Ma il quadro in vetrina non fa più scandalo di Carlo Grande

Ma il quadro in vetrina non fa più scandalo Ma il quadro in vetrina non fa più scandalo RITORNA nella centralissima via Roma, durante i festeggiamenti organizzati in onore del suo primo cinquantenario, l'«Arte in vetrina»: cioè i dipinti esposti nelle vetrine dei negozi. Una iniziativa originale e in un certo modo «audace» che — per la prima volta in Italia — proprio in via Roma aveva trovato la sua prima attuazione nell'ormai lontano 1951. Ad avere l'idea, insieme all'Associazione Commercianti, era stato allora l'Ente provinciale per il Turismo che, presieduto dall'avvocato Giovanni Bussa, noto per la sua inclinazione alla pittura coltivata da buon dilettante, altre volte aveva ospitato qualche dipinto nell'allestimento delle sue vetrine di fianco alla chiesa di San Carlo. L'insolita mostra ebbe un indubbio successo sotto l'aspetto pubblicitario, tanto da essere ripetuta per alcuni anni e ripresa in seguito da qualche più piccolo centro della provincia come da altre citta. Fin da principio, tuttavia, ci si potè rendere conto degli equivoci che avrebbe potuto suscitare col mettere delle opere d'arte a diretto contatto con un pubblico eterogeneo, fatto di passanti spesso privi d'una pur minima preparazione e portati, in ogni caso, a giudicare non più che sulla base del proprio gusto. C'era, anzi, addirittura chi era convinto della bontà di quel giudizio di sprovveduti che poteva anzi apparir loro persino libero «da preconcetti», come il signor M. B. aveva scritto rispondendo ad una inchiesta promossa nell'occasione dal Centro di studi d'arte moderna e contemporanea. Ed è chiaro che per quel signore la cultu- Nelle trenta sale del Museo Nazionale del Risorgimento Mauro Chessa, «Pescatore», acquerello em. 50x70, 1987 (particolare) ra stessa doveva essere un «preconcetto». Con lo stesso metro, sempre a Torino, nel 1919 c'era stato chi s'era allarmato per la comparsa delle famose uova di Felice Casorati, il maestro che nei primi Anni 50 era invece accolto in via Roma nelle vetrine di maggior, prestigio, con Campigli e Paulucci, Menzio e Ciardo, Sironi e Viviani. A fare scandalo — non si sa se più con i suoi «buchi» o per il prezzo che li accompagnava, un milione — fu invece Lucio Fontana, ma non senza l'ironico commento di un critico che argomentava: «Buchi? Macché. Concetto spaziale dell'arte, signori miei. IL medesimo che informa la Scuola d'Atene la quale, come tutti sanno, è la più grande composizione spaziale del Rinascimento». Se avesse potuto evitare di scriverne, l'avrebbe certo fatto, convinto che proprio il silenzio, il far finta di niente, sarebbe pur stato «il miglior modo di smontare certe trappole che alcune 'avanguardie' tendono ai valori autentici dell'arte che si sforza di riuscir moderna». DI U a qualche anno, tuttavia, Torino ebbe modo di chiarire infine il significato e il valore di quei «buchi» e di quei «tagli» attraverso la grande mostra dedicata a Fontana dalla Galleria civica d'arte moderna che ne riconobbe il ruolo pionieristico e la qualità delle opere. A oltre trent'anni di distanza il ritorno di quadri e sculture nelle vetrine di via Roma assume, naturalmente, un significato diverso, dal momento che ormai è generalmente compreso come l'accostamento tra l'opera L'aula d cessione dello Statuto Albertino e le guerre del 1848 e 1849. Ritroviamo, tra il resto, la riproduzione fotografica del manoscritto originale di «Le mie prigioni» di Silvio Pellico (l'originale è conservato nell'archivio del museo) e la ricostruzicne della célia (nello Spielberg, la fortezza che sovrasta la città cecoslovacca di Brno), nella quale fu rinchiuso il patriota. , Dopo l'aula del Parlamento Subalpino, che nel 1860 assunse anche il nome di Camera del primo Parlamento Italiano (la rista, da un soppalco della sala 13, è molto suggestiva: coccarde tricolori segnano i posti in .cui sedevano Cavour, D'Azeglio, Garibaldi, Balbo, Gioberti), i saloni ripropongono gli avvenimenti che, dopo la sconfitta di Novara, portarono all'Unità d'Italia e, in seguito, all'occupazione di Roma. I padroni di casa, naturalmente, sono Vit¬ d'arto e l'eterogeneità degli oggetti abitualmente esposti da un negozio possa semmai risolversi in senso decorativo; essendo altri i valori espressivi di un'opera creativa, e ben diversi dal