Amato: la lira resta solida sosterremo le esportazioni di Ennio Caretto

Amatos la lira resto solida sosterremo le esportazioni Amatos la lira resto solida sosterremo le esportazioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — In un franco discorso al Fondo monetario Internazionale, In cui ha indirettamente risposto alle sollecitazioni di Reagan all'Europa ad aumentare la domanda intema, il ministro del Tesoro Amato ha ieri ribadito che «le politiche monetaria e creditizia dell'Italia rimarranno in linea con la lotta contro l'inflazione e per la stabilità dei cambi: Il nostro Paese, ha detto Amato respingendo in parte l'appello reaganiano, può raggiungere i suoi obiettivi solo «attraverso una crescita minore della spesa pubblica e un moderato incremento della tassazione, il cui onere è stato spostato dalla assistenza sociale e dalle imposte dirette alle imposte indirette: Tali misure, ha aggiunto 11 ministro, devono essere sorrette dalla moderazione salariale:. -Nel complesso, gli aumenti dei salari non dovrebbero superare il cinque e mezzo per cento: In ogni caso, ha ammesso Amato, l'Italia non è ancora in grado di ridurre sostanzialmente la disoccupazione. Nel momento stesso in cui ha fatto capire che, se la congiuntura lo richiedesse, il governo italiano prenderebbe ulteriori misure a difesa della lira. («Le nostre prospettive — ha ammonito — dipendono da una crescita soddisfacente dell'economia mondiale») Amato ha anche lasciato intendere che auspica un sollecito ritorno dell'Italia alle felici condizioni di alcuni mesi fa, quando 1 tassi di interesse non erano >a livelli considerati dal-Fondo tra t più elevati delle potenze industriali: Ma in tale impresa, ha aggiunto, essa-non può comunque riuscire da sola: la devono agevolare le superpotenze economiche. America, Giappone e Germania, la prima correggendo i suoi disavanzi di bilancio e commerciale, 1 secondi espandendosi più celermente. Esistono tra di esse tali tensioni, ha sottolineato il ministro, che gli interventi sul mercati dei cambi rischiano tra non molto di non sortire più gli effetti desiderati Amato ha poi ribadito e precisato questi concetti, oltre ad anticipare alcuni provvedimenti del governo, in un incontro con i giornalisti La lira è solida e non è vero che una recessione sia alle viste, ha detto, polemizzando con la Conf industria e con i giornali che nelle ultime settimane hanno fatto pessimistiche previsioni sulla nostra moneta e sulla congiuntura internazionale; ed ha aggiunto che il governo sta studiando 1 mezzi per consentire alle industrie italiane di essere ancora più concorrenziali. ■;*Npn ritengo che ci.èunprobiema di parità 1<rS —-af fermatò'fr stro, in risposta ad una domanda sulla stabilizzazione nei mercati dei cambi —. Gli industriali dicono che c'è una recessione in arrivo — ha aggiunto Amata — Si tratta di numeri.adatti al teatrino italico e usati per strappare la postò a cui si aspira: «Non ho sentito da nessun'altra fonte che lo sviluppo dell'economia mondiale sia in pericolo» ha concluso. Amato ha adombrato misure a favore di alcune industrie in Italia dicendo che il nostro Paese «non ha un problema di competitività ma di competizione» perché le condizioni cambiano e occorre adeguarsi. Amato ha smentito infine che il nostro Paese sia andato alla riunione del-Sette in condizioni di inferiorità, protestando aspramente nei confronti del giornali che hanno definito «preconfezionato» il comunicato conclusivo della riunione. «£' un'offesa all'Italia e alla rhia persona — ha asserito. — Se si fosse verificata una cosa del genere,ci sarcoma comportati.in vianieifi molta .dir. versa». n ministro del Tesoro italiano ha pronunciato il suo discorso al Fondo monetario poche ore dopo quelli del nuovo direttore del Fondo stesso, il francese Camdes- 8us, e del presidente Reagan, che avevano formato uno stridente contrasto tra di loro. Quanto Camdessus è stato cauto, a tratti pessimista, tanto Reagan è stato ottimista, a tratti trionfale, il direttore del Fondo non ha risparmiato le critiche alle tre superpotenze economiche, pur prendendo atto dei provvedimenti dei loro Paesi, e ha evidenziato il dramma del Terzo Mondo, il cui indebitamento estero ha raggiunto livelli record: non. solo sono necessari nuovi crediti da parte delle grandi banche, ha asserito, ma occorre anche accrescere 1 capitali sia del Fondo che della Banca mondiale. Reagan ha esaltato la reaganomics, incitando la Germania e il Giappone a fare anch'esse da locomotive all'economia internazionale e, allo slogan •Trade not aid» che in inglese fa rima, ossia commèrci non-aiuti, ha proposto Sa ricetta* capitalista al Paesi in ria di sviluppo come l'unica loro ria d'uscita possibile dall'impasse. Anticipato dalla Casa Bianca, il discorso del Presidente ha rafforzato ancora il dollaro, che è salito a 1327 lire guadagnando 10 punti, e a 1,84 marchi tedeschi guadagnandone uno e mezzo, e ha impresso un'altra spinta ai mercati azionari. Reagan ha in sostanza recitato il suo credo. L'attuale ripresa americana, ha ricordato, sta per entrare nel clnquantotteslmo mese, e diventare quindi la più lunga del dopoguerra: il deficit commerciale sta scendendo, e comunque ha consentito un taglio del 40 per cento della disoccupazione, cosa che non è riuscita neppure al Giappone e alla Germania. Io non consentirò, ha tuonato il Presidente, evidentemente preoccupato di non giungere indebolito alle elezioni del novembre '88, che queste conquiste vengano lese dal protezionismo e dall'eccesso della spesa pubblica: metterò il veto al primo, se il Congresso tenterà di imporlo con una legge apposita, e limiterò il secondo promulgando oggi stesso la legge che ne stabilisce la riduzione automatica. Di misure pratiche per lo sviluppo sia dell'Occidente che del Terzo Mondo, il lea¬ der americano ne ha proposte solo due: la liberalizzazione del servizi dei capitali e via di seguito tramite 1 negoziati del Gatt, e l'abolizione dei sussidi, dei dazi e dei contingentamenti dell'agricoltura nei prossimi dieci anni. Reagan, che è tormentato dalla più grave crisi agricola della storia Usa, ha Insistito soprattutto sul secondo punto, lamentando ■che i sussidi siano saliti tra 11 '70 e r 86 da 15 miliardi a 100 miliardi di dollari. Il Presidente ha deluso quanti si aspettavano una sua apertura alle nazioni povere. Dopo aver promesso loro •lavoreremo insieme» alla soluzione del problema del debito estero, le ha semplicemente invitate a deregolarizzare e liberalizzare le loro economie. Con una caduta di gusto su cui è scoppiata subito la polemica, ha indicato, quale modello di riforma, la Cina, e quale modello da evitare l'Etiopia, notando che la prima ha modificato il marxismo nell'Interesse del libero mercato, mentre la seconda è rimasta aggrappata a uno 'Statalismo dittatoriale». Ennio Caretto

Persone citate: Amata, Camdessus, Gatt, Reagan, Tesoro Amato