L'amore con Shakespeare

«Serenissima», un romanzo alla Mostra del cinema «Serenissima», un romanzo alla Mostra del cinema ig:a ho fatto l'amore con Shakespeare i Evtuscenko contro «Claretto», il film di Pasquale Squltieri accusato di fascismo, diventa nel romanzo una rivolta glovanil-pòpolare contro un film dello pseudo-Bergman, guidata dallo pseudo-Evtuscenko. n piccolo ambiente buro-artlstlco-politloo della Mostra del cinema e della sua giuria sono parodiati in modo divertente; è divertente che Erica Jong descriva il troppo placido Lido come un posto turbolento affollato di •punk dai capelli a cimiero, rom.banti su immense, falliche motociclette*; sono divertenti le descrizioni di serate benefiche per la Croce Rossa, contesse, celebrità, confuse, feste per la Regata storica. E divertente qualche battuta: «Mi dicono che l'altro giorno. Gore V., uscito dalla piscina al Cipriani, girò lo sguardo su tutti quegli ottuagenari inglesi ed esclamò:'Oddio, Lourdes'*. A Venezia e nel suo ghetto, nel 1592, si svolge la seconda, imbarazzante parie del romanzo: febbricitante, l'attrice protagonista immagina che in quell'anno 11 giovane William Shakespeare sia a Venezia Insieme con il giovane conte di Southampton, «suo patrono e (secondo alcuni) suo amante*; immagina' 1 pensieri di Skakespeare, la sua Invidia per Marlov/e; ne descrive le orge con suore In Un convento, le promiscuità sessuali con l'amicò e una prostituta ('adesso tocca a Harry schizzare sul viso del poeta, coprendolo d'una maschera di sperma che punge come una pioggia infuocata*). Immagina d'essere Jessica, figlia del Mercante di Venezia ebreo che sarà al centro del dramma shakespeariano; immagina di vivere con Shakespeare un amore, la persecuzione degli ebrei e del debitori, l'ardore della passione («il bocciolo di rosa tra le mie cosce pulsava»), l'avventura di salvare la vita d'un bambino, peripezie, fughe. Citando molti sonetti, andando e venendo in universi paralleli, alla fine l'attrice contemporanea scopre che la sua lunga fantasia clnquecentesco-shakespeariana altro non è che la sceneggiatura del nuovo film «Serenissima»: cosi tutto si ricompone armoniosamente nell'unico universo reale, quello del kitsch , Lietta Tornabuoni «Serenissima» di Erica'Jong, Bompiani, 235 NEL 1984 Erica Jong, scrittrice americana definita femminista e poetessa («Frutta e verdura*), autrice popolare di romanzi molto sessuati («Atura di volare., •Paracadute e baci,), fece parte della giuria della Mostra del cinema di Venezia. Se n'è ricordata scegliendo la giurata veneziana Jessica Pruitt, quarantatreenne attrice americana amante di Shakespeare, come protagonista di «Serenissima», romanzo diviso in due: una parte realisticocineparbdlstlca divertente (le prime cento pagine) e una parte fantastico-storico-letteraria imbarazzante. A unire le due parti è soprattutto Venezia, amata città che l'autrice definisce con banalità appassionata: 'Fragile labirinto sul bordo del mare che ci rammenta guanto sono brevi e perigliosi i viaggi della vita...città del peccato carnale...città di grandi artifizi e bassi trucchi... la città più narcisista del mondo A Venezia e al suo Lido, nel 1984, Jessica Pruitt arriva a compiere 11 dovere di giurata alla Mostra del cinema. Dura esperienza: «Assistere a tonti film è come venir immersi in brutti sogni altrui...in un incubo ripetitivo e noiosissimo...in generale il livello è fra il mediocre e il basso». L'attrice americana é pure (contro ogni regolamento) protagonista d'un film . in concorso, diretto da un Ipotetico regista italiano che si chiama Robusti come 11 Tintore tto; e si prepara a recitare a Venezia nel nuovo film •Serenissima: diretto da un «mitico regista svedese» che dev'essere proprio Ingmar Bergman. Tra i suol colleghi della giuria, d dev'essere Evtuscenko dietro il •poeta, russo dagli occhi siberiani di un azzurro artico...è una spia del KGB, dicono alcuni,, che la corteggia e si rivela Impotente, vanesio, provocatore; ci dev'essere Michelangelo Antonloni dietro Leonardo de Leone, •famoso, scorbutico regista italiano intellettuale con uno strano tic»; e Balthus dietro il •pittore aristocratico seguito dalla bellissima moglie giapponese*; e Rafael Alberti dietro il • famoso poeta surrealista spagnolo ottuagenario antifascista' che tocca spesso la protagonista .e fa il bagno in mare nudo con lei; e Erlond Josephson dietro l'attore svedese «oriaio, avvizzito, diffidente alla sua maniera di so¬ cialista svedese...beve troppo, nobili ruoli e nobili idee politiche non gli hanno salvato la vita: ■Del veri giurati di Venezia '84, soltanto 1 Tavianl vengono risparmiati: troppo composti, forse. La bagarre reale suscitata quell'anno da Scrittrice «grandi firme» Marche e nomi commerciali ricorrono sempre più spesso, per realismo sociale o per vantaggio personale dell'autore, nel romanzi popolari americani d'ambientazione contemporanea: ecco quelli citati con frequenza In «Serenissima». Alberghi veneziani: Excélsior al Lido, Dritti, La Fenice, cipriani alla Giudecca. Bevande: acqua minerale San Pellegrino, champagne Roederer Cristal, vini Pinot grigio e Pouilly Fuissé, liquori Strega, Galliano, Sambuca, Amaretto. Abiti: di Zandra Rhodes, Valentino, Krizia, Saint Laurent, Missoni, Givenchy, Thierry Mugler. Scarpe: di Maud Frizon, Andrea Pfister. Accessori: vallge Vuitton, accappatoio' spugna CIGA. pagine, 20.000 lire. « Racconti di Mark Straiid SEMBRA un paradosso: non c'è niente di più letterario (cioè di più «innftturatói/tfeiri-Mmesi deF«parlaió»:>DaJoil. ce? Anche da prima. Benché sembrerebbe trattarsi appunto di iperrealismo, quel tentativo di riproduzione dal vero, mentre si tratta in realtà di iperletteratura. Non è un difetto, è uno stile •difficile*, costruito, la messa in crisi del naturalismo, oltre che la messa ih crisi delle sublimazioni del bello. Queste considerazioni me-le san trovate in testa fin dalla lettura del primo capitolo di Guerriero Cheyenne, il recente romanzo di Mario Lunetta. Si po[ irebbe forse parlare di romanzo sperimentale, se l'attributo connotativo non rischiasse di assumere il segno di una provvisorietà che qui non c'è; di un assaggio, di un tentativo, laddove c'è una gran sicurezza e maestria nel giocare e controllare il materiale scelto, disponibile e disposto. Che è, appunto, come s'è detto, il •parlato*, la sua funzione. E' un -parlato* che non è, ovviamente, il logico e dialettico dialogare teatrale, ma è piuttosto un dilagante scioglimento linguistico. E' l'apertura asintattica delle cateratte verbali, con tutti l tic, gli intercalari, l luoghi comuni, i calembours, accumulabili. Ciò non significa affatto la perdita della storia in nome dello stile, sopraffattore. La stòria c'è, eccome, appassionante e intrigata la sua parte. E ci sono tutte le spiegazioni, anche sti- CtlIÌ UiUlll tifti. «omttK. ario Lunetta

Luoghi citati: Marche, Venezia