Quell'agenda è un computer

Quell'agenda è un computer Quell'agenda è un computer Si chiama «Memory» ed è firmata Nazareno Gabrielli l'agenda elettronica programmabile fino al 2031. Ha una memoria capace di registrare 300 appuntamenti, 350 indirizzi, più di 200 annotazioni: il tutto in soli 208 min per 141. Oltre alle funzioni di agenda, indirizzario e notes, «Memory» è anche un calcolatore, e il suo schermo visualizza quattro righe di sedici battute: l'ideale per brevi appunti. E la discrezione è assicurata: le annotazioni riservate vengono raccolte in una memoria segreta alla quale si può accedere soltanto con una chiave scelta dal proprietario. . Un versatile calcolatore, dunque, disponibile in eleganti custodie: il tutto in vendita a 540 mila lire. V È si dovesse. tentare ài I definire una stagione intensa come quella appena vissuta dalla produzione di design per la casa, si sarebbe irresistibilmente tentati di usare la parola «astratto». E, sempre nel solco di un riferimento in qualche modo pittorico, l'astratto si dovrebbe declinare in surrealista, informale, geometrico e cosi via. Se la casa è ancora il luogo in cui ciascuno di noi organizza il suo paesaggio quotidiano e nel quale dà corpo alle nostalgie del luoghi sognati, infantili o, alla fine, più realìsticamente, costruisce un'immagine di sé a proprio uso e consumo, bene, se la casa è tutto questo, una delle linee emergenti nella stagione è proprio quella «astratta», quella anche più informale rispetto a stili o epigoni stanchi di stili passati (e sia pure: presuntuosa di poter disegnare lo stile di tempi nuovi). Riemerge con forza il valore del sentimento della casa. Dunque l'aspirazione al soggettivo, all'individuale, all'ordine che si gioca tutto nell'adattamento di ciascuno di noi, negli spazi che ci sono consentiti. Difficilmente adeguati ai nostri sogni o desideri, ecco che n? saremmo come prigionieri se, appunto sfon- Ese scavando nel giardino oppure rovistando nella soffitta ci si imbatte in ceramiche tutte sporche, macchiate, incrostate di calcare? Bando, subito, alle illusioni: che siano antiche, e di valore, è Ipotesi remota, la meno probabile. In ogni caso, dovrà valutarle un esperto: nel campo dell'antico in generale, e delle ceramiche specialmente, il rischio di prendere cantonate è sempre in agguato. La cosa migliore, comunque, è dedicarsi a un'opera di facile «restauro». «Per togliere il calcare», spiega Manuela Barattine delle Ceramiche Artistiche Ferraresi, «basta mescolare tre quarti di acqua con un quarto di acido, scegliendo" quest'ultimo fra quelli più comuni, tipo il cloridrico, cosi come viene venduto nelle confezioni in bottega. In questa soluzione, l'oggetto rimarrà dieci minuti o un quarto d'ora. Ma bisogna stare attentissimi: appena immerso non si devono più a. a. dgmnri Hgiai iumu aeuo1 stile, non si potessero scegliere oggetti, mobili, «cose» altamente componibili. Proprio per la necessità dell'essere supercomponibile (che vuol dire qui soprattutto «accostabile»), l'oggetto di arredamento ha trovato la strada che si definiva • astratta». Strada tutt'altro che rettilinea. Troppo spesso ci si imbatte, come chi deve usarli — perché è pur sempre un ben determinato .uso che degli oggetti si fa —. in «cose» che sfondano non solo gli schemi dello stile, ma anche quelli di una certa verità Non sapendo quale termine richiamare se non appunto quello di verità, ci imbattiamo in divani che non sono più divani, in sedie che non sono più tali, in oggetti, insomma, che finiscono per essere «altro». Si obietterà: se la casa deve riflettere il sentimento di ciascuno, far scattare la scintilla della conoscenza, o soltanto dell'intuizione di chi l'ha costruita e composta, ben vengano le intrusioni di altre discipline plastiche, come la scultura. Ecco: il divano che non è più divano o la sedia che. non è più sedia, presumono di diventare scultura-divano.* scultura-sedia. E chi deve usarle si arrangi. Ma questa distorsione — staccare gli occhi. Se dopo qualche minuto la ceramica appare esattamente uguale, è bene aggiungere qualche goccia di acido; se invece — e questo lo vedi fin dai primi istanti — l'azione di pulitura avviene -roppo rapidamente, occorre versare subito altra acqua». In una soluzione troppo forte,-1 pericoli sono sostanzialmente due: di rovinare la «vetrina», cioè opacizzare lo strato lucido che ricopre l'oggetto, rendendolo impermeabile, e di far saltare eventuali parti lesionate, magari già incollate in precedenza. Questa di incollare le parti rotte è abitudine corrente; unico accorgimento, scegliere collanti che non facciano spessore e non attacchino immediatamente, consentendo in tal modo di modificare un'eventuale imprecisione nel disporre 1 pezzi frammentati. In linea di massima è un'operazione che, se compiuta con calma e con mano fermai riesce tranquillamente a tutti

Persone citate: Manuela Barattine, Nazareno Gabrielli