Sempre più affogati in un mare di gaffe

CE' IL BOOM DEI DIZIONARI (200 MILA COPIE L'ANNO) MA L'ITALIANO PEGGIORA CE' IL BOOM DEI DIZIONARI (200 MILA COPIE L'ANNO) MA L'ITALIANO PEGGIORA Sempre più affogati in un mare di gaffe MILANO — «Dipplni. e • fimmini», chi sono costoro? ruminava fra sé il lettore del Manifesto leggendo mercoledì scorso un articolo di prima pagina. Sono gli aderenti a democrazia proletaria e alla Fim-Cisl, dippini e fimmini, il risultato di uno dei tanti e imprevedibili contorcimenti liguistici che, nati misteriosamente in officina o in piazza, per strada, in corteo, al funerale o al mercato, finiscono con l'affermarsi, si insinuano subdolamente nel parlare comune e, dopo essere diventati termini abituali, danno la scalata al trampolino più importante: i mass-media. Eccoli sui giornali, nel linguaggio dell'intellettuale •in» e sul settimanale patinato, eccoli improvvisamente presenti nella lezione del professore, nelle risposte dell'uomo politico che conta e nell'intervista in televisione, il successo è rapida a volte irresistibile: chi oserà contrastare il gran coro? Le parole nuove avanzano, si sposano alle mode, sono il tessuto di un linguaggio che si fa specchio di una società e di un momento storico. H venditore ambulante è diventato •operatore mercantile su spazi e aree pubbliche*, 11 barelliere «agente sociosanitario*, la perpetua è chiamata •coadiutrice di sacrestia*, e il comune di Bastano (Milano) che qualche tempo fa aveva bisogno del becchino, ha bandito un concorso per un 'Operatore ecologico seppellitore*. L'italiano cambia in fretta e spiazza gli studiosi. Basta il radar del dizionario a mantenere la rotta? L'evoluzione è veloce, le correnti burrascose, impetuosi 1 venti. Per affrontare 11 nuovo la nave deve avere apparecchiature robuste e strumenti di avanguardia. Ce la farà? In questi tempi di «linguaggio agitato», tre editori hanno accettato la sfida. Il Grande dizionario Garzanti della lingua italiana è da pochi giorni in libreria: campagna pubblicitaria martellante, un investimento di oltre un miliardo e mezzo di lire per una tiratura iniziale di 100 mila copie. □ Nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, pubblicato da Le Monnler in collaborazione con Selezione dal Beader's Digest, due volumi, è stato presentato qualche giorno fa a Firenze con un massiccio schieramento di linguisti e esperti. E del Nuovo Zingarelli, notissimo, l'editore Zanichelli sta preparando una nuova revisione. Una campagna d'autunno a colpi di miliardi: il mercato scolastico è un terreno di caccia Inesauribile, una torta da 200 mila copie l'anno solo per i dizionari d'italiano. Non c'è famiglia che non abbia le sue «2000 pagine, 200 mila voci, 6 mila neologismi, 50 mila etimologie*: 11 dizionario è bene in vista sugli scaffali di ogni libreria, maestoso, rilegato, traboccante di significati, sinonimi, modi di dire. Un libro da consultare o un soprammobile? Una guida indispensabile per affrontare l'insidioso sentiero del linguaggio o piuttosto un volume usato principalmente per alzare lo sgabello quando si tenta di raggiungere un mobile fuori mano? Un nuovo passatempo si è affermato in quest'ultimo periodo: l'hobby della gaffe. Matita e taccuino in tasca, le orecchie ben dritte: c'è chi gira per piazze e mercati, stazioni e supermarket alla ricerca dell'italiano approssimativo: svarioni, grossolanità, stupidaggini colossali. Al mercato, il fruttivendolo osserva sconsolato l'aumento dei prezzi: *Non mi raccapezzalo più*. La signora invece, appena scesa dal pullman confessa all'amica: •Davanti allo stadio c'era Topor: «A proposito del giuna grande spiegazione di forze di polizia*. C'è quello che racconta con aria afflitta le disgrazie del fratello: •Oli hanno imputato una mano*, e quello che vuole agire: «Devo rattappezzare questo strappo*. C'è il saggio: «7n ogni matrimonio, per perfetto che sia, c'è sempre una laguna*. H malato: •Ho avuto dei terribili coiti di vomito*. Lo studioso: «La comete è un meteorisma che attraversa velocissimo l'atmosfera*. E c'è quello che vuol far quadrare i conti: •Queste spex sono esagitate*. B linguaggio è un percorso apparentemente agevole, che senza bussola può diventare ripido e Irto di trappole. Senza difesa si cade, senza prudenza si affoga. E' fiume. Alla sorgente l'acqua è pulita, ma durante il percorso detriti, affluenti e scorie la trasformano: raccoglie impurità e sostanze chimiche, si colora, si ingrossa, cambia. Cosi il linguaggio. Assimila tinte e sfumature dai dialetti, pesca nuovi vocaboli dalla scienza e dalla tecnologia, riflette il cambiamento dei costumi, dei modi