messaggio con il quale un'azienda commerciale si rivolge ad una potenziale clientela. Vale quindi come un «omaggio a via Roma», qual è giustamente messo in luce nel volume-catalogo Via Roma, cinquantanni di storia che, curato da Cristina Marchiaro per l'editrice Giorgio Mondadori & Assodati, illustra a colori tutte le opere esposte giunte in dono dai loro autori. Sicché possono essere qui ricordate soprattutto per l'esemplare finalità cui gli artisti le hanno destinate mettendole a disposizione dell'Associazione Torino via Roma. A chiusura delle manifestazioni, infatti, andranno disperse nel corso di un'asta battuta dalla Finarte il cui ricavato ancora una volta sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Cinquantadue, gli artisti presenti: da Franco Assetto ad Armando Testa. Alcuni, come Fico e Francesco Casorati, Mauro Chessa, Cherchi, con Brazzani e Paulucci, Ramella e Scìavolino o Soff iantino, Tarantino e Mainolfi, hanno messo a disposizione opere che appartengono alla loro più caratteristica ricerca espressiva. Altri, invece, da Billetto a Camerini, da 8 arri a IL Seveso hanno preferito previlegiare l'immagine di via Roma. La parola passerà quindi tra poco ai collezionisti. E ci si augura possa essere dettata da altrettanto spirito di generosità Angelo Dragone el Parlamento subalpino in Palano Carignano - torio Emanuele IL Cavour ed i suoi intrecci diplomatici, Garibaldi ed i Mille. Le ultime sale sono dedicate al cinquantennio unitario, alla I Guerra Mondiale, alla Resistenza. Anche se attualmente, per i cronici problemi di personale,, è chiusa il pomeriggio, non bisogna dimenticare l'importantissima biblioteca-archivio (è aperta dalle 9 alle 12, esclusi sabato e domenica). Contiene 80 mila volumi, 40 mila opuscoli, e comprende un'emeroteca con oltre 700 testate dei maggiori giornali risorgimentali, fotografie e migliaia di documenti iconografici. n Museo Nazionale del Risorgimento è aperto da martedì a sabato dalle 9 alle 19; la domenica (alle 10,30 è prevista una visita guidata gratuita a cura dell'Associazione Amici del Museo) dalle 9 alle 13. Chiuso il lunedi. L'ingresso costa 3 mila lire, ridotti 1500. Carlo Grande Ma il quadro in vetrina non fa più scandalo Ma il quadro in vetrina non fa più scandalo RITORNA nella centralissima via Roma, durante i festeggiamenti organizzati in onore del suo primo cinquantenario, l'«Arte in vetrina»: cioè i dipinti esposti nelle vetrine dei negozi. Una iniziativa originale e in un certo modo «audace» che — per la prima volta in Italia — proprio in via Roma aveva trovato la sua prima attuazione nell'ormai lontano 1951. Ad avere l'idea, insieme all'Associazione Commercianti, era stato allora l'Ente provinciale per il Turismo che, presieduto dall'avvocato Giovanni Bussa, noto per la sua inclinazione alla pittura coltivata da buon dilettante, altre volte aveva ospitato qualche dipinto nell'allestimento delle sue vetrine di fianco alla chiesa di San Carlo. L'insolita mostra ebbe un indubbio successo sotto l'aspetto pubblicitario, tanto da essere ripetuta per alcuni anni e ripresa in seguito da qualche più piccolo centro della provincia come da altre citta. Fin da principio, tuttavia, ci si potè rendere conto degli equivoci che avrebbe potuto suscitare col mettere delle opere d'arte a diretto contatto con un pubblico eterogeneo, fatto di passanti spesso privi d'una pur minima preparazione e portati, in ogni caso, a giudicare non più che sulla base del proprio gusto. C'era, anzi, addirittura chi era convinto della bontà di quel giudizio di sprovveduti che poteva anzi apparir loro persino libero «da preconcetti», come il signor M. B. aveva scritto rispondendo ad una inchiesta promossa nell'occasione dal Centro di studi d'arte moderna e contemporanea. Ed è chiaro che per quel signore la cultu- Nelle trenta sale del Museo Nazionale del Risorgimento Mauro Chessa, «Pescatore», acquerello em. 50x70, 1987 (particolare) ra stessa doveva essere un «preconcetto». Con lo stesso metro, sempre a Torino, nel 1919 c'era stato chi s'era allarmato per la comparsa delle famose uova di Felice Casorati, il maestro che nei primi Anni 50 era invece accolto in via Roma nelle vetrine di maggior, prestigio, con Campigli e Paulucci, Menzio e Ciardo, Sironi e Viviani. A fare scandalo — non si sa se più con i suoi «buchi» o per il prezzo che li