Funghi e trifole tesori della «Granda»

Funghi e trifole tesori della «Gnaula» La Camera di Commercio di Cuneo ha curato la pubblicazione di un volume Funghi e trifole tesori della «Gnaula» i micologi Piero Antolini e Guido Stecchi conducono il lettore alla scoperta del meraviglioso mondo del bosco - La legislazione, la storia, le caratteristiche fondamentali della preziosa «trifola d'Alba», le ricette . T ? ITALIA è terra privilegiata per quanto riguarda i /( | ' funghi: vi crescono migliori e più profumati che in qualsiasi altra parte del globo. E la provincia di Cuneo produce micett addirittura al vertice qualitativo su tutta la realtà nazionale. Esempio d'obbligo il tartufo bianco: non per nulla si chiama tartufo d'Alba. E in nessuna provincia italiana crescono ovoli altrettanto sapidi e delicatamente profumati; lo stesso discorso vale per i porcini: Cosi esordiscono Piero Antolini e Guido Stecchi, autori del volume «Funghi e tartufi della provincia di Cuneo», edito a cura della Camera di Commercio e presentato a settembre nell'ambito della Mostra di Ceva. Antolini e Stecchi, milanesi, conoscono bene la realtà della «Granda». in particolare il secondo, che collabora ogni anno all'iniziativa del Gruppo micologico cebano. Nel libro appena pubblicato esaminano con attenzione le leggi nazionali e regionali che disciplinano la raccolta, oltre ad alcuni significativi regolamenti locali, e danno utili consigli ai cercatori • Quando il raccoglitore sì imbatte nell'oggetto della sua ricerca dovrà domandarsi: si tratta di una specie a lui ben nota, della cui commestibilità è ben certo? Allora raccoglie, estirpandoli con leggera torsione senza asportare troppo terriccio, quegli esemplari al giusto punto di maturazione. Lascerà invece sul posto quelli che non potranno essergli utili: i troppo piccoli, di incerta identificazione e non ancora all'optimum per aroma e sapore, guelli troppo maturi, verminati, intrisi d'acqua, che une volta a casa sarebbe comunque costretto a scartare. Non scaverà e rastrellerà alla ricerca di esemplari ancora interrati: potrebbe altrimenti rovinare il micelio e addio funghi negli anni futuri: Il volume fa la storia delle trifole. «/ tartufi, schivi, quasi dispettosi, almeno per ora e soprattutto nella loro versione bianca, sfuggono anche all'indagine circa l'epoca e i personaggi, mitici o reali, della loro prima raccolta. E' vero che gli antichi greci coniarono il nome "ydnon" da cui deriva il termine idnologia ossia scienza dei tartufi e che i latini come Giovenale e Plinio citavano nei loro testi dei "tuberà". Noi riteniamo però che non si riferissero ui tartufi odorosi di cui ci occupiamo-. Leggiamo ancora: 'Nel 1780 esce a Milano il primo libro che parla del tartufo bianco d'Alba (Lettres sur le truffes du Piémont del conte De Borch, viaggiatore naturalista polacco): otto anni più tardi questa stupenda specie ottiene finalmente un nome e un cognome ufficiali. Viene infatti descritta col nume di Tuber magnatum (ma l'autore volerà dire "magnatium" ossia dei magnati, dei personaggi, di quelli che possono) dal piemontese Vittorio Pico che curiosamente, d'accordo con i più insigni studiosi torinesi dell'epoca, continua a ritenere i funghi ipogei come appartenenti al regno animale-. Ai giorni nostri, il tartufo associa il suo nome ad Alba, come il trifolao è espressione tipica della Langa. .11 riconoscimento del tartufo piemontese non è difficile tenendo presenti alcuni fondamentali caratteri — scrivono Antolini e Stecchi —; i; profumo è squisito, molto forte, fragrante, vagamente agliaceo; il sapore è particolare, gradevolissimo, intenso solo a crudo: le dimensioni sono notevoli, potendo anche superare i dieci centimetri di diametro e i 500 grammi; la superficie è prossocché liscia, di colore ocraceo pallido, talvolta tendente al brunastro verdognolo (mai scuro però) o al bianco crema-. Perché un libro sui funghi e i tartufi della «Granda», arricchito di tante ricette? Risponde Giacomo Oddere albese, presidente della Camera di Commercio: •L'enogastronomia merita un posto di tutto riguardo per il richiamo turistico che Ila contribuito a creare attorno al nome di Alba, delle Langhe, delle vallate alpine. Funghi e tartufi, prodotti naturali dei nostri boschi e delle nostre macchie collinari e di fondovalle, da sempre hanno dato un particolare pregio alle tavole imbandite. E poi: chi non ha provato almeno una volta la gioia e l'orgoglio di raccogliere un fungo nel silenzio di un bosco? Chi non conosce il reciproco affetto tra il trifolao e il suo cane, che li rende complici sulla conoscenza dei luoghi segreti visitati durante la notte?.. K-EF¬ trifolao albese è il re della Fiera (Foto Adolfo Bodo) trifolao albese è il re della Fiera (Foto Adolfo Bodo)

Luoghi citati: Alba, Ceva, Cuneo, Italia, Milano