Poeti d'Africa, lingue mozzate

Poeti d'Africa, lingue mozzate ROMA: I DILEMMI DELLE LETTERATURE «EMERGENTI» Poeti d'Africa, lingue mozzate ROMA — «Io sono colui che custodisce la porta della coscienza», esclama l'emblematico personaggio del cantastorie al termine di Jankariwo, la commedia del giovane drammaturgo nigeriano Ben Tomoloju rappresentata la scorsa settimana a Torino, Milano e Roma nel corso della rassegna di teatro africano insieme con testi dei congolesi Sylvain Bemba e Sony Labou tanst, oltre che di Wole Soyinka, la cui fama tktemaztonale era già ben consolidata prima dell'attribuzione del premio Nobel. Tomoloju aveva ribadito questa funzione tra sociale e profetica dello scrittore africano in un incontro promosso a Torino dalla Sagat, il discorso si è riaffacciato nel corso del Seminario Internazionale di studio sulle Nuove Letterature Africane, iniziato lunedi e conclusosi ieri nella tenuta presidenziale di ' Castelporziano, organizzato da * Insieme per la Pace», l'associazione diretta da Maria Pia Fanfani. L'altra fame Oltre venti scrittori africani anglofoni, francofoni e lusofoni hanno discusso tra di loro e con studiosi e scrittori italiani con animazione e senza partito preso alcuni dei problemi di fondo che investono una delle letterature .emergenti» (è questo l'aggettivo, forse inadeguato ma indicativo, che qualifica l'ambito del Gruppo Nazionale del Cnr Istituito per II loro studio e ben presente nell'impostazione del Seminario) più dense e provocanti. Conviene sottolineare ciò che il Seminario non e stato.un rituale superficialmente terzomondista, una paternalistica legittimazione, una acritica investitura, in terra franca, gli scrittori africani hanno affrontato lloro dilemmi e ti loro paradosso centrale: scrivere nelle lingue Imposte dai dominatoti colonialisti, cercare una unità all'interno di differenziazioni profonde, rinchiusi in frontiere spesso arbitrarle, tracciate appunto dal conquistatoti europei. Ma l'unicità della letteratura africana discende proprio di qui, dall'originale e spesso dirompente violenza Inflitta ai modelli linguistici e culturali europei. Innanzitutto, come ha insistito la ' senegalese Aminata Sow Fall, grazie al serbatolo Inesauribile' della tradizione orale. Ma anche dal ruolo decisivo, secondo l'espressione di Bemba, di colui che «pubblicamente insulta», ponendosi antagonisticamente di fronte alla sopraffazione — vertice estremo, ovviamente, l'apartheid sudafricano —, alle involuzioni autoritarie del neocolonialismo, della verità a senso unico. Non si tratta soltanto di combàttere la fame: bisogna combattere la carestia della cultura inquanto mancanza di strumenti, e lo stillicidio del genocidio culturale. Per questo l'intellettuale africano si trova costantemente in stato di guerra, dira, ha quasi gridato II poeta delle Mauritius Edouard Maunick, di solitudine. Lo scrittore africano cerca uno spazio di parola- e d'immaginario, ma né la parola né l'immaginarlo possono ridursi a un. ghetto. «La letteratura al sceglie, la società no», ha fatto notare il giovane poeta nigeriano Odia Ofeimum, rivendicando l'inevitabilità dell'impegno. Un slmile atteggiamento può suonare attardato per l'intellettuale europeo, che con fastidio prova la sensazione di trovarti ài fronte al déjù. vu ài tanti dibattiti del secondo dopoguerra. L'ottica è però ben diversa. Proprio Sartre ebbe a scrivere che, nel confronto con la cultura africana, era necessario «fare uno strip-tease del nostro umanesimo». La inevitabilità del rapporto tra letteratura e realtà sociale (una delle ipotesi ài lavoro del Seminarlo) si inserisce nella logica di un discorso letterario di poeti e scrittori •senza lingua», ovvero costretti a misurarsi con una lingua «altra», una «lingua fratturata», per usare l'espressione àel romanziere e poeta àel Ghana Kofi Awoonor, una delle figure ài maggior spicco presenti a Castelporziano. Per le radici Mi è accaduto spesso ài chiedere a Intellettuali africani in che lingua sognano, e la risposta giungeva prevedibile: nella propria, nella lingua mozzata. In questi due giorni molti ascoltatoti italiani sono stati colpiti dalla varietà singolare ài accento Inglese; francese, portoghese degli ospiti africani, dalla loro varietà ài dizione: distorsioni, anomalie ora deliberate, ora inconsce e singolarmente creative. Anche qui si tratta di un libero privilegio, ài una scelta, e Alberto Moravia, intervenuto nella discussione di lunedi, non ha mancato ài rilevarlo, forte anche delle sue esperienze africane, rifacendosi alla seconda ipotesi ài lavoro, ti rapporto con la lingua. Ma il dibattito sul confronto tra lingue locali e lingue europee è tuttora molto aperto. Il discorso letterario — questa la terza ipotesi — costituisce un unificante punto di arrivo, per il mozambicano José Joao Craverinha; per Mussa Zimunya dello Zimbabwe, un Paese con sette lingue nazionali diverse, per¬ suaso che si debba tn qualche modo dinamitare dall'interno l'inglese che «razionalizza la sopraffazione della classe dominante»,' per il sudafricano Nyabulo Ndebele, per l'ugandese Okello Oculi. SI tratta di salvare le proprie radici, di variare dell'Africa e all'Africa, ma non In stato di minorità. Il poeta Atukwei Okal del Ghana, un personaggio ricco di carisma e di una capacità di comunicazione tra lo ieratico e il dionisiaco, ha raccontato un aneddoto assai significativo. Insegnando all'università àel sua Paese, rimproverava sempre gli studenti che non rimettevano le sedie al loro posto nell'aula, con la scusa che cosi le avevano trovate. Quando gli fu attribuita una carica politica nell'Interno àel Paese ne incontrò alcuni che davano una mano nei lavori agricoli. «Ecco, gli capitò di rammentare loro, un altro modo di rimettere le sedie a posto». Una trasparente metafora; come si vede, per l'intellettuale e per l'ancia, cutamato a far comprendere alla gente la sua «seconda natura», perche! «la rivoluzione comincia nella mente». Un compito arduo e febbrile, magari angoscioso, quello di creare uno spazio al sogno, all'immaginario introie ttati, in un mondo percorso da contraddizioni, da involuzioni, da tragedie quotidiane. Un'avventura e insieme un trauma, in un presente drammatico proteso su un futuro pieno di interrogativi anche politici, onde i rischi clic I-intellettuale liberamente prende su ài sé. Senza false Indulgenze e senza trionfalismi, glt scrittori africani venuti in Italia per discutere con noi ci hanno consentito di toccare con mano i termini ài questa avventura e ài questo trauma. Claudio Gorller

Persone citate: Alberto Moravia, Fall, José Joao, Kofi Awoonor, Maria Pia Fanfani, Sartre, Sylvain Bemba, Wole Soyinka