La crisi della democrazia

La crisi della democrazia La crisi della democrazia ne subito in luce quando si trattò d'innestare il metodo democratico in società costituite da un largo numero di soggetti. Agli albori della cultura occidentale era bello citare gli eroi greci accampati sotto le mura di Troia, che riconoscevano soltanto capi militari provvisori e poco autorevoli, e che deliberavano tutti insieme in assemblea armati di lancia e di scudo, come fecero più tardi Visigoti e Longobardi. Così decidevano in pieno Seicento i primi coloni del Massachusetts o del Connecticut, ma erano pochi, concordi, nutriti degli stessi valori e riuniti per deliberare su pochi e chiari bisogni comuni. Oggi la democrazia diretta sopravvive in qualche piccolo Cantone svizzero o in qualche monastero isolato. Non si possono adunare milioni di persone e chieder loro come la pensano. Perciò la nostra è una democrazia delegata, in cui gli elettori scelgono persone che riscuotano la loro fiducia, con il mandato di riunirsi, dibattere i problemi e poi decidere per il meglio secondo libera coscienza. Sarebbe opportuno che questi «deputati» tenessero rapporti stretti con i loro elettori, ne ascoltassero i bisogni e le inquietudini, ne tutelassero infine gli interessi legittimi, senza tornaconto personale, o ambizioni di protagonismo, o tutela di interessi di gruppi o corporazioni, comprendendo fra queste ultime anche i rispettivi partiti. So bene che si tratta di un modello ideale, soggetto a inquinarsi nel momento in cui si cala nella realtà, insidiato da tentazioni di ogni

Luoghi citati: Connecticut, Massachusetts