Giovanni Fattori, battaglie di luce
A FIRENZE 259 OPERE PER RISCOPRIRE IL GRANDE PITTORE A FIRENZE 259 OPERE PER RISCOPRIRE IL GRANDE PITTORE Giovanni Fattori, battaglie di luce FIRENZE — Soldati in battaglia, cavalli nella polvere. Contadine sui campi, eleganti signore dell'800. Paesaggi di Maremma e grandi mercati di buoi. Mare di Livorno e tetti di Firenze. E sole e luce. Sono sensazioni, oltre che immagini, quelle che Giovanni Fattori riesce a trasmettere dai dipinti. Una retrospettiva, curata da Giuliano Matteucci, Raffaele Monti, Ettore Spalletta a Palazzo Pitti (fino al 31 dicembre), raccoglie 145 dipinti tra i più significativi, e 114 acqueforti inedite. Un elegante catalogo (ed. Artificio) offre schede e bibliografia di ogni opera. E, per chi volesse saperne di più sulla cultura artistica toscana dell'800, c'è un •itinerario macchiatolo» (Il tempo di Giovanni Fattori) che guida nelle trenta sale della Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti. Da tutto esce un Fattori diverso, rivisitato e migliorate, che c'investe subito con la sua «luce». E' il colore limpido e luminoso che sembra distinguerlo dalle correnti romantiche. E qui sta una delle novità critiche. All'immagine di un artista accademico, legato al maestro livornese Antonio Baldini, e poi, a Firenze, a Giuseppe Bezzuoli, si sostituisce quella di uno •sperimentatore», in continua evoluzione, che già nelle opere fiorentine degli anni 1850-60 si stacca dalla tradizione. Il suggestivo Autoritratto del 1854 e i dipinti a carattere storico come Maria Stuarda al campo di Crookstonc del '61 o II cumpo italiano dopo la battaglia di Magenta (bozzetto) riflettono, secondo Spalletta nella -luce limpida- e nell'orizzonte aperto, le tendenze realistiche degli artisti del Caffè Michelangelo e l'influenza del pittore Nino Costa, che nel 1859 visita lo studio del pittore. Sono di questi anni le prime opere .a macchia», piccoli dipinti militari dal vero, come i Soldati francesi del '59, le Esercitazioni, l'Accampamento dei bersaglieri, e una serie di affascinanti paesaggi (alberi, pagliai, paesi, tetti). Ma la vera scoperta della •luce» Fattori la fa a Livorno, dove lo porta la malattia della prima moglie negli anni 1860-61. Gli incisivi ritratti esposti, alcuni dei quali molto noti come quello della cugina Argia, o della prima moglie, una beila donna dalle labbra carnose, della cognata, del nipote, de Gli sposi, della signorina Siccoli, sono tutti costruiti ou contrasti di luce e ombra. Come le splendide contadine, sole o a gruppi. Le macchiaiole, che hanno evocato i quattrocenteschi, e la serie di paesaggi livornesi, sino a quella minuta e famosa Rotonda di Palmieri del 1866. che dalle Giovanni Fattori: «Autoritrindagini reflettografiche risulta il frutto di una lunga elaborazione. Dopo la morte della moglie nel '67, Fattori è ospite dell'amico Diego Martelli a Castiglioncello, dove lavora a stretto contatto con Abbati, Borrani, Boldini. Li dipinge poetici ritratti degli amici, immersi in esterni luminosi (Diego Martelli, Valerio Biondi, La signora Martelli) e paesaggi marini sempre più aperti e solari (Campolecciano. La punta del Romito, I bagni Squarci a Livorno). E comincia a trattare temi che diverranno costanti nella sua opera: contadini tratto giovanile» (particolare) al lavoro, cavalli al pascolo, carri e buoi. Dal '68 l'artista, che in quell'anno termina l'Assalto alla Madonna della Scoperta, di cui vediamo esposto un bozzetto del '66'67, si divide tra Firenze, dove è nominato professore dell'Accademia di Belle Arti, e Castlglioncello. La produzione intensa, rappresentata da una serie eccezionale di dipinti, grandi e piccoli, che percorrono tutto l'arco della vita fino al 1906, esprime ormai un proprio linguaggio «realista», con sempre maggiori effetti di luce, spazio, movimento. Tra i numerosi esempi, che nelle sale di Palazzo Pitti sferzano e attraggono come ventate luminose di altri tempi, ricordiamo quel Viale con buoi e spaccapietre del 1875-80, o quei selvaggi Cara/Zi al pascolo, lo Staffato, Lo scoppio del cassone, e tanti altri sino ai dipinti maremmani degli Anni 90. Fattori «sperimentatore» di nuove tecniche è rappresentato da 114 acqueforti inedite scelte da un corpus di cento pezzi della Collezione Timpanaro appartenente al Gabinetto Disegni e Stampe dell'Università di Pisa, e già esposte iti quella citta. Sono opere rare, alcune impresse dall'artista stesso con un piccolo torchio oggi conservato al Museo civico di Livorno, n pittore ormai sessantenne si dedica all'incisione per rispondere alla richiesta di diffusione delle sue opere. Tra le prime ci sono i 20 Ricordi dal vero, stampate da una cromo-litio pistoiese nel 1884, che raccoglievano in un album l motivi dei dipinti migliori, e la lastra della Carico di cavalleria incisa per la Società d'Incoraggiamento delle Belle Arti di Firenze, che riprende l'omonimo" quadro del '78. Negli Anni 90 il linguaggio di Fattori si è evoluto e personalizzato anche nelle acqueforti, che più crude e severe s'ispirano ai soggetti del. contemporanei dipinti. Maurizia Tazartes
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