Tra i prossimi carichi di Ariane c'è una collana di perle spaziali di Piero Bianucci

Tra i prossimi carichi di Ariane c'è una collana di perle spaziali Tra i prossimi carichi di Ariane c'è una collana di perle spaziali Anche soltanto enumerare le scoperte rese possibili dai satelliti artificiali richiederebbe molte pagine: basti pensare che, per esemplo, si deve ad essi l'apertura di nuove «finestre» che hanno rivoluzionato la nostra visione dell'universo. Fino all'avvento dei satelliti potevamo infatti osservare il cielo soltanto nella luce visibile e nelle onde radio: ora lo esploriamo nell'infrarosso, negli ultravioletti, nel raggile gamma. 43aBi08 L'uso del satelliti è diventato .talmente comune, che si è pensato, ultimamente, persino ad applicazioni frivole. Eccone un esempio. L'obiettivo è quello di festeggiare 1 cent'anni della Tour Eiffel, che con le sue 7135 tonnellate di ferro divenne li simbolo di Parigi nel 1889. Per la tecnologia dell'epoca 300 metri di altezza erano un eccezionale primato. Che cosa si può Immaginare oggi di altrettanto ardito? La «Soclété Nouvelle d'Exploitatlon de la Tour Eiffel» ha lanciato un concorso e le due idee vincenti propongono di mettere in orbita un astro artificiale: uno TRENTANNI fa, 114 ottobre 1957, Il primo satellite artificiale entrava in orbita intorno alla Terra. «Sputnik», cioè compagno di viaggio, era il suo nome. L'Unione Sovietica la sua patria. «La Stampa» di sabato 5 ottobre ne dava la notizia in prima pagina su sei colonne. Oli altri titoli parlavano di piani per 11 disarmo, riforma agraria in Italia, scontri in Polonia tra studenti universitari e polizia, colloqui a Washington tra 11 segretario di Stato americano Dulles e il ministro degli Esteri sovietico Gromiko. Tutto sommato in politica le cose non sono poi cambiate troppo. In compenso la tecnologia dello spazio ha cambiato la nostra vita quotidiana. In trent'anni la famiglia dei satelliti artificiali è cresciuta fino a formare una nube di pulviscolo intorno alla Terra: i satelliti prevedono il tempo (decidendo i nostri fine-settimana), studiano l'universo, spiano, valutano le risorse terrestri, trasmettono telefonate, dati e immagini televisive da un continente all'altro. Oggi sono in orbita, ufficialmente registrati, più di seimila oggetti, 11 SI per cento americani, il 45 per cento sovietici, il rimanente 4 per cento di tutti gli altri Paesi. Ma in trentanni ben 16 mila satelliti sono entrati in orbita. Non solo: si stima che attualmente siano circa 40 mila i rottami con dimensioni uguali o superiori a un centimetro che orbitano intorno al nostro piane-] ta. IL NORAD (North American Aerospace Defence Command) tiene aggiornati i dati orbitali di circa 10 mila oggetti, per prevederne l'eventuale caduta. Un lavoro enorme an-| che per i suoi grossi computer, perché numerosi sono il fattori che congiurano per| deformare le orbite dei satelliti artificiali: un residuo di attrito atmosferico, l'attività solare, la pressione della radiazione, le perturbazioni gravitazionali esercitate dalla Luna, dai pianeti e dalla disuguale distribuzione delle masse sotto la crosta terrestre. Ma torniamo a quel 4 ottobre di trent'anni fa. I sovietici diffondono la scheda tecnica dello «Sputnik» all'ottavo congresso della Pe-j derazione internazionale di Astronautica. Il satellite pesa 83 chili e mezzo, ha un diametro di 58 centimetri e in 96 minuti e 12 secondi completa un'orbita ellittica con una distanza minima dal suolo di 229 chilometri (perigeo) e una distanza massima di 946 (apogeo). Dal satellite partono segnali radio sulle frequenze di 20 e 40 megahertz, abbastanza potenti da poter essere captati da un radioamatore ben attrezzato. Per gU Stati Uniti è un colpo duro, n 29 luglio 1955 11 presidente americano aveva reso pubblico il progetto «Vanguard» in base al quale la Marina intendeva mettere in orbita durante l'Anno geofisico Internazionale (tra il 1° luglio '57 e il 31 dicembre '58) un piccolo satellite artificiale dal peso di appena un chilo e mezzo. Ora il primato dell'Unione Sovietica, in anni di guerra fredda, non rappresenta soltanto una sconfitta tecnologica, ma anche politi-'. «bb'r.1 ! .^'(Wi. ««jrt-V't LO choc era destinato a rinnovarsi. Il 3 novembre i sovietici lanciano un secondo «Sputnik» che pesa mezza tonnellata: a bordo c'è una cagnetta di nome Laika. Appare ancora più schiacciante la sproporzione tra 1 vettori sovietici e quelli un' ricani. Satellizzare la massa di mezza tonnellata significa avere a disposizione una spinta per quel tempi eccezionale. Il 6 dicembre gli americani tentano il loro primo lancio con 11 «Vanguard», un razzo che alla partenza pesa circa 10 tonnellate. E' un clamoroso fallimento, Dalla sfida russo-americana ai satelliti progettati per celebrare nel 1989 i cent'anni della Tour Eiffel, fino alle bare spaziali per le ceneri di chi vuole una sepoltura tra le stelle sarebbe una specie di collana di perle luminose a 800 chilometri di altezza, un «collier» spaziale che brillerebbe quasi quanto il pianeta Venere; l'altro si presenterebbe come