DALL'UOMO DI CRO-MAGNON ALL'ETÀ

verne DALL'UOMO DI CRO-MAGNON ALL'ETÀ verne Le loro origini sarebbero antichissime - Sarebbero giunti sui Pirenei addirittura 15 mila anni fa, comunque molto prima delle culture neolitiche - Le differenze genetiche rispetto agli altri europei - La più alta frequenza di geni Rh-negativi del mondo - Jl mistero della lingua - Scienziati di tutto il mondo a convegno VTTORIA — Ci ricordiamo dei Baschi quando terroristi dell'Età sparano alle forte armate spagnole o fanno esplodere una bomba in un posto di polizia. L'Età (in basco, acronimo di 'Paese Basco e Libertà*) è il braccio armato dell'indipendentismo, la frangia nazionalistica estrema. Qui l'orgoglio nazionale è sempre stato forte ed è senza dubbio uno dei fattori che hanno mantenuto la lingua basca. Naturalmente, non tutti i Baschi sono indipendentisti, ma nella gran maggioranza — anche se non parlano piti la lingua — si oppongono al governo centrale e chiedono un'autonomia ben più sostanziosa di quella all'acqua di rose finora concessa dalla Spagna, il terrorismo è difficile da sradicare, perché ha l'appoggio di buona parte della popolazione, n Paese basco è molto cattolico, ed anche il clero simpatizza con i nazionalisti, il governo spagnolo ha fatto alcune concessioni e probabilmente dovrà farne di più se vorrà neutralizzare l'appoggio del popolo ai nazionalisti; tra i segni di una volontà ài compromesso è l'introduzióne dell'insegnamento del basco nelle scuole accanto a quello dello spagnolo; e la creazione di una radiotelevisione basca. La capitale della regione (il Paese Basco o Euskadi) è Viteria, una cittadina in gran parte moderna sorta intorno alla collina su cui sorge la vecchia città. Quest'ultima è naturalmente la parte più interessante e vivace, con belle case anticìie, spesso ricche di miradores — balconi aggettanti e completamente chiusi da vetri —, belle piazze, lunghe vie che sono budelli stretti, talora tortuot animatissime specialmer.*di notte. Mi ha portato a Viteria il II Congresso. Mondiale Bar sco, organizzato dal governo reaionaje, can.abbondanza a]i sezioni 'diverse, distribuite sull'arco di molti mesi. La nostra settimana è dedicata all'Antropologia e la inaugura Felipe Barandiaran, sacerdote novantottenne e padre dell'archeologia basca, ancora molto attivo nell'etnografia della sua gente. Fu allievo dell'abate Breuil, celebre archeologo francese responsabile delle più belle scoperte nel Sud-ovest della Francia, fra cui la famosa grotta di Lascaux chiamata -la cappella Sistina della preistoria: Lascaux è ricca di splendide pitture parietali: cervi, bisonti, renne, cavalli, buoi dell'epoca, oltre ad alcune figure umane. Gli artisti di Lascaux vengono collegati al famoso uomo di Cro-Magnon, i cui resti furono trovati in una grotta della regione, e vivevano circa quindicimila anni fa. Barandiaran scoperse vicino alla costa cantabrica (la costa settentrionale della Spagna) la grotta di Altamira, oggi famosa quasi quanto Lascaux, e dipinta più o meno nella stessa epoca. Sia Lascaux che Altamira sono state chiuse al pubblico da. quando si è notato che < l'aniàHàe carbonica espirata ■ dai visitatori n^tre,. microorganismi che crescono'sulle pareti dipinte. Ma di ambedue queste ormai celebri grotte esistono oggi riproduzioni fedeli in scala naturale. Tempo fa ho visto, a distanza di pochi giorni, la grotta di Altamira originale e la sua copia, nel museo archeologico di Madrid, e ho avuto difficoltà a percepire una differenza. La costa cantabrica è in realtà piena di grotte affrescate. Abbiamo potuto visitare, a poca distanza da Vitoria, la grotta di Santlma- mine, aperta al pubblico su appuntamento, e quella di Ekain, per la quale occorre un permesso speciale. In questa seconda grotta mi ha particolarmente colpito, per la squisita fattura, un pannello di roccia su cui son dipinti sei cavalli bellissimi, in parte disegnati in nero, in parte policromi, di qualità artistica paragonabile alle migliori figurazioni di Lascaux. Il lavoro della nostra sezione era concentrato sulle origini dei Baschi, un mistero genetico-linguistico dei più avvincenti. Tutti gli specialisti sono praticamente d'accordo nel ritenere che i Baiseli occupassero, questa re-. oipne,. anzi. una, ancor più 'ampia (corrispondente al Sud-ovest della Francia ed al Nord-Est della