L'opera completa dello scrittore nella edizione Mursia a cura di Ruggero Bianchi di Ruggero Bianchi

L'opera completa dello scrittore nella edizione Mursia a cura di Ruggero Bianchi L'opera completa dello scrittore nella edizione Mursia a cura di Ruggero Bianchi MILANO — «E* ancora il mio comandante». Giuncarla Mursia ha davanti a sé una porta aperta e un ufficio vuoto: l'ufficio del marito. E sulla parete di fronte c'è una foto dt Ugo Mursia al passaggio di Capo Horn. «Era un 29 gennaio. Anche 11 suo Jo- Melville non va solo di balene bianche rwguv* loti ;tJ**te>». <i#a ju-unuuianiri n» ivjji ina ? alouDa flllsb olsu3S379q pile n^tj- ,#orn un gennaio morto». professore dt letteratura americana all'Università di Torino, ha 47 anni e da 25 legge e studia Melville. «Una scelta, una fedeltà, la mia, non solo culturale, ma umana». E si comincia col dire che questa 'Vecchia idea» di Mursia, di pubblicare l'intero -corpus* narrativo di Melville, ha la sua importanza, perché finora non esiste un'edizione critica, neanche negli Stati Uniti. SI aggiunge che qui le traduzioni sono si di mani diverse, ma l'unità sostanziale è conservata. Inoltre, queste traduzioni, salvo quella del Berti per • Typee», sono tutte nuove. Questa •operazione Melville» di Ruggero Bianchi poggia su due principi-guida. Il primo è: smettiamola di considerare Melville come autore solo di -Moby Dick»; In altre parole, valutiamo ogni sua opera per quel che effettivamente vuole essere ed è, senza schiacciarla su quel capolavoro. Il secondo pilastro di metodo consiste nel riscontro continuo fra un'opera e l'idea, l'intenzio¬ ne, insomma la poetica, che Melville aveva di quell'opera. In tal maniera, la scrittura si illumina di significati nuovi e validi. Le conseguenze di questo modo di procedere sono notevoli. La prima è che emerge un Melville accanito sperimentatore delle possibilità del linguaggio e delle tecniche espressive. A cominciare proprio dall'imminente romanzo »Mardi». Finora per lo più era stato valutato come una mediocre anticipazione di «Moby Dick», come una visione fallita. Invece — chiarisce Bianchi, che a ogni volume premette un rigoroso e analitico saggio interpretativo — è lo stesso autore a dire che ha solcato oceani linguistici inesplorati. C'è un intero capitolo, •Koztanza», attribuito a un fantomatico autore lombardo, che è quasi un dialogo socratico, dove si spiegano le ragioni della scrittura. «Siamo in zona Borges» dice Bianchi. Non è finita. Un altro romanzo, «Pierre», è un gioco su tempi e stili diversi di racconto. E • Uomo di fidu¬ cia» mette in scena un personaggio che si maschera e si trasforma in continuazione, quasi un demone beffardo: anche qui compaiono soluzioni stilistiche differenti. Sema dire che nello stesso •Moby Dick» ci sono capitoli teatrali e scientifici dove si saggiano le varie modalità espressive del linguaggio, da quello notarile a quello astronomico, fiabesco ecc. Insomma, Melville finora è stato visto come un classico scrittore ottocentesco. Invece è di una •sconcertante modernità». 1/ romanzi polinesiani • Typee» e •Omoo», del primo volume, dibattono e certificano poi un doppio fallimento. Da una parte, in generale, decade il mito dt Rousseau, la prospettiva di un eden umano, l'esotismo come riscatto dai guasti della civiltà, e questo perché l'utopia semplicemente non è realizzabile; dall'altra, in particolare, sfuma il sogno americano, la speranza che la nuova •terra delle opportunità» divenga il tabernacolo di Dio. Nulla da fare: la cultura sporca e stravolge la

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