Anouilh e il suo re

TRA ROSA E NERO, IRONIA E SUCCESSO TRA ROSA E NERO, IRONIA E SUCCESSO e il suore *0n ne compie plus que sur lui», non si conti più che su di lui. Quante volte nelle corrispondenze francesi si è letto questa sorta di appello, o speranza che fosse, nei confronti di Jean Anouilh e della stagione teatrale? Se il suo testo funzionava, allora si metteva in moto l'intera macchina del divertimento. Se non funzionava, mancavano gloria e successo per rutti. In un momento di crisi ricorrente, con un panorama frastagliato e le certezze in pezzi, oggi desta persino stupore una tale cieca confidenza nel. grosso nome. Eppure Jean Anouilh, sopravvissuto a se stesso e morto all'età di settantasette anni, per una generazione e non per quella soltanto ha funzionato da faro e da richiamo. Difficile che un giovane degli Anni Ottanta, abituato a sorbire il consumismo di classe in televisione, si orienti in questa congerie di dati eccezionali ed esaltanti: Anouilh salvatote della patria teatrale, Anouilh che viene tradotto istantaneamente in Europa e talora in America, Anouilh che si permette di guardare con un sorriso di degnazione ai Samuel Beckett e agli Eugcnc Ionesco che davvero praticano una piccola rivoluzione nel campo della prosa... E se fosse semplicemente uno scrittore finto che tornava comodo per mere esigenze gastronomiche? Per sua fortuna Anouilh aveva un'intuito formidabile' che lo portava a non perdere mai tempo nel posto sbagliato. La facoltà di legge, un'agenzia pubblicitaria, soprattutto le odiatissime redazioni dei giornali non l'hanno incantato nemmeno per un minuto. Si agitava, provocava qualcuno, tornava a immergersi nell'aria pura degli Anm Trenta in Francia. Dove inaspettatamente si fermò a (ungo, cioè per due stagioni, che secondo un conteggio normale in tali circostanze equivalgono a un'eternità, nella compagnia di Louis Jouvct. Accanto a Jouvet, attore senza pari per il suo tempo, l'esperienza fu chiara e proficua. Dicono che i due si odiassero in silenzio, Anouilh sopportava con calma le figuracce. Quando Jouvct diceva al segretario di sedersi dietro a una scrivania senza fiatare, ecco che dalla scrivanìa uscivano risme di carta segnate con i capoversi tipici delle commedie. Il giovane scriveva (all'ombra del suo patron e contro il suo patron) un testo che non mirava ceno a resuscitare la purezza del teatro secondo gl'intendimenti del maestro. n * Anouilh era assetato di successo, bruciava le tappe dell'apprendistato. Cedette i diritti de L'hermine (L'ermellino) a Pierre Fresnay e al Théàrre de l'Oeuvre. Una scelta giusta che concludeva con una serie di esauriti un apptendistato singolare. Quanto eventualmente Jouvet gli avesse suggerito, appariva stravolto con intenzioni commerciali. Gò non di meno nell'opera prima comparivano i personaggi delicati e onesti, sopratrutto femminili, che nei testi successivi avrebbero cozzato contro una società ottusa e svagata. Questa capacità di battersi contro i luoghi comuni del mondo che lo circondava fu scambiata per una capacità d'innovare la prosa in se stessi Si facevano per l'autore meno che trentenne i nomi di Marivaux e Musset, di Giraudoux e di Claudel. In realtà non erano che le tracce di buone letture, i riflessi di un temperamento che s'appropria di ogni cosa all'intorno. La controprova, senza la minima ipocrisia da parte sua, è nell'altro trionfo dell'anteguerra: // ballo dei ladri, sarcastico elenco dei luoghi comuni della ribalta. Cominciava dunque a delinearsi la convenzionale suddivisione delle sue produzioni in commedie rosa e commedie nere. Per Anouilh, che si manifestava quale pessimista, la linea di suddivisione non spiccava mai cosi nettx Un sentore di dramma aleggia nelle commedie e un senso di allegria ravviva i drammi. M > Richard Burton e Peter OT Precocemente destinato al boulevard, questo