L'Europa dei fatti di Aldo Rizzo

L'Europa dei fatti La Francia perno di nuove intese militari L'Europa dei fatti L'Europa vive uno strano momento, se vogliamo schizofrenico, ma promettente nel suo complesso. Sul piano istituzionale, la paralisi della Comunità, del suo tentativo di trasformarsi ufficialmente in Unione politica, è pressoché completa. Invece sul piano concreto o pragmatico, sul piano dei problemi specifici, c'è movimento. Per esempio, il progetto Eureka, cioè il progetto di uno sforzo congiunto o coordinato delle imprese europee nell'alta tecnologia, che era parso sul nascere inconcludente, sta cominciando a dare i suoi frutti. Poi il successo del razzo Ariane 5, destinato a mettere in orbita una navicella simile allo Shuttle americano, ha ridato forza e respiro all'Agenzia spaziale europea. In campo militare, è venuta l'iniziativa franco-tedesca di una brigata binazionale (sulle ceneri di una rivalità storica, che con tre guerre in settantanni, tra il 1870 e il 1939, aveva devastato l'Europa). E ora, tra Parigi e Londra, le due capitali nucleari della Comunità, un principio di coordinamento delle rispettive forze strategiche. La novità più grande, pensando ai problemi di un'Europa tendenzialmente terra di nessuno tra le superpotenze, dopo l'accordo di disarmo del 18 settembre. Questo procedere empiricamente verso una maggiore e più riconoscibile presenza europea vede come protagonista la Francia. La stessa Francia che porta, storicamente, le responsabilità più gravi (certo non le sole) della paralisi istituzionale. Al centro di questo giudizio c'è la figura del generale de Gaulle, nemico acerrimo del salto sovrannazionale e nello stesso tempo assertore acuto e quasi profetico della necessiti, presto o tardi, di una identità politico-strategica dell'Europa occidentale. Dalla sua visione, insieme contraddittoria e creativa, non hanno saputo o potuto uscire i suoi successori, incluso il socialista Mitterrand. Solo che ora non ha più senso rimproverare la Francia per la sua «Europa delle patrie», mentre diventa essenziale coglierne le opportunità pratiche. La storia degli arsenali nucleari francese e inglese è molto diversa Gli inglesi, alleati privilegiati dell'America, riuscirono a fare esplodere la loro prima bomba atomica nel 1952, subito coordinando il nuovo dispositivo strategico con quello americano. I francesi, con de Aldo Rizzo (Continua a pagina 2 In terza colonna)

Persone citate: Mitterrand