I dragamine a Gibuti: la sosta sarà lunga di Tito Sansa

I dragamine a Gibuti: Sa sosia sarà lunga I dragamine a Gibuti: Sa sosia sarà lunga DAL NOSTRO INVIATO GIBUTI — Cambio di guardia alle banchine 7 e 8 del moli Fontainebleau. Salpata .aie 10 di ieri (le 8 in Italia), la squadriglia di fregate al comando dell'ammiraglio Angelo Mariani, diretta a Masqat, nel sultanato dell'Oman, otto ore più tardi è arrivata la squadriglia di cacciamine comandata dal capitano di fregata Alessandro Valentìni che aveva lasciato Port Said una settimana fa. Sono partiti per l'ultimo scalo prima di addentrarsi nel Golfo Persico 835 uomini che avevano animato con la loro allegria le serate nei bar di Gibuti, il loro posto è stato preso da 38S ragazzi per una sosta prevista di quattro giorni, Il riposo se lo sono meritato, che la navigazione è stata faticosa per il gran caldo. Ma qui a Gibuti non è che sia meglio: l'aria è umida e appiccicosa e la sofferenza è aggravata dalla mancanza d'acqua in città. Ma a bordo non ci sono problemi idrici, provvedono i distillatori. Perfetta come l'arrivo, giovedì scorso, è stata la partenza delle fregate, che sono uscite retrocedendo e con tre colpi di sirena hanno annunciato che facevano a ~neno dei rimorchiatori. Si è venuti a sapere che all'uscita meridionale dello Stretto di Bob el Mandeb, sulla rotta verso Aden, quando le tre fregate si erano fermate per rifornirsi di carburante dalla «Vesuvio» (con il doppio scopo di evitare l'acquisto a Gibuti, considerato eccessivamente caro, e quello di alleggerire la più lenta nave-appoggio), l'ammiraglio Mariani è salito su un elicottero e si i fatto trasportare verso la squadriglia-minore navigante verso Sud a poche miglie. di distoltati. £' sceso sul ponte di volo a poppa della nave di soccorso e salvataggio •Anteo-.,, dove ha tenuto rapporto agli ufficiali, dando le più recenti istruzioni. Dopo meno di due ore, l'elicottero ha riportato l'ammiraglio Mariani sul «Grecate». Il breve incontro fra le due squadriglie era finito, alle 14 (le 12 in Italia) le due formazioni riprendevano ciascuna la loro rotto, luna verso Masqat, distante 1300 miglia, dove dovrebbe arrivare venerdì 2 ottobre o al più tardi nella mattinata di sabato, l'altra verso la vicina Gibuti. Da fonti non ufficiali vicine agli ambienti militari si è appreso che Masqat non dovrebbe essere l'unico scalo della squadriglia di fregate. Sono contemplati anche i porti di Fujairah e Khor Fakkan, distanti rispettivamente 225 e 250 chilometri (via terra) da Masqat e più vicine allo Stretto di Hormuz. Mariani rifiuta la parola «base», che potrebbe avere uh significato politico e impegnare, esponendolo a sconsiderate rappresaglie, il Paese disposto a fornire gli approvigionamenti di carburante, viveri freschi. Se le fregate hanno una lunga autonomia (rifornite dal Vesuvio, stivato con tremila tonnellate di carburante e colmo di vettovaglie, possono stare in mare anche più di un mese), la squadri¬ glia del tre minuscoli cacciamine Vieste, Milazzo e Sapri con la nave di soccorso Anteo ha invece bisogno di rifare il pieno una volta alla settimana. Necessitano pertanto di uno o più scali d'appoggio vicini alla zona loro assegnata. La fonte citata dianzi dice che potrebbero essere Abu Dabi o Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e Dona, nel Qatar, tutte all'interno del Golfo Persico, con i quali la diplomazia della Farnesina ha preso contatti. Non è noto se le risposte siano state affermative. Certo è soltanto che i cacciamine faranno una lunga sosta qui a Gibuti. Per motivi che non sono stati rivelati (anch'essi fanno parte del segreto militare) i battelli rimarranno agli ormeggi quattro giorni anziché le 48 ore usuali per chi ha fretta. Dovrebbero, ripartire venerdì 2 ottobre. Arrivando qui a Gibuti ha subito dato nell'occhio agli equipaggi dei cacciamine un mercantile, il Copper Mountain, di 70 mila tonnellate battente bandiera americana', ormeggiata proprio- di fronte a loro al posto lasciato libero tre giorni fa dalla portaerei francese Clemanceau, ripartita per il.Golfo. La nave con la bandiera stelle e, strisce ha un enorme squarcio sulla dritta verso prora a una dozzina di metri sopra il pelo dell'acqua. «E' stata colpita da una mina nel Golfo» è la notizia messa in giro da allarmisti, i quali hanno dimenticato che le mine scoppiano sott'acqua. «La nave è stata cannoneggiata e le lamiere sono state tagliate per nascondere l'incidente» è stata allora la nuova versione. La verità è che il Copper Mountain è stato colpito da una onda anomala nell'Oceano Indiano, il carico di cereali stivato male si è spostato e ha sfondato la paratia e il comandante l'ha fatta tagliare con la fiamma ossidrica per facilitare l'assemblaggio di nuove lamiere. Tito Sansa

Persone citate: Alessandro Valentìni, Angelo Mariani, Copper, Mariani, Mountain