«Il vostro Paese non è più neutrale» di Enrico Singer

«Il vostro Paese non è più neutrale» «Il vostro Paese non è più neutrale» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — il ritiro delle navi italiane inviate nel Mare di Oman e «auspicabile», come afferma il portavoce parigino dell'Unione patriottica kurda, o è una condizione irrinunciabile che pesa sulla sorte di Giacomo Commetti, Giuseppe Carrara e Roberto Dlotallevi, come ha detto un rappresentante dell' Upk a Londra? Ieri sulle richieste del movimento che ha rapito 1 tre tecnici italiani si sono intrecciate voci diverse. Soprattutto toni diversi che fanno pensare a divisioni interne, a una frattura tra -falchi* e «colombe» che complicherebbe l'avvio di trattative che si presentano già molto difficili. Ma almeno Ahmed Bamarni, da Parigi, conferma quanto aveva detto nell'intervista concessa martedì al nostro giornale. Anche se, In parte, anche lui usa un vocabolario più duro. Per Bamarnl le «condizioni preliminari» — perché di questo oggi si può parlare dal momento che un vero negoziato non è ancora In corso — sono tre. il ritiro della flotta, la sospensione -delle forniture militari che il nostro Paese accorderebbe all'Iraq e un «aiuto umanitario» alla popolazione del. Kurdistan. —Ma per lei, allora, il ritiro delle navi che si trovano nel Mare di Oman è la prima delle condizioni? «La presenza di una vera e propria Armada nelle acque del Golfo, non svio delle navi italiane, raf/orea il regime di Saddam Hussein. E quindi è una minaccia anche per noi, per la nostra lotta di liberazione nel Kurdistan iracheno. Ami, IVpk è concinto che l'Iraq ha provocato l'in¬ tervento americano e degli altri Paesi occidentali. I primi attacchi contro le navi, mercantili sono stati compiuti dagli aerei di Baghdad e i missili sparati per errore contro la fregata Starle della Us Navy sono stati un incidente preordinato: — In questo caso, quando U portavoce dell'Upk a Londra, Omar De Babe, sostiene che U ritiro delle navi italiane è una condizione Irrinunciabile, ha ragione? •Io ho parlato ieri mattina con la direzione unificata dell'Upk e sono stato designato come l'unico portavoce del nostro movimento in Europa per questa vicenda. Posso dire una sola cosa: il ritiro delle navi italiane per noi è auspicabile. Nel conflitto tra Iran e Iraq, l'Italia, fino a poco tempo fa, ha avuto una posizione chiara, equidistante. Adesso ha cam¬ biato atteggiamento. Ripeto: il ritiro delle navi, per noi, e auspicabile. E non ci sono fratture nellVpk. — Lei dice di avere parlato ieri con 1 responsabili del movimento. Qua! è, adesso, la situazione del tre ostaggi Italiani? «I tre italiani stanno bene. Noi non li consideriamo ostaggi, non abbiamo nulla contro di loro: gli offriamo il massimo della protezione. Certo, sono con una nostra unità nella zona liberata del Kurdistan. Questo significa che per loro il maggiore pericolo viene dall'esercito iracheno. Rischiano quello che rischia il nostro capo Jalal Talebani: non siamo noi i responsabili dei bombardamenti iracheni: — Ma dove si trovano? C'è chi dice che sono in un villaggio vicino alla citta di Sulemaynleh, chi afferma che sono In marcia per una valla inaccessibile.- •Adesso sono a 70 km da Kirfcufc, in una delle basi del nostro quartier generale. E vi assicuro che è una base ben protetta. Se sarà il caso saranno, trasferiti altrove. Lei parla di marce, di vani inaccessibili: tutta quella zona è aspra e la vita dei partigiani è difficile: — Può prevedere quanto durerà ancora la loro detenzione? 'Questo dipende soltanto dagli sviluppi delle trattative. Ci sono anche tre tecnici filippini con loro e noi vogliamo arrivare a una soluzione umanitaria: — Ma soltanto se l'Italia accetterà le vostre tre condizioni? •Ho già detto che quelle che ho riferito sono le nostre richieste preliminari. Enrico Singer

Persone citate: Ahmed Bamarni, Giuseppe Carrara, Jalal Talebani, Omar De Babe, Roberto Dlotallevi, Saddam Hussein