Vietnam, una cronaca che colpisce al cuore di Ugo Buzzolan

Vietnam, clie colpi €F&na€a al cuore Su Raitre lo sconvolgente documentario di Emilio Sanna Vietnam, clie colpi €F&na€a al cuore La trasmissione, che mira ad un'indagine socio-politica, è ricca d'immagini ma avara di parole La lamentela generale è che In tv si chiacchieri troppo. E' vero, curiosamente la tv, pur possedendo l'immagine, insegue la radio sul terreno della parola. Ma a volte — eccezionalmente — si da il caso in cui ci si deve rammaricare che si sia parlato troppo poco. Com'è accaduto nella trasmissione, per altro di prim'ordine, Vietnam, coltello nella piaga di Emilio Sanna, l'altra sera su Raitre. Trasmissione che ha preso spunto da un'aggressiva «attualità cinematografica» per mirare ad un'analisi sociopolitico-storica. Perché il cinema si Interessa cosi tanto del Vietnam a più di dieci anni dalla fine della guerra? Perché due film di Coppola, Apocalypse Noto e Giardini di pietra, e Platoon di Oliver Stone che ha avuto un impatto travolgente sulle nuove generazioni, e adesso Full Metal Jacket di Kubrick che ha un'irresistibile carica polemica e una cadenza — che •colpisce al cuore» — di metafora amara e crudele? E perché negli Stati Uniti sono stati girati sul Vietnam altri film e serial? E' solo sfruttamento a fini di spettacolo sensazionale (sospetto avanzato da più parti), o c'è qualcosa di molto più importante e lacerante? E come reagiscono gli americani? E' qui che la trasmissione è stata un po' In difetto, al punto che c'era da chiederai: ci sarà una seconda puntata? Furio Colombo aveva appena accennato a riflessioni di carattere generale, pareva solo l'Introduzione ad un discorso più sostanzioso, e già il commento era concluso; doveva essere presente In studio. Oliver Stone nella sua duplice Identità di ex combattente e regista di Platoon, ma non si è visto. E gli interrogativi di cui sopra sono rimasti in pratica senza risposta. In compenso 11 programma documentaristico è stato splendido: nessuna ricerca di effetti, e invece una costante rievocazione •ragionata». Sono state adoperate sequenze di antichi cinegiornali; è stato usato il materiale tv passato nelle news delle majors americane, la cosiddetta «guerra In diretta», o più cinicamente «guerra portata in salotto e In famiglia»; e si sono visti brani di un grande reportage francese sconosciuto in Italia, firmato da Henri de Tu renne. Ne è venuto fuori un racconto allucinante, e tanto più allucinante in quanto era — e non sembri una contraddizione — «cronaca ordinata»: una cronaca che partiva dal dopoguerra, dal ritiro dei francesi e dal primissimo intervento america¬ no con istruttori di militari che sostituivano quelli francesi nell'addestramento di truppe del Sud contro 1 comunisti del Nord. La ricostruzione è stata Incentrata soprattutto sul meccanismo del progressivo, irreversibile coinvolgimento degli Stati Uniti nella «mortale trappola» del Vietnam: le spericolate dichiarazioni di Johnson ('Non abbiamo forse sempre vinto?»), l'escalation con Kennedy, l'Invio di mezzo milione di soldati, l'angoscia della sconfitta e i bombardamenti indiscriminati con Nixon, e Infine l'abbandono precipitoso e Inglorioso. Una pagina di storia che a riconsiderarla, documentata, leva sempre 11 fiato. E un altro versante — certo voluto dalla trasmissione — è stato sconvolgente: i fatti e 1 personaggi colti nella spietata realta corrispondevano esattamente a quelli del film; queir horror bellico, quel villaggi distrutti, quei vietnamiti massacrati, quei volti di giovani marines americani — addestrati come killer, dice Kubrick — duri, stanchi, smarriti... Una proposta: perché, replicando questo Coltello nella piaga, Raitre non dedica un'intera serata all'Inquietante rapporto cinetelevisione-immagine-Vletnam? Ugo Buzzolan

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Vietnam