Volevano uccidere il giudice di Giuseppe Zaccaria

Volevano uccidere 81 giudice Volevano uccidere 81 giudice Un'autobomba venne fatta esplodere a Trapani lungo la strada che il magistrato seguiva per recarsi in tribunale - Nello scoppiò morirono una donna e due suoi figlioletti - Gli imputati sono venti, tutti esponenti della mafia, «specializzati» nel traffico di droga - Un mese dopo l'attentato scoperta una grande raffineria d'eroina CALTANISSETTA — Quella mattina il giudice Carlo Palermo aveva fretta: alla caserma In cui alloggiava da un mese e mezzo, la .132. blindata era arrivata con ritardo, cera ancora da attraversare tutta Trapani, il traffico era Intenso. Fu per questo che il piccolo corteo cominciò a muoversi a velocita particolarmente sostenuta. Alla strettola che costeggia il mare la .132. arrivò forte: dietro la polizia a sirena spiegata, davanti solo una Volkswagen che andava tranquilla. Rosario Maggio, autista del tribunale, sorpassò da destra. Carlo Palermo deve la vita a quell'Infrazione. Se la blindata fosse passata dall'altra parte, l'autobomba che proprio in quell'attimo qualcuno fece esplodere con un radiocomando avrebbe fatto a pezzi il giudice e la scorta. Invece la Volkswagen funzionò da schermo: a finire dissolti, annullati dall'onda d'urto, furono la donna che la guidava. Barbara Rizzo. 31 anni e 1 suoi gemelli di sei anni, Salvatore e Giuseppe Asta. Le membra di uno dei piccoli furono trovate centocinquanta metri più in là, stampate contro 11 muro di una villetta. Era il 2 aprile dell'85 e quell'attentato, la strage di Pizzolungo. seminò orrore in un Paese che pure alla feroce arroganza della mafia aveva fatto l'abitudine. Ma dell'orrore, della tensione di quei momenti nel clima che a distanza di tre anni si respira a Caltanissetta — la città in cui oggi si apre il processo contro i presunti autori dell'agguato — non è rimasta traccia. Carlo Palermo non indaga più su mafia, droga, armi: adesso è a Roma, al ministero, e in Sicilia tornerà solo per costituirsi parte civile. Verso i movimenti della ■■piovra», nonostante nuovi allarmanti sussulti, l'attenzione pare congelata; in attesa che un altro, sterminato, processo si concluda. ' ~ ~^*53S^^ • r.' .' . -~Trapani. L'attentalo per ucPerfino l'apparato giudiziario sembra apprestarsi a celebrare l suoi riti in un'atmosfera dimessa. Nella città che ha sviluppato le più grandi inchieste di mafia degli ultimi anni adesso mancano i giudici, i procedimenti si arenano, gli avvocati minacciano scioperi ad oltranza. Dopo aver protestato inutilmente per mesi, aver mandato delegazioni a Roma, aver ricevuto solo promesse, i legali di Caltanissetta hanno indetto proprio per questa mattina un'assemblea generale. Un modo come un altro per richiamare l'attenzione su un tribunale di frontiera: il processo dunque, appena aperto, sarà con ogni probabilità rinviato. Anche la corte d'assise sembra d'accordo: nell'aula che si sta finendo di approntare in fretta e furia i sistemi di sicurezza non sono ancora a punto. Oli imputati sono venti, tutti rappresentanti di quella mafia emergente che a Trapani aveva- già sterminato la ~^.<*5tM3S^^ uccidere il giudice Palermo; morì cosca dei Rimi: otto devono rispondere della strage, sette di aver organizzato uno dei più grossi traffici di eroina scoperti in Sicilia. L'attentato contro Carlo Palermo, è scritto nell'ordinanza di rinvio a giudizio, nacque proprio dal timore che il giudice scoprisse le nuove attività del ■ Sparatoria a Napoli due feriti NAPOLI — Due persone sono rimaste ferite in una sparatoria avvenuta al rione Case nuove, vicino all'ospedale Loreto Mare, a Napoli. I feriti sono Mario Di Napoli, 56 anni, e Giuseppe Testa, 33 anni. Il primo, colpito da un proiettile alla gamba destra, è stato giudicato guaribile in venti giorni e successivamente dimesso; è stato invece ricoverato^ Testa ferito a un piede. Alla prima traccia si riuscì a risalire attravèrso l'auto usata dai due per allontanarsi da PizzolungOi una «Fiat Uno» cui erano stati cambiati da poco il bloccasterzo e un deflettore. A comperare quei pezzi era stato il carrozziere Gioacchino Calabro, di Castellammare del Golfo. La scoperta della «raffineria» fece il resto. Adesso col carrozziere sono accusati di concorso nella strage Filippo Melodia, Vincenzo Cusimano, Antonino Palmer!, Gaspare Crociata, Mariano Asaro, Pietro Montai to, Vincenzo Milazzo. E' quest'ultimo il personaggiochiave: trentuno anni figlio del «boss» Giuseppe, ucciso sei anni fa in Toscana, ufficialmente enologo ad Alcamo, Milazzo è secondo i giudici il capo della «cosca» che con l'appoggio dei corleonesi aveva conquistato Trapani, scalzando definitivamente i Rimi. Per questo Vincenzo Milazzo condivide con l'altro gruppo d'imputati (Giuseppe Ferro. Antonino, Nicolò e Vincenzo Melodia, Sebastiano Vaccaro, Pietro Montalbano) le accuse legate all'attività di un laboratorio -che era il più grande scoperto in Europa, e dove potrebbero essere stati prodotti 1400 chili di eroina: Un altro gruppetto di persone deve rispondere solo di favoreggiamento o falsa testimonianza. C'è anche un'altra parte civile: è Nunzio Asta, 39 anni, l'artigiano che perse la moglie e i due gemelli, ed anche la sua figura contribuisce a dare il segno di quanto il clima sia cambiato. Gli è rimasta solo una figlia, una ragazzina, che adesso ha 13 anni, lui dice di non poter dimenticare ma quattro mesi dopo la tragedia si è risposato, e adesso non sembra nutrire molta fiducia: «Sono un po' pessimista, mi domando su quali basi questo processo sia stato impostato, temo che tutto possa crollare rì una madre con i due gemelli o e ei a aè no oel gruppo. Soprattutto, quella enorme «raffineria, di droga che ad Alcamo sarebbe stata scoperta un mese dopo l'attentato. Già a Trento il giudice «aveva ricostruito con estrema certezza l'imponente traffico di morfina base che, proveniente dalla Turchia e dal Medio Oriente, interessava soprattutto l laboratori clandestini siciliani allestiti per la trasformazione del prodotto grezzo-. Fra i giudici di Trapani, chi aveva tentato di penetrare in questo torbido intreccio fra criminalità, banche e logge segrete era stato ucciso, come Giacomo Ciaccio Montalto, o corrotto, come Antonino Costa. Con Carlo Palermo l'unica strada era quella di un'eliminazione feroce ed .esemplare.. L'attentato fu preparato nei dettagli: la «Golf» da imbottire di esplosivo rubata qualche giorno prima, un sofisticato radiocomando, due uomini piazzati sul tetto di una casa a controllare, col binocolo,''gli spostamenti- del giudice e della sua scorta. Giuseppe Zaccaria