A 50 giorni dai referendum regna ancora la confusione

L'8 novembre gli italiani voteranno su nucleare e giustizia L'8 novembre gli italiani voteranno su nucleare e giustizia A 50 giemi dai referendum regna ancora la confusione Raduno dei profughi d'Istria, Fiume e Dalmazia, 40 anni dopo la diaspora Trieste, al santo di «Va9,pensiero» si sono ritrovati gli esuli giuliani Tra pochi giorni ini ROMA — A cinquanta giorni dalla data fissata. V8 novembre, la confusione sul referendum è tanta. Soprattutto tra 1 partiti che non sono ancora riusciti a sciogliere quel nodo gordiano che più volte lo scorso anno sembrò minacciare la legislatura. Fra pochi giorni inizierà la campagna elettorale per portare alle urne 45 milioni di italiani che dovranno pronunciarsi su nucleare e giustizia. Ma c'è anche il rischio di buttare al vento 420 miliardi — tanto verranno a costare i referendum — se il 50 per cento più uno degli elettori non si recheranno a votare. Le cinque risposte che gli italiani saranno chiamati a dare su altrettante schede di colore diverso riguardano due gruppi di problemi: quelli appunto, sul nucleare e quelli sulla giustizia. I pruni sono tre e propongono l'abrogazione delle norme sulla localizzazione delle centrali, sul contributi finanziari ai Comuni che le ospitano, sulla partecipazione dell'Enel alle attività elett ronucleari all'estero. I referendum sulla giustizia sono due e propongono l'abrogazione della commissione inquirente (il tribunale del ministri) e l'abrogazione delle norme che oggi escludono la responsabilità civile del giudici per gli errori da loro commessi. Ma qual è sui diversi quesiti che vengono sottoposti agli elettori la posizione dei partiti a pochi giorni dall'inizio della campagna elettorale? Democrazia cristiana e socialdemocratici si pronunceranno in settimana. Sul nucleare si sono già schierati a favore del «si» comunisti, socialisti, demoproletari, radicali, verdi e una parte Respinte le provocazio nizierà la campagna elettorale e non tutti i partiti si sono pronunciati parla di un esodo che coinvolse popolazioni di città e campagne, tuttora intente alla difesa della propria dignità. Ricorda anche come l'Italia, sin dalla Costituzione, sia impegnata nella tutela in uno spirito di pace e di collaborazione, «nero fondamento detta democrazia». .£' giusto ripetere qui — aggiunge — che non dobbiamo e non possiamo dimenticare che questi cittadini hanno sofferto conseguenze tra le più grandi detta guerra. Bla hanno anche dimostrato di saper portare con sé un patrimonio prezioso. Per il futuro, il nostro impegno è quello di far crescere e rafforzare questo patrimonio dei missini Contrari repubblicani e liberali. Sulla giustizia. Invece, favorevoli a far pagare ai giudici le loro eventuali colpe sono 1 socialisti, 1 radicali. 1 liberali (1 partiti cioè che proposero il referendum) al quale si sono aggiunti sino a questo momento 1 missini e da qualche giorno anche 1 comunisti. Ed è proprio questo secondo gruppo di referendum quello che solleva più polemiche fra i partiti. Fallita, con la chiusura anticipata della scorsa legislatura, la possibilità di trovare un accordo sul «pacchetto Rognoni» nel quale era compreso anche un disegno di legge sulla responsabilità civile del giudice che sbaglia, e di evitare cosi il ricorso al referendum, i partiti litigano oggi sulla opportunità di mettere le mani subito o dopo la consultazione popolare agli articoli di legge che sostituiranno le norme che eventualmente verrano abrogate. D pei ha già presentato un disegno di legge Invitando gli altri gruppi ad aprire là discussione subito.' prima dell'8 novembre. Anche per offrire all'elettore un quadro più chiaro facendogli sapere per tempo con quali provvedimenti saranno sostituite le norme che è egli chiamato ad abrogare. «Misuriamoci — continua a ripetere l'on. Aldo Tortorella, responsabile del pel per le Istituzioni — sui contenuti che possano garantire il cittadino e raffossore l'indipendenza detta magistratura.' Un giudice intimidito dai potenti non serve a nessuno». ■ Dello stesso avviso i repubblicani anche se hanno deciso di dire «no» a quattro referendum su cinque, dichiarandosi favorevoli solo all'abrogazione della commissione inquirente. «Non correi — avverte il senatore Giorgio Covi, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama — che poi si volesse graduare la responsabilità dei giudici in relazione alle quota dei si». Per socialisti e liberali, invece, non c'è più tempo, «fi' assurdo pensare — dice Roberto Savasta, responsabile del partito