Il romanzo al bivio fra letteratura e giornalismo

romanzo al bivio romanzo al bivio QUEST'ANNO il romanzo non ha goduto di una pausa estiva. Invece di Impigrire al sole ha dovuto sopportare una,serie di analisi, terapie, consigli quanto mal Illustri e vigorosi, dalle colonne di Repubblica, Corriere della Sera, Giornale e Unità. Da Alberto Moravia a Beniamino Placido, da Luigi Malerba a Enrico Filippini, da Enzo Colino a Geno Pampaloni a Goffredo Fof 1 si sono misurati a sentirne la pressione, il ritmo cardiaco, lo stato di invecchiamento ed apatia. Quale pappa reale, quale ginseng somministrargli? Doris Leasing, premiata a Mondello pei* terrorista, confidava ad Antonio D'Orrico, su l'Unità, che «la letteratura, ormai, è un avamposto del giornalismo; una sua vecchia tesi, e che sono passati i tempi in cui la .narrativa era un pretesto, l'occasione per dare giudizi filosofici sul mondo». La Lessing vede il romanzo come «un avamposto del giornalismo-, con il compito,di informare," spiegare. Juan Luis Cebrian, direttore di •£{ Pats», esordiente nella narrativa con La russa, dichiarava, quasi contemporaneamente, a Valerio Riva, sul Corriere della Sera: «... Il primo ad accorgersi che la letteratura è ancora Viva oggi è proprio il giornalista. Per capire al di là di tutte le notizie ci vuole uno strumento in più». E quello stru¬ 14 Jfcttótó E' vero che la narrativa é diventata un avamposto dei mass media? In che rapportò si pone lo scrittore con la realtà d'oggi? Rispondono: Edoardo Sanguineti, Maria Corti, Corrado Augias, Giuseppe Pontiggia, Emilio Tadini, Francesca Sanvitale Ma oli orn di ai ressione, il lo stato di ed apatia. reale, quale inistrargli? premiata a mento è 11 romanzo. Ma un romanzo che si mescoli con la realtà, con l'informazione? Una risposta, indirettamente, parlando di Kafka, veniva da Citai 14 Jfcttótó^biceva il critico: «Crei che non esista opera più contemporanea dell'opera di Kafka, proprio perché questo supremo cittadino del deserto non parla quasi mai del suo tempo». La discordia dei pareri è un sintomo di vitalità o di insoddisfazione? Lo abbiamo chiesto a critici e scrittori. Per Edoardo Sanguineti In queste affermazioni c'è scontentezza: «La scrittrice pensa al giornalismo — dice Sanguineti —, il giornalista allo scrittore, il critico desidera la perfezione assoluta dell'opera. Però sono anche un sintomo di qualcosa, piccole allegorie. Si direbbe che a ciascuno vada stretto l'abito tradizionale. Ma non c'è da meravigliarsi, perché sono posizioni tradizionali. Il romanziere in gara con l'ur¬ no faccia bene il proprio mestiere: il giornalista sia chiaro, il giovane romanziere sia commestibile. Ma quello del romanzo-romi sembra un mit ng si rammarica* nzo non possa più esser pretesto per un discorso filosofico, ma io credo che sia ancora possibile. Il mondo non è mai stato "più semplice". Sono solo gli-strumenti per vederlo che sono diventati più complessi». A Maria Corti'sembra interessare ciò che ha detto Juan Luis Cebrian. Spiega la Corti: «Non è il romanzo che ha bisogno del giornalismo, ma il contrario. Il punto di vista con cui lo scrittore guarda la realtà non può coincidere con quello del giornalista. Lo scrittore è quello che parlando della realtà più concreta riesce ad emettere un messaggio universale, o come dice giustamente Citati, non legato al suo tempo. Nel Processo Kafka è tutto dentro al sup tempo ma ci trasmette ciò che lo travalica. Naturalmente non abbiamo sempre. bisogno di cogliere l'universale, abdi notizie,.jPIB^Sfijàfnad ha sempre bisogno di un aggettivo: realista, storico, borghese.'Nella narrativa c'è una esigenza intramontabile, il narrare fa parte della letteratura, e non può finire finché ci saranno "intelligenze capaci di riflettere e pensare». Corrado Augias, giornalista e scrittore di gialli tra storia e attualità l'ultimo è Tre colonne in cronaca, non vede, fra romanzo e giornalismo, mondi in lotta, ina espressioni vitali Dice ' Augias: -Quando usci Delitto e castigo di Dostoevskij, uscì anche II Fiacre n. 13 di Xavier de Montépin. Il primo faceva di una realtà una metafora eterna, il secondo metteva la cronaca sotto specie di narrazione. Forse la dote del romanzo è di esse¬ ntiie,. jPIB nad h genza della realtà vede nel. giornalista il rivale. Il giornalista che si "perde" nella cronaca vorrebbe inseguire i valori dello scrittore». •Credo che oggi questo sentimento di ^limitazione delle forme pesi particolarmente. Corrisponde ad un momento in cui il mercato e l'opinione generale ribadiscono le categorie. Ognu¬