Laudrup e Rush da ieri si ignorano

Laudrup e Rush da Seri si ignorano Uun contro l'altro i due juventini domarti a Copenaghen in Danimarca-Galles Laudrup e Rush da Seri si ignorano Pur viaggiando sullo stesso aereo (rimo in business, l'altro in classe turistica) non si sono parlati - Insieme a loro anche Elkjaer: «Sto vivendo il miglior perìodo di forma, posso vincere la classifica dei cannonieri» DAL NOSTRO INVIATO COPENAGHEN — Ian Rush scherzava, voleva solo dire che una cosa è la Juve, un'altra l'Europa, che nel calcio non ci sono amici da rispettare ma solo squadre da battere. E invece è proprio capitato che lui ha viaggiato in coda e Laudrup in testa, sull'aereo che ha portato i due bianconeri da Milano a Copenaghen. Laudrup aveva il biglietto di business, Rush quello di classe turistica. «Noi del Galles siamo poveretti*, ha rìso Ian agitando la carta d'imbarco prima della partenza. Poi ha salutato la bella compagnia e si è seduto in un angolo, da solo, timido o scontroso non abbiamo capito, ed ha iniziato la sua lunga vigilia di partita decisiva con i «nemici» danesi. C'era anche Elkjaer, insieme a Laudrup, e il veronese che è un compagnone ci ha chiesto se Rush sia sempre cosi. Un fatto è certo, in ogni caso: Ian Rush ha mantenuto la promessa. Ha detto riferendosi a Laudrup, che stava venti file più avanti e beveva champagne: «Siamo fratelli nella Juve ma nemici in Europa, non ci vedo niente di strano. Mi è già capitato in passato, ai tempi del Liverpool. Io che sono gallese ho dovuto spesso incontrare i miei compagni di squadra che giocavano nell'Irlanda del Nord e nella Scozia. Per questo preferisco stare solo, anche se siamo sullo stesso aereo*. Tentava di spiegare il concetto in italiano, e qui sta la novità. *E' difficile, ma devo fare tutti gli sforzi possibiii perché mi capiscano, in campo e fuori. Domenica ad esempio ho avuto qualche problema, contro la Roma, ma direi che la colpa è del campo. Io sto bene e la squadra mi sta aiutando: cresciamo tutti insieme e se abbiamo battuto i giallorossi non vedo perché non dovremmo raggiungere il Napoli*. E Michelino Laudrup ha fatto eco: «Alfa Roma dove¬ vamo fare tre gol, questa è stata la differenza dei valori in campo: abbiamo vinto e pure convinto, se sfruttiamo come si deve le fasce siamo capaci di qualsiasi impresa. La Juve è rientrata nel giro, e il bello deve ancora venire*. Ian Rush e Michel Laudrup. ieri, si sono a stento salutati. Hanno posato insieme per una foto all'arrivo a Copenaghen, esigenze di stampa, un attimo e via, però non si sono stretti la mano, non si sono fatti reciproci auguri, si sono insomma comportati secondo quel che sentivano e non secondo quel che dovevano apparire. Due nemici, tre se ci mettiamo anche Elkjaer che si è permesso una sola battuta. •Ah, sei arrivato: speravo che ti fossi fatto male alla schiena*, ha detto ghignando, e siamo convinti scherzasse solo a metà. Come quando ha aperto un giornale e letto il titolo che lo definiva il più grande a San Siro. 'Belle parole. E poi mi piacciono perché sono vere*. Ironici e sottili i danesi, abili a conversare, uomini di mondo e avventura. Schivo Invece il gallese, introverso e timido, timoroso quasi di farsi vedere a scherzare, oggi, con gli avversari di domani. Due concezioni di vita a confronto, come potrebbe essere uguale 11 loro calcio? • Quello II deve ancora imparare com'è l'Italia*, ha detto Elkjaer di Rush. Ma non c'era accusa nelle sue parole, ne scetticismo, solo un pizzico di malcelato orgo¬ glio da parte di chi, come lui, Preben, guarda tutti dall'alto dei suoi gol. Cinque in campionato, otto nelle utili sette partite, e sappiamo bene quanto potere diano i gol in Italia, potere di fare e di dire. «Sto vivendo il miglior periodo di forma dopo il Mundial e potrebbe essere l'anno buono per il titolo di cannoniere. Nell'ordine temo: Voeller, "quello lì", Careca, Altobelli e Virdis. Ma se la forma mia e del Verona continuano, giuro che me li mangio tutti*. Un po' spaccone ma simpatico. Preben Elkjaer. Si è toccato la coscia destra e ha detto: *Mi fa male, e se il dolore continua giuro che torno a casa*. Era serissimo. «£ se hanno qualcosa da obiettare, non gioco mai più nella nazionale danese: troppe grane*. Si riferiva all'infiltrazione al piede in occasione dell'amichevole contro la Germania Ovest, tre settimane fa. Quelli del Verona hanno protestato, Elkjaer è dalla parte del Verona. *Il medico della Danimarca, dott. Rasmussen, ha fatto una stupidaggine. E anche Piontek non è da meno. Ogni volta che viene in Italia parla più di quanto dovrebbe. I giudizi di gioco vanno bene, lui è il commissario tecnico, ma dovrebbe evitare commenti di diversa natura. L'ultima volta, ad esempio, disse che io andavo bene anche per l'Arena. Non so cosa volesse intendere, e proprio per questo doveva starsene zitto e buono*. Carlo Coscia