pensare e di vivere, usa vestiti di taglia diversa a seconda dei luoghi che frequenta: c'è un linguaggio per la pubblicità e uno per lo sport, un lessico per la critica letteraria, l'economia, la filosofia, la politica, c'è perfino un lessico della malavita. Alla fiera delle parole inciampare è facile: troppe le trappole, vertiginosa la girandola delle invenzioni. Al luna-park dell'italiano, dove l'irrompere di nuovi vocaboli scompagina le regole e la febbre del «parlato» in continua evoluzione sfiora i limiti della schizofrenia, l'incertezza è legge e il capitombolo un pericolo mortale. La gaffe è In agguato: quando colpisce lascia il segno. Una piccola casa editrice di Vicenza pubblicò qualche anno fa un libricino irresistibile. Arcipelago Gulasch, un'antologia di spropositi ricavati dal discorsi degli uomini politici: consiglieri comunali, assessori, presidenti di municipalizzate, errori immortalati sui verbali la provincia che gareggia col Palazzo anche nel ridicolo. •Lascio a voi sbrogliare questa patata bollente*. «A chi dice che il programma culturale è scadente, ribatto che non conosco questa scadenza*. Cè chi non conosce i proverbi: 'Questa i la scintilla che fa traboccare il vaso*, chi non ha dimestichezza con l'aritmetica: 'Sono state votate entrambe le quattro delibere., o fa strane promesse: 'Invariato rimane il prezzo del biglietto che viene raddoppiato*. usto impiego dei libri» (china e colore del 1978, particolare) l'italiano orecchiato, subito, male masticato e per nulla digerito nel quale si rispecchia, ancora, una larga fetta di paese reale. Frasi fatte, superficialità pigrizia mentale, gli strafalcioni che diventano luogo comune e dilagano. Nonostante il boom del dizionari, è ancora la diseducazione linguistica a dare le martellate più vigorose. •Ricevo numerose lettere di gente che deplora il pessimo uso della lingua italiana», confessa Tristano Bolelli, professore di Glottologia alla Normale di Pisa e autore, sulla Stampa, d'una celebre rubrica linguistica: •Spesso esagera, ma il più delle volte ha ragione: la televisione non dà buoni esempi, anche il linguaggio dei giornali ha i suoi acciacchi. Quando sento un annunciatore della tv che parlando di Pontederà mette l'accento sulla prima "e", Pon tederà^ anziché sulla seconda, mi vien da ridere: è professionalità questa? Nessuno nello studio televisivo si accorge della gaffe? Certo il linguaggio cambia: negli ultimi trentanni l'italiano è diventato un fenomeno di massa imponendosi anche là dove dominava il dialetto. Ciò ha portato a un'assimilazione tormentata, a difficoltà, a un processo che, col tempo, ha finito per volgersi al peggio. Ma questo precipitare non ha avuto alcun paracadute: la scuola non ha risposto e i mass media non hanno certo prodotto un buon italiano*. Il linguaggio è come un Una denuncia: 'L'assessore è stato colto in fragranza di reato*; un'ammonizione: • Bisogna smontare questa visione centralinistica della Regione.. La premessa a un discorso: .Sarò dattilografico- ; una conclusione: -Ciò consentirà di riaffilare il tono/o che si era aperto*. C'è perfino una commemorazione: -La morte lo ha colto da vivo.. Ma ci sono anche errori meno evidenti e proprio per questo più pericolosi. Errori che il più delle volte passano inosservati e a forza di essere ripetuti finiscono di diventare abitudine. Come evitarli? Luciano Satta, che da tempo cura sul Giornale nuovo una rubrica, .Matita rossa e blu sugli scrittori., ha la risposta pronta: •Dobbiamo usare bene e con calma il dizionario, non c'è altra strada. Prendiamo per esempio l'aggettivo reticente: è una parola terribile che ormai viene scambiata con estrema disinvoltura dai più con riluttante. Reticente è chi non vuol parlare, riluttante chi non vuole agire: eppure sempre più spesso sentiamo dire o leggiamo sui giornali che il tale era reticente a fare questa o quella cosa. E' un errore, una corbelleria bella e buono. E la stessa cosa accade con comminare. Ormai è diventato luogo comune usare comminare nel senso di infliggere: il giudice commina una pena. Sbagliato. Chi commina è il codice, nel senso che minaccia una pena. Il giudice non commina: il giudice infligge. Ecco un altro errore ormai codificato e legalizzato, esempio lampante della mancata consultazione del dizionario*. Meglio non fidarsi: c'è sempre il rischio della brutta figura. Come quel signore che nel bel mezzo di un discorso disse: 'Sono scivolato su una buccia di sapone*. Mauro Anselmo

Persone citate: Giacomo Devoto, Gian Carlo Oli, Luciano Satta, Mauro Anselmo, Topor, Tristano Bolelli, Zanichelli

Luoghi citati: Firenze, Milano, Vicenza