Anna Frank di Ernesto Gagliano

Anna Frank Anna Frank Miep Gies, la donna che ha aiutato la famiglia della ragazza ebrea a nascondersi nell'alloggio di Amsterdam, ha scritto le sue memorie. Resta un mistero: chi tradì quei «clandestini»? cenza di fronte all'olocausto. Le memorie della Oies hanno 11 tono di un resoconto semplice e- dimesso: ci fanno però rivivere il dramma dall'esterno, come se fossimo davanti a quella porta che separa Anna e 1 familiari dalla vita degli altri Miep è «m'impiegata di fiducia alla Tra vie s & Co. (ingredienti per marmellate e spezie per salumi) e sa che il direttore Otto Frank, la moglie Edith e le due figlie non sono fuggiti in Svizzera, come si crede, ma si nascondono in un alloggio segreto, un attico dietro gli uffici, con l'ingresso celato da uno scaffale. Lei diventa il filo che lì unisce al mondo. Con l'aiuto del marito (che Anna nel diario chiama •Henk»), si destreggia tra tessere false e mercato nero per procurare il cibo, lo porta di sera quando 1 locali della ditta sono deserti, si intrattiene con 1 clandestini ansiosi di sapere che cos'è successo fuori Lo scenario è Amsterdam piegata dall'occupazione tedesca, tormentata dalla fame, con la morsa nazista che si chiude sempre più intorno agli ebrei: devono essere censiti, devono cucirsi sul petto la stella gialla, devono consegnare le loro biciclette; poi vengono esclusi dalla scuola e dal 1 avoro. Infine si scatenano le requisizioni, le retate per deportarli nei campi di lavoro o di sterminio. Molti ebrei vivono nascosti e quando uno pare fra qualche giorno da Mondadori ('Si chiamava Anna 'Frank; pagine 263, lire 22.000) ed è la storia dell'incontro con la famiglia Frank, la cronaca di un rapporto cordiale e coraggioso. Fu lei ad aiutarli a vivere nel nascondiglio di Amsterdam, in Frinsengracht 263, per sfuggire alle persecuzioni naziste, lei raccolse — dopo l'Irruzione della Gestapo — il diario lasciato dalla ragazza ebrea che divenne il simbolo dell'inno¬ (l'autrice mantiene 1 nomi convenzionali del diario) a tavola lancia le sue critiche: «Anna è impertinente... è sboccata, le viene data troppa libertà/.. Negli studi è meno concentrata della sorella Margot, ma lèi spesso si apparta e scrive su un piccolo quaderno con la copertina di stoffa a scacchi rossi e arancione. Ha un'aria stranamente seria, come se diventasse più vecchia della sua età. 'Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero, che sarai per me un gran sostegno». La prendono anche in giro: come fa a trovare tante cose da scrivere? Per gli altri quello è un limbo senza avvenimenti in attesa di tornare a vivere. Arriva invece il venerdì 4 agosto 1944: un uomo in borghese con la pistola irrompe negli uffici seguito da poliziotti della Oestapa Un tramestio, uno sbattere di porte. E' finita. •Sentii i passi dei nostri amici scendere la vecchia scala di legno Li portano via su un furgone, Anna lascia 1 fogli scritti e il suo scialle di cotone color beige con rose chiare. Muore di tifo, come la sorella Margot, a Bergen Belsen alcuni mesi dopo; anche la madre Edith non torna più da Auschwitz. Otto Frank riesce a sopravvivere e sarà lui a curare, la pubblicazione (lèi diario. Le memorie di Miep Oies non ci dicono chi ha tradito 1 clandestini dell'«appartamento annesso». Documenti della polizia olandese pro¬ muore lo gettano nelle acque di un canale. Oli Inquilini del nascondiglio di Prinsengracht 263 (la famiglia Frank e quattro amici) di giorno devono evitare rumori, soffocare peri no la tosse per non farsi scoprire. Sul retro le finestre sono chiuse e protette da tendine, un po' di aria viene dal lucernario del solaio. A poca distanza c'è il campanile della Westerkerk con i suoi rintocchi Unica uscita di sera: i fantasmi del plano di sopra aprono la porta segreta e qualche volta scendono nell'ufficio per ascoltare la Bbc o Radio Orange. Settimane, mesi anni (dal 1942 al 1944) in una prigione di ansia. Edith Frank, la madre, confida la sua rassegnazione: »Noi non vedremo mai la fine della guerra». Anna ci appare da vicina E' una quindicenne emotiva, i capelli lisci e scuri gli occhi color verde screziato. Alle pareti della stanza ha incollato foto degli attori preferiti: Ray Millanti, Greta Garbo, Norma Shearer, Ginger Rogers. Legge la rivista 'Cinema e teatro», le piacerebbe viaggiare, vestire in modo elegante. Un giorno Miep le porta un paio di scarpe rosse da sera con tacchi alti. Anna se le infila subito. 'Barcollava un po', ma camminava con decisione, mordendosi il lab»;' Ziro superiore?*, ©idea dt una vita diversa, da «sofisticata signora*. . Nell'alloggio segreto si accendono anche litigi e tensioni La signora Van Daan vano che sono stati pagati alla spia 7 fiorini e mezzo per ogni ebreo, in totale sessanta, ma non fanno nomi Un'Inchiesta nel 1948 e un'altra nel 1963 — alimentata dalla celebrità del diario e dall'opinione pubblica che voleva il colpevole — non sono approdate a nulla. Nel giro del sospetti è inciampata la stessa Miep Oies, austriaca di nascita: perché, pur avendo nascosto degli ebrei i nazisti non l'hanno punita? Oli inquirenti sono andati a Vienna a chiederlo a Karl Silberbauer che faceva parte della Oestapo di Amsterdam e lui ha alzato le spalle: 'Non ricordo. Furono così tanti a tradire in quegli anni!» Otto Frank (che si 6 risposato nel 1953 ed è morto a Basilea nel 1980) alla domanda era apparso sbalordito. 'Se sospettate di Miep, sospettate anche di mei». E poi non gli importava di trovare un colpevole. Le pagine della Oies dissipano anche i dubbi che si addensavano sulla figura del magazziniere Frita van Matto, rivelando che anche lui nascondeva In casa un ebrea Ohi può essere stato allora? Qualcuno che dall'altra parte del giardino notò strani movimenti dietro le tendine. Oppure uno del ladri che di notte fecero un'incursione nel magazzino rubando denaro e buoni per lo zucchero. Intorno alla gracile figura di Anna Frank si è scavato per sapere tutto: è rimasto questo mistero. Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Amsterdam, Basilea, Bergen, Svizzera, Vienna