L'anima argentina ferita inquieti fantasmi italiani di Stefano Reggiani

L'anima argentina ferita inquieti fantasmi italiani Conclusi ieri gli Incontri cinematografici di Sorrento L'anima argentina ferita inquieti fantasmi italiani Delusioni dalla De Sica, in cui spiccano «Luci lontane» di Chiesa e «Singolo» di Martinotti DAL NOSTRO INVIATO SORRENTO — Si sono chiusi ieri gli Incontri cinematografici dedicati all'Argentina. Ai grandi temi del passato recente (la dittatura militare, l'esilio dei rifugiati politici, i desaparecidos) e alle sfide del presente fragilmente democratico i registi argentini hanno risposto con la loro naturale tendenza al racconto metaforico, ma anche con la puntuale rievocazione degli orrori, come nel film di chiusura (gli studenti sequestrati e torturati de La noche de los lapices). Ve ne abbiamo riferito. Ci perdoneranno gli argentini, se parleremo, quasi tirando le somme, degli italiani? In questi giorni, mentre loro si aprivano l'anima e ci mostravano le ferite, s'è intrecciato anche un balletto di ombre italiane nel nome di De Sica. Non vogliamo dire dei premi De Sica agli ospiti argentini (a Manuel Antin, Bcatriz Guido, Hector Oliveira e Mario Sabato), né del premio delle polemiche, il De Sica ad Aadreotti, (Rondi al ministro: ^Celebriamo il 4(f della ri¬ fondazione di Cinecittà, che è stato uno dei suoi primi atti di, governo», è chiaro che prevaleva l'incontro RondiAndreotti sul vecchio scontro Andreotti-neorealismo). Vogliamo parlare, questa volta, di altre ombre italiane nel nome di De Sica, i nuovi autori presentati nell'apposita sezione Sorrénto-De Sica (trapianto di quella che fu la Venezia-De Sica). Alle buone impressioni suscitate dalle prime opere in concorso (Maramao di Veronesi, Chi c'è c'è di Natoli) si è sostituita in molti casi la delusione, anche la stizza. Come spesso è accaduto a Venezia. Non manca la buona volontà, manca in genere la professionalità: si tratta di pellicole preprofessionali che si risolvono nell'idea di sceneggiatura, una musica d'adolescenza, un ricordo d'infanzia. Vogliono fare subito / vitelloni o II grande freddo, ma, se sbagliano, che gli resta? Così sembra un vecchio film per ragazzi Padroni dell'estate dove il regista teatrale Marco Parodi vorrebbe raccogliere il filo degli Anni Sessanta e insieme i nuovi temi dell'ecologia (hai detto niente) e tiene chiusi i suoi struggimenti come in una. scatola di farfalle Giuseppe Piccioni (con // grande Blek), che pure ha avuto il premio della sezione, ricordo degli Anni Sessanta, inseguendo le immagini d'un fumetto, le note d'una canzone (le cose più difficili da dire). E Potar di Gerardo Fontaui e Maurizio Targhetta ha le ombre fonde del vecchio poliziesco, ma si esaurisce freddamente nel vezzo cinefilo. Quanto ad Adelmo di Rocco Martelliti, storia di un pazzo di paese, resta l'idea, il film non c'è. Si capisce che, nell'incertezza professionale, sembrino più netti i menu' di Aurelio Chiesa che con Luci lontane, già nel listino della Fox, ha scritto, con padronanza dei ritmi, quasi un capitolo all'italiana della serie «Ai confini della realtà», storia spettrale, con Miliari e la Morante, di spiriti forse extraterrestri che si incarnano nei morti. Abbondanza d'ombre, con un'aggiunta, rispetto ai modelli, di in¬ quietudine e filosofia. Chiesa era già autore di Bim Bum Barn. La vera sorpresa è magari nel racconto di un debuttante puro, nel Singolo di Francesco Martinotti, ritratto di un ragazzo solitario, fanaticamente attaccato al canottaggio, frequentatore dell'eversione nera, anche complice di un attentato e poi rinsavito per amore. E' interessante la storia personale di Martinotti, giovane laureato collaboratore di Telecapodistria, partecipa al concorso di Raitre per un'opera prima. Il suo soggetto viene scelto, la Rai gli dà i mezzi, troupe e soldi, per realizzarlo; lui lo fa con la coppia Cristopher Rhode e Giulia Boschi, figli d'arte. Ma allora si può? 11 giovanotto con il soggetto sotto il braccio può essere un promettente regista? Martinotti è già opportunamente furbo e ambienta Singolo nella luminosità metafisica e «fascista» di Sabaudia, in una suggestione di luoghi che rende scorrevoli anche i passaggi più sbrigativi. Stefano Reggiani

Luoghi citati: Adelmo Di Rocco Martelliti, Argentina, Sabaudia, Sorrento, Venezia