Spagna, estendendosi forse all'intera catena pirenaica e non solo alla parte occidentale che oggi occupano), in un periodo molto antico, che potrebbe essere persino quello in cui si dipingevano le caverne. Quel periodo è comunque anteriore all'arrivo delle culture neolitiche che a pcr'ire da novemila anni fa hanno trasformato l'Europa, portandovi l'economia agricola iniziata in Medio Oriente: la coltivazione dei cereali e l'allevamento degli animali domestici. Dato che i Baschi erano probabilmente in sltu prima dell'arrivo dei neolitici, non stupisce troppo se mostrano alcune differenze genetiche rispetto agli altri Europei. Essi hanno, ad esempio, la più alta frequenza di geni Rh-negativi nel mondo. L'Rh-negatività è presente soprattutto in Europa, nei popoli asiatici occidentali, e, pur se molto meno elevata, in Africa; è rara o completamente assente in Asia orientale e nelle popolazioni aborigene che ne derivano, gli Indiani d'America e gli Australiani. Ma mentre nel resto d'Europa si arriva al massimo al 40% di Rh-negatività, tra i Baschi ve ne è fino al 55%. La differenza può sembrare modesta, ma è a cavallo di uno spartiacque evolutivo importante caratteristico dei geni Rh: se il tipo Rh-negativo si trova in meno del 50% dei geni, esso tenderà a sparire nel corso dei millenni, mentre se è più del 50% sparirà il tipo Rhpositivo, il 50% è quindi un punto instabile dell'evoluzione. Un modo di spiegare quanto si osserva oggi è che gli antenati dei Baschi fossero tutti negativi e le ondate giunte dal Medio Oriente e dall'Asia fossero positive; la mescolanza avrebbe prodotto i valori intermedi. L'Rh è soltanto uno dei geni che contribuisono a dare ai Baschi una posizione speciale fra i popoli europei. Sul piano linguistico poi, i Baschi sono ancor più interessanti; la loro lingua infatti non somiglia a nessun altra, e in particolare non fa parte della famiglia linguistica più comune in Europa, quella indoeuropea. Le genti che parlano lingue indoeuropee sono arrivate dopo. Comincia però oggi a farsi strada l'opinione che il basco abbia qualche carattere in comune con lìngue (non indoeuropee) che si parlano nel Caucaso. La separazione deve essere in ogni caso antichissima perché le somiglianze sono estremamente limitate, tanto che non sono molti i linguisti disposti ad accettare le parentele proposte. Ecco comunque profilarsi la possibilità di pensare ad una lingua protoeuropea, forse protoeurasiatica, molto diversa dalle successive che si sono ad essa sovrapposte attraverso i millenni. La persistenza della lingua basca, pur se certamente in forma molto diversa dall'originale per gli innumerevoli cambiamenti che tutte le lingue subiscono nel tempo, è una manifestazione di quella capacità.. fy,,;f^?rpòzi<mé: culturale dèi cui può discen-, dere anche il nazionalismo; è chiaro che fra conservazione della lingua ed orgoglio nazionale devono esistere importanti rapporti. Oggi vi sono da due a tre milioni di persone in Ispagna che parlano la lingua basca; in Francia ve ne sono molto meno, forse venticinquemila, ma la distribuzione geografica dei toponimi non lascia dubbi sul fatto che anche nel Sud-Ovest della Francia lingua e cultura basche dovevano avere in passato una diffusione molto maggiore. La Francia ha esercitato da secoli una fortissima pressione per diffondere e rendere esclusivo l'uso del francese. Coi baschi ha trovato sempre un osso duro, e non solo su questioni linguistiche. Un particolare poco noto di un episodio molto famoso ne è una conferma. La stona moderna ha mostrato che non furono i Saraceni a sconfiggere la retroguardia di Carlo Magno, ritiratosi in Francia dopo sette anni di guerra in Spagna, ma i Baschi che tesero un'imboscata in CMàj&ddf;f'fr;ai%altri, Ro-.. landò, il più famoso paladino di Francia e il più-caro a Re , Carlo. Naturalmente, i poeti epici che celebrarono per secoli la morte di Rolando — ribattezzato Orlando in Italia — non potevano attribuire a umili pastori baschi la disfatta francese; cosi anche sui carretti siciliani i nemici di Orlando sono rappresentati come Mori, splendidamente armati e piumati. Luca Cavalli-Sforza Vitoria. Manifesti in basco: si fa strada l'ipotesi che la lingua abbia caratteri comuni con le parlate del Caucaso (G. Neri)

Persone citate: Altamira, Felipe Barandiaran, Luca Cavalli-sforza, Mori, Saraceni