La Cina è un esercito l'uomo è la sua anima di Stefano Reggiani

La Cina è un esercito l'uomo è la sua anima Cinema Giovani: «La grande parata» di Kaige La Cina è un esercito l'uomo è la sua anima Film molto atteso, giocato sul contrasto enfasi-bellezza TORINO — Basta che l'esercito cinese si metta in marcia e arriverà a Parigi, dategli solo il tempo di fare il percorso a piedi; era la Iesi di un vecchio film comico francese. Perché s'immaginava l'esercito cinese inarrestabile per il numero, ma sciamannato quanto al resto. Adesso Da Yuebing, La grande parata, di Chen Kaige, presentato a Cinema Giovani, atteso con particolare curiosità, ci dà la versione cinese d'autore: l'esercito e tutta la Cina, compatta ordinala trionfale, ma dentro, nei ranghi serrati, ci sono le storie dei piccoli uomini, e sono queste che contano. Che geniale furbo questo Kaige, grande manovratore di immagini, anche se la sua furbizia non gli ha impedito guai con la censura che ha ritardato il visto di un anno. Kaige si fece conoscere nel 1984 ai festival, con Terra gialla, come una. specie di Antonioni cinese, ha 34 anni, è figlio d'arte, da ragazzo ha interrotto gli studi, costretto dalla Rivoluzione culturale a lavorare in una piantagione di caucciù. Con La grande parata cerca di spiazzare i suoi estimatori, soprattutto i suoi censori. Centinaia di soldati partecipano volontari a un duro campo d'addestramento per prepararsi alla grande parata del 1° ottobre '84, che si terrà sulla piazza Tien An Men a Pechino. Un anno di esercitazioni per pochi minuti di sfilata, ma è qui che si vede il carattere di una comunità, e insieme la forza degli individui. Il sottufficiale malato, la recluta sempliciotta, il veterano infelice vivono i loro casi tra la moltitudine in divisa, essenziali ma in ombra. Le parata risulterà eccezionale, una trionfale geometria militaresca raramente vista al cinema, almeno in anni recenti: nel contrasto tra enfasi-bellezza della sfilata e debolezza-bellezza degli individui si gioca il talento di Kaige, forse troppo «formalista» per non insospettire i censori. Se già là traduzione del titolo non evocasse il vecchio film di Vidor sulla grande guerra, gli amanti dei contrasti facili potrebbero citare per opposizione il Kubrick di Full Melai Jacket: qui i soldati educati a uccidere comunque, in Kaige uniti per sopravvivere. (Ma Kaige non è l'anti-Kubrick, non è quel discorso che gli interessa, altrimenti dovrebbe ammettere che gli eserciti servo¬ no sempre alla stessa cosa). L'altro film in concorso della stessa giornata, il giapponese Kimi wa hadashi no kami o mila ka. Hai visto il dio scalzo?, di Kiin Soo-Jil! è un'opera di debutto, quasi un esame di diploma. Soo Jìli è stato allievo di un regista famoso, Imamura, che lo ha scelto tra duemila studenti per dirigere questo film, ritratto drammatico di un'adolescenza finita male, due ragazzi divisi da una coetanea, per di più cattolica. Confuso e aspro, per altri versi lezioso, il film non e riuscito bene a Kim Soo-Jill; ma è curioso il modo con cui è visto il cattolicesimo della ragazza, come una misteriosa eccentricità. Al culmine della storia uno dei protagonisti per rabbia fa a pezzi la statua della Madonna. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Cina, Parigi, Pechino, Torino, Vidor