Stammheim, un giallo di Simonetta Robiony

Sftqmmhetm, un giallo Arriva in Italia il film premiato al Festival di Berlino '86 Sftqmmhetm, un giallo L'opera di Hauff sul processo Baader Meinhof che ha diviso la Germania Un episodio mai chiarito - «Ecco perché il film è stato visto da mezzo milione di tedeschi», dice Stefan Haust, autore del libro da cui è nata la pellicola ROMA — Un anno e mezzo dopo l'Orso di Berlino arriva anche in Italia Stammheim, film di Reinhard Hauff dal libro di Stefan. Haust sul processo al gruppo terroristico Baader Meinhof, un processo che spaccò l'opinione pubblica tedesca non tanto per la condanna dei protagonisti quanto per la loro fine: il 18 ottobre del TI Gudrun Ensslin, Cari Raspe, e Andreas Baader furono trovati morti nelle loro celle. Ulrike Meinhof era già morta prima della sentenza. La versione ufficiale disse che i tre, seguendo l'esempio della Meinhof, si erano uccisi ma molti corressero in «furono suicidati» e l'interrogativo sulla loro morte continua a turbare la coscienza tedesca. A Roma per sole ventiquattro ore, a sostenere l'uscita italiana di questo film difficile, gelido nella forma come nei contenuti perché programmaticamente girato come un documentario sul processo, è arrivato Stefan Haust, il giornalista che dopo anni di lavoro ha pubblicato i<i Germania □ complesso Baader Meinhof, un volume di seicento pagine dove la parola -complesso- ha un doppio valore: matti relativi a» e •problema psicologico: Piccolo, puntiglioso, più portato a raccontare come ha raccolto il materiale che a interrogarsi sui modi e i tempi in cui è lecito svolgere azioni rivoluzionarie, Stefan Haust si dichiara meravigliato del successo del film. «Quando con il mio amico, il regista Hauff, ho cominciato a pensare di trasformare in un film la parte del mio libro che riguardava il processo, non credevo che questa pelli' cola avrebbe poi incontrato anche il consenso del pubblico. La Germania non ha voglia di esaminare la sua storia: va avanti per rimozioni. Eppure il film è stato visto da mezzo milione di tedeschi». E' una prova che la Germania è cambiata? «Non so. Secondo me è la prova che 11 film, proprio perché lascia aperto ogni Interrogativo, può interessare una grossa fetta di gente». La cosa pili curiosa? «Per me — confessa ammiccando dietro le lenti — la cosa più curiosa è stata la scoperta che nel nostri archivi esistono 1 verbali di tre soli processi: Norimberga, Auschwitz e Stammheim. Vorrà dir qualcosa o no?». Collega di lavoro della Meinhof alla rivista Konkret, •ma lei era un'opinionista ed lo un semplice redattore», giornalista televisivo ad Amburgo, «ho lavorato molto sul temi del terrorismo con Inchieste e servizi», amico del gruppo di registi che alla fine degli Anni Settanta hanno rinnovato l'immagine del loro cinema, Haust sta scrivendo adesso una biografia di Mauss, un investigatore che ha lavorato per aziende private come per servizi segreti, tuttora attivo e operante in Germania: sua tra l'altro è la scoperta che i bidoni con la diossina di Sevaso erano stati nascosti in Francia. «E* ovvio che mi piacerebbe farne un film, ma in questo caso sarà ancora più difficile: Mauss ostacolerà in tutti 1 modi l'uscita del libro, figuarlamocl se permetterà che si giri una storia su di lui». Interpretato dal gruppo di attori del Tha- lia, il teatro di Amburgo, girato interamente in una fabbrica che ricostruiva con maniacale precisione il carcere di Stammheim, scritto riproducendo fedelmente parole e atti del processo, il film, dice Haust, si propone di raccontare un doppio paradosso: il paradosso di un gruppo eversivo che dispreiza lo Stato borghese ma si appella alle sue regole per ottenere il rispetto dei propri diritti; e il paradosso di uno Stato borghese che li giudica come criminali comuni ma, giudicandoli, stravolge i suoi stessi fondamenti adottando comportamenti illegali. Simonetta Robiony