Dal teatro al romanzo

Dal teatro al romanzo Dal teatro al romanzo BOTHO Strauss, nato a Naumburg/Saale (Rdt), vive a Berlino..E' arrivato alla prosa attraverso il teatro e attraverso la critica teatrale al dramma. Ha esordito nel 1975 con un libro di racconti, Marlenes Schwester (La sorella di Marlene. Guanda, 1985) al quale sono seguiti nel 1977, Die Widmung (La dedica, Guanda 1982), racconto che ha venduto 52.000 copie in Germania e Rumor (Fracasso) nel 1980. Redattore del periodico «Theater heute», collabora come drammaturgo alle rielaborazionl e alle messe in scena dei classici, per esempio alla famosa rappresentazione di / villeggianti di Gorkij, poi trasposto in cinema. Tra i suoi testi teatrali, considerati fra i più complessi della letteratura teatrale, e che lo congiungono da una parte a Thomas Bernhard, dall'altra a Samuel Beckett, ricordiamo: Trilogie des Wiedersehens (Trilogia del rivedersi), 1976; Gross und klein (Grande e piccolo. Casa Dsher, 1982); Die Hypochonder und Bekannte Gesichter, gemischte Gefùhle, 1979 (Gli ipocondriaci e Visi noti, sentimenti confusi); Kalldewey Farce (1981), Der Park (H parco), 1983; Die Fremdenfùhrerin (La guida), 1986. Del 1981 è Paare, Passanten (Coppie, passanti, Guanda, 1984), jcui sono seguiti i romanzi Der funge Mann (Il giovane uomo), 1984 e Niemand anderes (Nessun altro), 1987 e la poesia Diese Erinnerung an einen, der nur einen Tag zu Gast war (Questo ricordo per uno. che è stato ospite un giorno solo), 1985. Strauss pubblica dalla Casa editrice Cari Hanser. c. r. NELL'ESTATE del 1801, quando ancora non si era spenta la sua grande stagione creativa, Samuel Taylor Coleridge decise di disobbedire al medico. «Il dottor Fenwich a Durham mi aveva sconsigliato di bagnarmi in mare aperto, poiché pensava che mi sarebbe stato fatale. Andai subito sulla spiaggia, avevo fede nell'Oceano. Feci il bagno regolarmente, scherzai fra le onde, e mi fece proprio un gran bene» scrisse poi all'amico Robert Shoutey. E consegnò a una ballata il senso di quell'esperienza, che non è cosi banale come sembrerebbe. Coleridge era molto ammalato, e facendo il bagno correva un rischio. Inoltre era abitualmentein preda a terribili dolori di origine nervosa che curava col laudano, ricavandone una sorta di intossicazione e di periodiche esaltazioni da oppiacei, seguite naturalmente da profonde depressioni. Ma era perfettamente lucido quando scrisse «Dio sia con te Oceano felice!/ Ancora una volte, ti saluto felice./ Navi e onde e movimenti senza fine/ E la vita che gioisce sulla tua sponda./ B medico mi disse/ Che Immergermi in te significava morire/ Ma la mia anima ha compiuto la sua missione/ E io respiro il respiro indisturbato». Sono le prime due strofe di «On revislting sea-shore after a long absence», cosi come vennero riportate, appena composte, nella lettera. E' un bell'esempio di quello che il critico americano Harold Bloom definirebbe un Sublime •agonistico', e cioè il raggiungimento del Sublime attraverso una poesia 'forte', che si misuri con una contesa (con i suoi fantasmi, i demoni dello scrittore, la paura della morte, la bellezza...). E li senso del Sublime è il titolo che Teresa Sorace Moresca ha voluto per la sua scelta di lettere del poeta, in libreria fra pochi giorni in un Oscar Mondandori (pp. 92, L. 8000). Per Sublime si intende ovviamente quella •eco di una grande anima' teorizzata nel celebre trattato attribuito a Longino (ma in realtà appartenente a qualche autore del I secolo dopo Cristo), e che attraverso Emanuel Kant passò al romanticismo per divenirne uno dei capisaldi teorici. Nelle lettere non troviamo però solo una serie di dichiarazioni sulla poesia, là scrivere e la condizione dello scrittore. L'antologia tenta, come spiega nella prefazione la curatrice, «una sorta di mappa del sublime privato e letterario», attraverso una scelta di lettere dove Coleridge parla molto di se stesso, della sua vita, dei suoi ricordi d'infanzia, dei suoi amici e della sua famiglia, oltre che naturalmente di poesia e letteratura. Ne esce un ritratto del grande poeta romantico che forse aggiunge qualcosa a un'immagine, almeno in Italia, rimusta in fondo misteriosa, se non confusa, al di fuori di una ristretta cerchia di specialisti. E del resto la sua biografia non è, a prima vista, drammatica, avventurosa e affascinante come quelle di P. B. Shelley o di Gordon Byron. Non è cosi 'interessante' da imporsi quasi come un'opera. Coleridge morì a 34 anni, non fece guerre, non si trovò al centro di eventi eccezionali. Progettò, è vero, una spedizione in America dove fondare (proprio con l'amico Southey) una comunità ispirata a Rousseau e alle teorie del filosofo materialista inglese William Goodwin (il futuro suocero di Shelley, fra l'altro), ma non ne fece nulla. Ci fu poi

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