uno specchio di 1800 metri quadrati (un terzo di un campo di calcio) e illuminerebbe le notti del nostro pianeta quanto la Luna piena. La «collana di perle» è il progetto primo classificato, la «vela» incontra un po' meno il favore della società che gestisce il monumento parigino. Entrambi i progetti, in ogni caso, stanno sollevando un coro di proteste in campo scientifico, e specialmente tra gli astronomi, per i quali si tratta semplicemente di due detestabili fonti di luce parassita. PER la ricerca astronomica l'inquinamento luminoso del cielo è già oggi un problema molto grave, tanto che i moderni Osservatori sorgono ormai in luoghi remotissimi, come le vette delle Ande cilene o 1 vulcani delle isole Hawaii. Soltanto con un cielo perfettamente buio, infatti, i grandi telescopi possono lavorare al meglio delle loro possibilità ottiche, possibilità che consentirebbero di scorgere una candela a centomila chilometri. Immaginiamoci i guai che creereb¬ che rinfocola le polemiche tra Marina ed Esercito. Anche l'Esercito, infatti, ha un suo progetto: il lancio di un satellite chiamato «Explorer». Sara questo il primo satellite americano, messo in orbita il 1° febbraio 1958, quattro mesi dopo la spettacolare impresa dello •Sputnik». Quattro giorni dopo, invece, fallisce il secondo lancio «Vanguard». Soltanto il 17 marzo, finalmente, un «Vanguard» riuscirà e inserirsi in orbita. L'«Explorer» pesava soltanto 14 chili ed era un cilindro lungo due metri e largo 15 centimetri: più della metà del peso era rappresentata da strumenti scientifici. Si deve a questi strumenti la prima importante scoperta dell'era spaziale: quella delle Fasce di Van Alien, due cinture anulari e concentriche .formate da particelle ad alta energia che circondano la Terra partendo dai Poli. Tra l'altro questa scoperta risulterà essenziale per gli sviluppi dell'astronautica, perché le Fasce di Van Alien hanno un alto potere ionizzante e se un uomo si sofferma in esse per più di 48 ore rimane ucciso esattamente come se fosse stato colpito da un fascio di Raggi X o dai raggi gamma emessi da un ordigno nucleare. ^.IJifttw r\ A„4n crkéiimarto MATEMATICA: Dai frattali alle stringhe, di Alberto Conte, dell'Università di Torino / ASTRONOMIA: La Supernova non rispetta il copione, di Vittorio Castellani, dél<Joaap) ifUCSla SdllllUdlld l'Università di Roma / TECNOLOGIA: A scuola di sup^rconduttività, di Franco Vinai, dell'Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris / ZOOLOGIA: D coccodrillo più lungo, dell'etologa Isabella Lattes Coifmann / ECOLOGIA: Inquinamento da metalli, di Edoardo Mentasti, Università di Torino / MEDICINA: La sclerosi laterale, di Ezio Giacobini, dell'Università del Sud Illinois A. be una Luna piena artificiale perennemente accesa Ma vediamo più da vicino i progetti, che costerebbero circa 8 milioni di dollari ciascuno. L'«anello di luce» alla partenza sarebbe un pacco del volume di appena un metro cubo e del peso di mezza tonnellate, quindi facilmente stivabile sul razzo europeo «Ariane». Giunto in orbita, il pacco si apre e ne escono gli involucri di 100 sfere, di Mylar collegate da un tubicino grosso quanto , un dito. Le sfere contengono in tutto 4 litri d'acqua, che il Sole trasforma in vapore. Sotto la pressione interna, le sfere si gonfiano e raggiungono i sei metri di diametro. Alla fine la «collana di perle» avrà un diametro di 24 chilometri e vista da Terra sarà grande quanto la Luna. QUANTO alla «vela», battezzata «Arsat», dovrebbe avere una forma tale da concentrare la luce solare su una regione della Terra larga qualche migliaio di chilometri. Le regioni illuminate muterebbero continuamente, perché «Arsat» dovrebbe completare un'orbita in un'ora e mezzo, attraversando in pochi minuti da un orizzonte all'altro il cielo di un determinato luogo. L'allarme per l'inquinamento luminoso è stato lanciato prima dall'Unione Astronomica Internazionale (VAI) e poi, su «Nature», dall'astronomo inglese Paul Murdin. Su «Sky and Telescope», mensile americano, la polemica infuria. Sidney van den Bergh, responasbile della Commissione per la protezione dei siti astronomici deU'UAL.ha usato toni apocalittici: saremmo alla vigilia della morte dell'astronomia. Altri, come Chet Raymo, professore allo Stonehill College in Massachusetts, hanno invece sostenuto che questi «monumenti spaziali» avranno vita limitata (tre anni) e potranno avere un effetto promozionale per l'astronomia. Vedremo chi la spunterà. In ogni modo sarà un bene aver sollevato 11 problema. Come abbiamo detto, ci sono già almeno seimila oggetti in orbita attorno alla Terra. Lo «scudo spaziale» sostenuto da Reagan, se si farà, ne immetterà altre centinaia. E una ditte (come dire?) di pompe funebri americana, la «Celestis Corporation», vorrebbe raccogliere in un mausoleo orbitante le ceneri di 15 mila persone compresse in astucci di 3 centimetri cubici ciascuna. Lo spazio comincia ad essere un po' troppo affollato. E 1 satelliti, dopo aver reso eccezionali servizi all'astronomia, rischiano di trasformarsi in suol nemici. Piero Bianucci