autore garbato invento una forma ardita di contestazione in piena guerra. I teatri continuavano a funzionare sotto la sitcna degli allarmi, la gente vi s'inventava un'altra realtà al di là di quella quotidiana. Le donne arrivavano in platea a gambe nude con una striarura di lapis sul retro del polpaccio a simulare la riga di calze che non esistevano con il razionamento e la povertà; gli uomini ne approfittavano per commerciare salumi (e anche libri proibiti dagli occupanti nazisti) di gran carriera perché i rrasporri pubblici sospendevano presto le loro corse. Sono i momenti mirabilmente descritti da Francois Truffaut nel film L'ultimo mètro con Gerard Depardicu e Catherine Deneuve. Jean Anouilh- intuiva come esistesse una greve forma di conformismo nella comunità teatrale, la quale riproduceva in piccolo la comunità sociale. Con la riscrittura del mito dell'Antigone dove la fanciulla otterrebbe la libertà e la vita ooJe in «Becker e il suo re» se dicesse un vi» al tiranno ùeonte, l'autore dà una scossa alle pigre abitudini del boulevard che inclina al collaborazionismo. Il dopoguerra inventa per un certo tempo Anouilh quale personaggio dell'esistcnzia-, lismo. L'amicizia con Sartre legittima l'equivoco e un dramma del 'J4 (// viaggiatore senza bagaglio dove il bagaglio è la memoria) viene riscoperto in questa luce. * * Nulla di decisivo. Jean Anouilh entra invece nel repertorio corrente e, nella sua stessa generazione, si riprendono i primi titoli, da La selvaggia a Leocadia, da Romeo et Jtanno ite a L'invito al castello. Uno sguardo al nome degli attori preferiti indica l'ecletticità del temperamento e della tecnica; sembrava impossibile che scrivesse ora per Brasscur ora per De Funès. Un biglietto staccato nei cinema dove davano film con le sue sceneggiature (l'edificante Mansieur Vincent, l'ardita Caroline Chérie) completava la bella confusione. Forse Anouilh è stato il primo ad avvertire la contraddizione che lo animava. Ne / pesci rossi — siamo ormai negli Anni Settanta — il protagonista Antoine ricorda con gioia quando da bambino faceva la pipi nella vasca dei pesci rossi. Antoine è Anouilh che guarda un mondo pieno di ingiustizie ma non crede di riuscire ad attenuarle, perciò si ritira in buon ordine, magari con un ultimo sberleffo. Colomba, Il valzer dei toreador, L'allodola, Orni/le fanno il giro dei palcoscenici perbene. Certo Molière era più grande e Vitrac più maligno, ma Anouilh si accontenta di metterli in scena come regista, una volta il Tartufo e una volta Victor o i bambini al potere. A poco a poco si attenua l'amore-odio tra l'autore e il teatro. Nomi nuovi vengono fuori anche dalla provincia, anche dalla colonia. Inaspettatamente è il cinema, con la riduzione dell'ultima sua commedia importante, Bechi e il suo re, che gli rida una fama stavolta indiscutibilmente a livello mondiale. Anouilry racconta con piglio sicuro la storia d'un idealista, quale forse personalmente avrebbe voluto essere. Thomas Becker è l'amico del Re Enrico II — vino, sesso, caccia — che l'ha promosso cancelliere d'Inghilterra. L'incarico grazia Becker che dimentica bagordi e mediocrità. Non esiterà a mettersi contro il re quando sarà nominato arcivescovo di Canterbury. E' ora soltanto un uomo di Dio, che i volgarissimi fedeli della Corona assassinano perché pericoloso. Enrico s'inginocchia sulla sua tomba e lo proclama santo. Nella riduzione con accenti scespiriani di Peter Glcnville, il «re» Peter OToolc e il «prelato» Richard Burton giganteggiavano. Anouilh fingeva di disinteressarsene mentre a ogni anteprima in prosa continuava a invitare monsicur Henri Anouilh suo omonimo per compensarlo delle telefonate che subiva da valanghe di seccatori. Un tocco pirandelliano nella vita d'un autore felice senza complessità. Pi Piero Perona

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