La dc e l'«amico» Goria di Marcello Sorgi

La de e r«amico» Goria De Mita: «Se legge questa replica, mi alzo e dico che votiamo contro» La de e r«amico» Goria ROMA — .Basta, baita, state sbagliando tutto!*, grida De Mita, sbattendo sul banco i fogli della replica che 11 presidente del Consiglio si accinge a pronunciare In aula. Alle dieci e mezzo la tensione fra la de e il governo tocca il limite, rancidente, fra il leader democristiano e il sottosegretario alla presidenza Emilio Rubbl rompe il brusio del deputati che fissano curiosi il capannello del vertice de gesti e parole concitate rivelano 11 dissenso del partito di maggioranza relativa col «suo» presidente del Consiglio. «Se legge questa replica, io mi ateo e dico che la democrazia cristiana vota contro; taglia corto De Mita. Pallido, teso, immobile al centro del banco del governo, aorta capisce subito cosa è successo. SI china un attimo ad ascoltare 11 ministro dei Rapporti con 11 Parlamento Mattare Ha, che lo Informa dell'accaduto. Poi s'alza, e con gli occhiali da lettura ancora fra le mani chiede «una sospensione, per ri/lettere: Cosi in diretta, sotto gli occhi di tutti, la de scopre Goda come «governo amico», de si, ma non al punto da comprendere fino in fondo le ragioni del suo partito, il paragone con la vècchia esperienza del governo Pella corre di bocca in bocca nel tam-tam democristiano che accompagna l'uscita dall'aula. I demitiani sono decisi a tutto, gli andreottiani sono perplessi su tutto. «La de è ferma, se qualcuno ha ceduto dovrà spiegare perché» dice Clemente Mastella, il portavoce della segreteria, .Abbiamo perso la testa — esclama Paolo Cirino Pomicino — pur di cercare occasioni per fare duelli rusticani, litighiamo con Craxi anche quando lui va d'accordo col Vaticano!». Nessuno sa spiegare con certezza come si sia aperto il Il Presidente «processato» dal suo partito - Il segretario: «Quando fai una mediazione ricordati che sei un de» - Martinazzoli riscrive i punti contestati da psi-pri varco fra la posizione del presidente del Consiglio e quella de Al fondo — si capisce — c'è il timore che da sempre accompagna la democrazia cristiana nell'avventura del «governo di programma»: un esecutivo non sorretto da un accordo politico preventivo, costretto a negoziare di giorno in giorno con gli alleati le proprie iniziative, soggetto a una mediazione continua che per la de può rivelarsi perdente. Per questo Goria è stato accompagnato, seguito, quasi «presidiato» nella difficile trattativa che s'è svolta dietro le quinte del dibattito parlamentare sull'ora di religione. A ogni passaggio importante Goria è andato a consultarsi a Piazza del Gesù. Alla stesura del suo discorso, insieme con gli esperti giuridici di Palazzo Chigi, hanno collaborato 11 capo della segreteria politica di De Mita Riccardo Misasl e l'ambasciatrice democristiana in Vaticano Maria Eletta Martini. Per due giorni, alla rigidità politica della de sull'ora di religione 11 presidente del Consiglio ha corrisposto con una contrattazione avara e stentata; non ha ceduto anche quando Craxi ha posto il suo ultimatum sugli Insegnanti di religione. Venerdì sera il team democristiano si era sciolto dopo aver messo a punto il testo della repl'ja. Goria tornava in Parlamento senza accordo e senza molte illusioni su una crisi che solo una marcia indietro dei laici avrebbe potuto evitare. Ma ieri mat¬ Giuliano Amato, il capogruppo dei deputati del psi Gianni De Mlchelis, 11 segretario del prl Giorgio La Malfa. L'Intèsa s'è trovata In meno di un'ora, recuperando in parte 11 testo della riso- tina, prima di andare alla Camera, 11 presidente del Consiglio ha convocato repubblicani e socialisti per un ultimo tentativo: a Palazzo Chigi sono arrivati il vicepresidente del Consiglio IL SI' DELLA CAMERA Roma. 11 risultato della votazione sulla risoluzione della maggioranza in merito al dibattito sull'ora di religione, ieri alla Camera (Ap) luzlone sull'ora di religione approvata alla Camera e poi bloccata dall'intervento del Vaticano. Quest'ultima mossa ha messo Ih allarme la de Su un divano di Montecitorio De Mita e 11 capogruppo de Martinazzoli ne hanno discusso animatamente prima della seduta. In aula, quando la notizia s'è diffusa, il nervosismo dei parlamentari democristiani è diventato evidente: capannelli, brusio, via vai di pattuglioni di deputati verso la terzultima fila di banchi, dove 11 segretario sedeva fra Martinazzoli e Forlanl. Per un po' Goria ha sperato di convincere il vertice del suo partito, s'è informato con Mattarella, ha mandato in avanscoperta Rubbi. Poi ha guardato 11 volto del suo sottosegretario e ha capito che serviva una sospensione. Fuori dell'aula, mentre 1 democristiani sfilavano In silenzio, a visi scuri, verso la stanza del ministro per i Rapporti con il Parlamento, i leader del partiti alleati s'interrogavano sul da farsi, fra 11 divertito e il preoccupato. «Non s'è mai visto un presidente del Consiglio prelevato d'autorità dal suo partito». Ironizzava De Mlchelis. E Craxi: «E' raro vedere uno annegare in un bicchiere d'acqua. E' raro ma può capitare: «fo sono andato a discutere con psi e de a Palazzo Chigi — notava La Malfa — e per mela de era Goria: Intanto, fra un rinvio e l'altro della seduta, la de «processava» Goria, con De Mita. Bodrato. la Martini nelle vesti dell'accusa, Andreottl in difesa, Martinazzoli giudice e Forlanl a lungo fuori della porta. -Io non capisco...: ha detto 11 presidente del Consiglio. «TU devi capire — gli ha risposto De Mita — che quando conduci una mediazione, la fai come presidente del Consiglio e come democristiano. Devi tenere conto delle ragioni del tuo partito». «Nel tuo testo c'è un pezzo che sembra scritto da Craxi!: lo ha attaccato Maria Eletta Martini. Poi Martinazzoli ha cominciato a scrivere la «sentenza», la nuova stesura dei due punti contestati da psi e prl. Con quella In tasca Goria s'è presentato a una nuova riunione di maggioranza. Per un attimo lo scontro è riesploso: De Mlchelis ha avvertito: 'Noi non ci stiamo». Martinazzoli ha replicato: «Se andate a caccia di voti di cattolici, ditelo chiaro!: «La de s'è irrigidita, bir sogna discutere», ha Inutilmente tentato di mediare Andreotti, proponendo una terza versione del testo. Qualcuno s'è alzato per proporre la solita «pausa di riflessione: Goria è scattato in piedi. E' uscito dalla stanza, è andato diritto verso l'aula e ha chiesto la parola al vicepresidente Lattanzio. Davanti al gesto a sorpresa, la tensione s'è sciolta: la sintesi operata fra le richieste democristiane e quelle di laici e de è risultata accettabile e soddisfacente. Alla fine, la crisi che nessuno voleva e tutti temevano è stata evitata anche con un sussulto di orgoglio del presidente del Consiglio, dopo un altro giorno di percorso a zig-zag fra giochi contrapposti dei partiti. «Domani il nostro slalom ricomincia — ha concluso mesto il sottosegretario al Mezzogiorno Angelo San za — resta solo da vedere dove ci porterà». Marcello Sorgi

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