrupolosamente posto nella condizione ideale per non offrire nulla di quanto la generosa tifoseria s'attende da un simile celebrato campione. Al fine di abrogare le intenzioni registiche di Scifo, Trapattoni gli accoppia Matteoli, ottenendo in tal modo una sovrapposizione di tipo obliterante. Ma, nel timore che, pur così conciato, lo Scifo possa egualmente, e magari per puro caso, contribuire allo snellimento e al mi¬ TORINO — Dalla partita di ieri fra Torino e Inter possono dipartirsi considerazioni di carattere abbastanza generale per un po' tutto il calcio. Si assiste ad un match e si esaminano le reazioni della folla, che è di prima categoria, di fronte non solo alla partita, ma al campionato. Una delle reazioni primarie è parsa l'indifferenza: a Torino ieri sono stati seguiti al massimo 1 risultati parziali della Juventus, e soltanto per il primo gol del Verona ai bianconeri (giubilo, eccetera). Cerano molti tifosi Interisti, facevano bene gruppo, ma non hanno «partecipato» via radio a nessun altro match. Vero che le squadre scudettose, a parte la Juventus, vincevano tutte, ma vero anche che quelli dell'Inter sembravano al seguito di una provinciale in cerca del pareggio al Comunale, niente più. Le due tifoserie per di più erano state penosamente sincrone, all'inizio (ma ha cominciato quella granata, va detto), nel profanare con urla 11 minuto di silenzio per Gino Palumbo. Dall'Indifferenza di cui abbiamo detto si può argomentare il senso particolare, di¬ riflettere: ed è un - Così, il giorno c guaio - Ieri a Torino il pubblico si è limitato a seguire la he una partita deluderà, la gente non tornerà allo stadio lombi dei nerazzurri, ma si pensa a Dossena «11 in mezzo» e un po' si sospira. Aspettando notizie del Napoli, ci si trova in pieno Carnevale, e dopo una lunga quaresima, il contrario del calendario. In tribuna-stampa Ieri qualcuno faceva notare che ormai la Juventus fuori casa non vince da un anno: scattavano le nostalgie bianconere per Trapattoni mentre all'Inter scattavano forse quelle per Marchesi e soprattutto per Radice. Mal come ieri forse il campionato ci è parso da pensare più che da vedere. Ma se cosi fosse regolarmente sarebbe la fine del football da palpeggio diretto, cioè da Incassi. Ieri ci si è pure scoperti a indagare se l'allenatore conta o no, con tutte quelle decisive casualità dappertutto. Già, perché si assiste poi allo sciorinio delle documentazioni televisive e si scopre che davvero quasi ogni partita poteva andare esattamente al contrario di come è andata, bastava «che», era sufficiente «11», ha deciso tutto «la». Si può pensare che Verona-Juventus è una lunghissima confusa partita, ormai, cominciata con le sfide fra le due squadre in Coppa dei Campioni, nella stagione 1985-86. Bagnoli, ascoltato ieri alla radio, in effetti «Ole bravo Careca» AVELLINO — Giovanni Agnelli per la prima volta al . Par te n io» per Avellino-Napoli. « Uno spettacolo eccezionale — ha confidato al presidente dei senatori democristiani, Nicola Mancino —. Questo pubblico, queste montagne mi piacciono. Ci tornerò: Arrivato in elicottero da Capri un quarto d'ora prima della gara, l'Avvocato si è seduto in tribuna d'onore vicino a Ciriaco De Mita, Vincenzo Scotti, Nicola Mancino, Giuseppe Gargani. Quasi un summit della de nazionale, con il napoletano Scotti in minoranza nel derby parlato. A qualche tifoso che gli aveva chiesto perché fosse venuto ad Avellino, Agnelli ha risposto sorrtdento: .Quando la Juve comincerà a vincere, non andrò più in giro per gli altri stadi: n presidente della Fiat ha lasciato il . Parte nio» mentre la Juve stava perdendo per 2-1. Un occhio al tabellone luminoso e uno speranzoso «non è finita: Gli è piaciuto Careca. L'ha confidato a Gargani. «Ha stile — ha detto — voglio rivederlo: In tribuna l'Avvocato è stato accolto da un applauso. Molte le strette di mano: tifosi Juventini infiltrati nel derby campano, gente comune e giovani vip. Agnelli ha riservato un affettuoso saluto a Giuseppe De Mita, il diciottenne figlio del segretario della de tifoso della Juve. n senatore Mancino gli ha chiesto un gludi,zio sull'Avellino. 'Una squadra vivace, battagliera. Non si arrenderà facilmente al Napoli «Fin troppo generosa. ha aggiunto Mancino. Quasi un presagio, il gol del Napoli è arrivato quando l'Avvocato, che era accompagnato da Luca Montezemolo. era già diretto verso l'elicottero. sembrava sempre riferirsi alla Juventus che lo feri nella duplice sfida di Coppa, e soprattutto a Torino, a porte chiuse e secondo Bagnoli (e altri) ad arbitraggio chiuso per i suol. Per qualcuno questo calcio misterioso è bellissimo. Noi consigliamo un gettone per entrare nel palazzo incantato, in qualche Luna Park, costa meno e forse diverte di più. E quando si parla di calcio scientifico, di pedine fondamentali, di geometrie sacre, viene in mente che ieri due squadre in dieci, Roma e Pescara, ne hanno battute due in undici, Pisa e Cesena, e ricorrendo non al contropiede, il che sarebbe normale, ma all'assalto di massa. Guida la classifica una squadra, la Roma, la cui campagna acquisti è stata contestata violentemente dai tifosi ed anche da tanti giornalisti esperti, E scendendo in B si scopre che le squadre sulla carta più forti, secondo i calcoli degli esperti, sono quasi tutte in crisi. Ma torniamo a Torino: ieri la gente si è divertita per la partita in sé. senza quasi allacciarsi ad altri risultati, e questo in un certo senso è grave. Perché quando la partita sarà brutta (accadrà, e presto), la gente si scoccerà e la volta dopo non tornerà allo stadio.