accompagnava, un milione — fu invece Lucio Fontana, ma non senza l'ironico commento di un critico che argomentava: «Buchi? Macché. Concetto spaziale dell'arte, signori miei. IL medesimo che informa la Scuola d'Atene la quale, come tutti sanno, è la più grande composizione spaziale del Rinascimento». Se avesse potuto evitare di scriverne, l'avrebbe certo fatto, convinto che proprio il silenzio, il far finta di niente, sarebbe pur stato «il miglior modo di smontare certe trappole che alcune 'avanguardie' tendono ai valori autentici dell'arte che si sforza di riuscir moderna». DI U a qualche anno, tuttavia, Torino ebbe modo di chiarire infine il significato e il valore di quei «buchi» e di quei «tagli» attraverso la grande mostra dedicata a Fontana dalla Galleria civica d'arte moderna che ne riconobbe il ruolo pionieristico e la qualità delle opere. A oltre trent'anni di distanza il ritorno di quadri e sculture nelle vetrine di via Roma assume, naturalmente, un significato diverso, dal momento che ormai è generalmente compreso come l'accostamento tra l'opera L'aula d cessione dello Statuto Albertino e le guerre del 1848 e 1849. Ritroviamo, tra il resto, la riproduzione fotografica del manoscritto originale di «Le mie prigioni» di Silvio Pellico (l'originale è conservato nell'archivio del museo) e la ricostruzicne della célia (nello Spielberg, la fortezza che sovrasta la città cecoslovacca di Brno), nella quale fu rinchiuso il patriota. , Dopo l'aula del Parlamento Subalpino, che nel 1860 assunse anche il nome di Camera del primo Parlamento Italiano (la rista, da un soppalco della sala 13, è molto suggestiva: coccarde tricolori segnano i posti in .cui sedevano Cavour, D'Azeglio, Garibaldi, Balbo, Gioberti), i saloni ripropongono gli avvenimenti che, dopo la sconfitta di Novara, portarono all'Unità d'Italia e, in seguito, all'occupazione di Roma. I padroni di casa, naturalmente, sono Vit¬ d'arto e l'eterogeneità degli oggetti abitualmente esposti da un negozio possa semmai risolversi in senso decorativo; essendo altri i valori espressivi di un'opera creativa, e ben diversi dal messaggio con il quale un'azienda commerciale si rivolge ad una potenziale clientela. Vale quindi come un «omaggio a via Roma», qual è giustamente messo in luce nel volume-catalogo Via Roma, cinquantanni di storia che, curato da Cristina Marchiaro per l'editrice Giorgio Mondadori & Assodati, illustra a colori tutte le opere esposte giunte in dono dai loro autori. Sicché possono essere qui ricordate soprattutto per l'esemplare finalità cui gli artisti le hanno destinate mettendole a disposizione dell'Associazione Torino via Roma. A chiusura delle manifestazioni, infatti, andranno disperse nel corso di un'asta battuta dalla Finarte il cui ricavato ancora una volta sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Cinquantadue, gli artisti presenti: da Franco Assetto ad Armando Testa. Alcuni, come Fico e Francesco Casorati, Mauro Chessa, Cherchi, con Brazzani e Paulucci, Ramella e Scìavolino o Soff iantino, Tarantino e Mainolfi, hanno messo a disposizione opere che appartengono alla loro più caratteristica ricerca espressiva. Altri, invece, da Billetto a Camerini, da 8 arri a IL Seveso hanno preferito previlegiare l'immagine di via Roma. La parola passerà quindi tra poco ai collezionisti. E ci si augura possa essere dettata da altrettanto spirito di generosità Angelo Dragone el Parlamento subalpino in Palano Carignano - torio Emanuele IL Cavour ed i suoi intrecci diplomatici, Garibaldi ed i Mille. Le ultime sale sono dedicate al cinquantennio unitario, alla I Guerra Mondiale, alla Resistenza. Anche se attualmente, per i cronici problemi di personale,, è chiusa il pomeriggio, non bisogna dimenticare l'importantissima biblioteca-archivio (è aperta dalle 9 alle 12, esclusi sabato e domenica). Contiene 80 mila volumi, 40 mila opuscoli, e comprende un'emeroteca con oltre 700 testate dei maggiori giornali risorgimentali, fotografie e migliaia di documenti iconografici. n Museo Nazionale del Risorgimento è aperto da martedì a sabato dalle 9 alle 19; la domenica (alle 10,30 è prevista una visita guidata gratuita a cura dell'Associazione Amici del Museo) dalle 9 alle 13. Chiuso il lunedi. L'ingresso costa 3 mila lire, ridotti 1500. Carlo Grande

Luoghi citati: Atene, Italia, Novara, Roma, Seveso, Torino