Il villaggio contro iI salotto
il villaggio contro II salotto Al Carignano, per la rassegna del Teatro Africano, <Jankariwo» dì Ben Tomoloju il villaggio contro II salotto Un dramma manicheo con i Kaakaki Performers - Una schematica lotta tra il Bene e l'intrallazzo politico TORINO — Jankariwo, dramma del trentatreenne scrittore nigeriano di lingua inglese Ben Tomoloju, terzo spettacolo della Prima Rassegna di Teatro Africano in scena al Carignano, ha uno spazio scenico decisamente manicheo: a sinistra di chi guarda una rosea capanna di villaggio, con alcuni gradini verso il proscenio; a destra l'interno di un salotto borghese di marcatissimo cattivo gusto, il salotto — diremmo noi occidentali, di un parvenu, di un arricchito di fresco — con le sue riproduzioni degli impressionisti comprate sui quais della Senna, sofà e poltrone di un floreale ultrapacchiano, un vistoso apparecchio televisivo; e alle pareti, un azzurro oltremarino da far venir l'emicrania. Sono i r':\e luoghi deputati del Bene e del Male, delia Tradizione e della Modernità, della Purezza e della Corruzione. A sinistra, su quei gradini o dinnanzi ad essi, gli abitanti del villaggio — agricoltori, operai, insegnanti — raccolti intorno al maestoso e saggio loro cantastorie Sapon cantano e danzano, a regolari intervalli, le fasi della loro umile esistenza (la nascita di un bimbo, ad esempio: «Chi non danzerà per il figlio?.; o mimano spesso il loro duro lavoro. E', come sottolinea uno degli astanti, una comunità ancora pacifica, che vive in tempi duri, ma che tenta di superarne le avversità nella esaltazione, ingenua ma sincera, della propria forza vitale. Sulla destra il chancellor o consigliere Anjuwon, tristo politicante, tesse indefesso le sue trame, frodando, con i potenti e l finanzieri locali, contadini e operai. Ha una moglie con tacchi a spillo all'europea, che fa di continuo viaggi intercontinentali trasferendo in banche straniere il denaro sporco del marito. Non sto neppure a dirvi che Anjuwon finisce spodestato da uno dei suoi complici, grazie ad un ennesimo colpo di Stato, che non lascia nulla a sperare a quella indifesa comunità rurale. Non è infatti l'intreccio che qui interessa quanto quella contrapposizione, cosi manichea dicevo, tra due visioni dell'esistenza e della società, che sono poi due modi del tutto antitetici di far teatro. Dei diciotto inter¬ preti della compagnia Kaakaki Performers di Lagos quelli che impersonano gli abitanti del villaggio ed, invece di parlare, cantano e danzano, sono d'una presa immediata sul pubblico, d'una spontaneità sorgiva, d'un senso del ritmo mirabile (senza dire degli stupendi costumi femminili su tonalità per noi europei totalmente inedite). Quelli che recitano la storia di Anjuwon, della malvagia consorte, del figlio Atunda (personaggio chiave, peraltro desideroso com'è di recuperare la pristina purezza ma impotente dinnanzi alla famiglia) ci propongono un saggio di puntiglioso 'teatro documento», caro ai nostri giovanili Anni Sessanta, ma oggi, se dobbiamo essere sinceri, tediosetto anzichenà. Certo, lo sappiamo che non possiamo giudicare col nostro metro; sappiamo anche che questa è dolorosa cronaca quotidiana di molte nazioni africane ancora alla ricerca di un diverso assetto morale e politico. Ciò non toglie che se dovessimo apoditticamente compiere una scelta drammaturgica univoca, noi sceglieremmo di raccontare la storia di Anjuwon il corrotto tutta per immagini, suoni, cadenze gestiche e coreutlche: come sulla sinistra, nel villaggio povero ma felice. Guido Dsvico Bonino Ieri sera la rassegna di Teatro Africano si è conclusa con .Jero's Metainorphosls» di Wole Soyinka, rappresentato dal Kaakaki Performers.
Persone citate: Bonino, Wole Soyinka
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