Fusco racconta i duri di Marsiglia
Fusco racconta iduri Fusco racconta iduri dì Marsiglia Ritorna Bernanos Sull'eco delle polemiche suscitate a Cannes dal film di Pialat dal romanzo di Georges Bernanos Sotto 11 sole di Satana, torna in libreria il libro più famoso detto scrittore francese, Diario di un curato di campagna (Garzanti, pag. 273, L. 14.000). Storia del giovane curato d'Ambricourt in lotta contro il male, Diario di un curato di campagna, portato sullo schermo da Robert Bresson, è il libro a cui il suo autore, come ricorda Oreste del Buono nella prefazione, teneva dì piùt Scrisse Bernanos: «Lo "credo" destinato a imprimersi in molti esseri, e, d'altronde, non ho mai neppure minimamente fatto uno sforzo paragonabile a questo di semplificazione, di sincerità, di serenità per stabilire il contatto». larmé) a un mammasantissima che lo nomina •bambù»: cioè sorvegliante delle tre 'poules. Lolotte, Babette e Carina e del loro pezzo di marciapiedi: Che i clienti paghino, che non capiti nulla: e che gli incassi arrivino ogni alba ad un certo indirizzo. Andromaque, je pense a vous: Charles ha sempre in capo Le Cygne di Baudelaire. E doppiopetto marrone a righine crema, camicia di seta cruda e cravatta sangue di bue •crivellata di pallini zabaione», scarpe nere con mascherina e tacchi -di un raro grigio elefante» arriviamo al terzo tempo; Charles Fiori «bambù» è vestito così. Il caffè che presidia si intitola •Petit Bar Cendrars»; il profumo che usa •Bau d'Istambul». Come in un romanzo picara o in un novelliere toscano, tutti gli raccontano le loro storie^nella storia. Eg lui intanto scopre Netvdl,'* Banville.'éorbière:'' Promosso a guardiano di bisca, stende anche due tipi che tentavano una rapina; la pistola la teneva nel pianoforte e cosi, come l'eroe di un film di Godard, lo ribattezzano • Charlot le Pianiste». E' destinato a più alte mansioni. Ma le dolcezze del London e I fiori del male: ecco perché, bisognoso di un nome nuovo, sceglie quello di Charles Fiori. E qui finisce il primo tempo del film. Vieux-Port ancora intatto, Canebière, caids, 'duri* che si chiamano Le Court o Le Fort, Doigt Coupé o Crachesang, il Pustoloso o l'Artiglière. Il secondo tempo è tutto manovrato da fuori scena dai racconti folcloristici di Marcel Pugnai: qualcuno ricorda il suo incantevole capitano Escartefigue che pilotava quella specie di funicolare acquatica che traversava la darsena? Fusco, velocemente, mette in scena il tipografo anarchico Ramussi, che si indennizza dei manifestini antifascisti stampati in pura perdita esportando romanzetti porno; poi i buoni spagnoli della Residencia Miramar; poi Sisette Parasole •ohe non era soltanto.bruna ma addirittura incoronata di buio» e che come nella pericolosa canzoncina degli occhi bianchi e neri ha cinque fratelli «fatti di onice e di antracite». Sono siciliani, meccanici, ammanicati al •milieu». E raccomandano il ragazzo (che intanto è passato a Verlaine, Rimbaud e Mal¬ Matacotta poeta— Franco Matacotta, il poeta marchigiano nato a Fermo nel 1916 e morto a Genova nel 1978, è stato soprattutto un caso cresciuto all'ombra soffocante di Sibilla Aleramo. Quiache saggio sporadico su di lui, qualche ricordo, una ristampa. A fare il punto sullo stato dei lavori e sulla figura del poeta giungono ora opportuni gli Atti del Convegno tenuto l'anno scorso all'Università di Bergamo ^Franco Matacotta, a cura di Gabriele Morelli, Isti. tuto Universitario di Bergamo, 279 pp., s.i.pj. ' n volume raccoglie un'importante testimonianza di Gabriele Morelli, che fu allievo e antico di Matacotta negli ultimi anni, e i contributi critici di Alfredo Lazi, Stefano Verdino, Luca Dolfi, Alvaro Volantini, Alba Morino, Luca Donati, Matilde Dillon Wanke. Maurice Henry: «Mio principe vieni svelto!», 1968 Racconti di Ginevra Bompiani A convegno per Lisi
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