liberale per i problemi dello Stato — di approvare la nuova legge entro l'8 novembre. L'iniziativa di alcuni mi sembra più diretta solo a snaturare il significato del referendum: Anche per Salvo Andò, socialista, •si vuole soltanto svalutare la valenza politica dell'appuntamento referendario e frenare un massiccio coinvolgimento dell'opinione pubblica». Ma il coinvolgimento sarà davvero cosi massiccio? Ruggero Conteduca TRIESTE — I cartelli con i nomi delle città e dei paesi che passarono alla Jugoslavia con il trattato di pace del 1947, e la gente che lasciò quelle terre assiepata dietro le transenne nel rettangolo di piazza Unità d'Italia velata di foschia. E* il momento culminante del raduno dei profughi dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, a quarant'annl dall'esodo. Ci sono le bandiere, 1 gonfaloni, e file di triestini venuti a vedere gli «esuli» giuliani. Sul palco, di fronte a quella folla, c'è anche la figlia di Italo Svevo, che oggi ha compiuto novantanni Il ministro per la Funzione Pubblica, Giorgio Santuz, ioni neofasciste, hanno voluto ribadire la loro id della nostra gente». Santuz ringrazia 1 profughi giuliani per quello che «hanno rappresentato, e per il contributo alla ricostruzione del nostro Paese». «Sono certo — conclude — che sapremo lavorare insieme: Da uno del settori In cui sono radunati gli esuli dove probabilmente si sono Infiltrati alcuni fascisti, si leva qualche voce di dissenso, in breve smorzata. Poco dòpo, la grande piazza si riempie del canto del «Va pensiero». Quanti erano gli Istriani, 1 fiumani, i dalmati della diaspora? Una tabella che fa parte della mostra allestita per questo radur. > ne conta 200 mila sparsi nelle varie identità - Commemorati regioni d'Italia, 80 mila a Trieste e nel resto del FriuliVenezia Giulia, 70 mila all'estero, nel Nord e nel Sudamerica, In Australia. In tanti hanno passato due giornate intense nella città giuliana, tra rievocazioni e abbracci, vecchie amarezze. Le terre abbandonate, le case lasciate vuote, i camion e i carretti carichi di masserizie. E poi. per lungo tempo, il senso di un'Identità perduta. Per qualcuno di questi nrofUghi, all'incontro di Trieste s'è accompagnato uno spirito di revanscismo mal sopito in un quarantennio, un trascinarsi di un irreale desiderio di recupero del luoghi d'origine. Ma per molti altri li raduno è stato soltanto un modo di stare Insieme, di coltivare nostalgie senza esasperazioni politiche. Ma c'è anche chi leva una voce di protesta •Un forte biasimo ai governo, che per questioni di politica internazionale ci ha praticamente ignorati. Una cosa del genere proprio non, ce l'aspettavamo. Così, dopo tanti anni, ci sentiamo ancora soli». La seconda giornata degli esuli Istriani, fiumani e dalmati s'è aperta con la cerimonia a Basovtzza, per 1 morti delle foibe carsiche: commemorazione di tragedie sulle quali qualche angoscioso interrogativo non s'è dissipato. Fascisti, collaborazionisti uccisi dagli jugoslavi e imiti dentro quelle fosse comuni Ma si afferma che nelle foibe piombò anche qualche vittima innocente. •Io so — dice uno dei profughi — che ci fu gettato qualcuno che fascista non era». Un altro momento che ha provocato commozione fra la gente, cosi come tanta gente commossa si è vista fra 1 visitatori della mostra i morti nelle foibe • dedicata agli esuli, che parla della loro cultura e della loro terra. A Basovlzza, gli esuli hanno voluto ricordare questa inquietante pagina di storia. Poi. il raccoglimento nella , cattedrale di San Giusto, e . verso sera li corteo fino a piazza Unità d'Italia, tra 1 cartelli e gli striscioni. Cosi migliaia di profughi sono stati Insieme a Trieste, tra momenti di commozione e altri di tensione. I neofascisti, quanti hanno cercato di strumentalizzare questo incontro, con impeto revanscista, dovrebbero essere rimasti isolati nell'angolo delle cause perdute. Giuliano Marchesini H Aulo contro bus muoiono 4 senegalesi CAGLIARI — Quattro giovani ambulanti originari del' Senegal sono morti Ieri pomeriggio nello scontro tra la vettura sulla quale viaggiavano e un'autocorriera delle autolinee «Pani». L'Incidente è avvenuto sulla superstrada «Carlo Felice» vicino al bivio di Serranti, paese a 35 chilometri da Cagliari. Solo due delle vittime sono state, per ora, identificate. Sono Seje Amar, di 27 anni, e Diouf M Ba}e, di 22, entrambi di Touba (Senegal), che sono morti poco dopo 11 ricovero nell'ospedale. Gli altri due loro compagni sono rimasti incastrati tra le lamiere dell'auto sulla quale viaggiavano, diretti verso Cagliari.