Montedison gioca una carta che frutterà mille miliardi di Valeria Sacchi

Montedison gioco uno corto che frutterò mille miliardi L'aumento di capitale illustrato dall'amministratore delegato Cardarelli Montedison gioco uno corto che frutterò mille miliardi Per la prima volta un sovrapprezzo dì 900 lire - Consorzio Usa garantisce il 30% dell'operazione MILANO — Un aumento di capitale del valore complessivo di mille miliardi mediante emissione di 541 milioni di ordinarie da 1000 di nominale da offrire al prezzo di 1900 lire, in ragione di una nuova azione ogni cinque ordinarie o risparmio possedute: questa l'operazione approvata ieri all'unanimità da consiglio di amministrazione Montedison, che verrà sottoposta agli azionisti il prossimo 10 novembre. •Le recenti operazioni: Opa Farmiterba, Himont e Monteshell hanno richiesto investimenti per circa 2600 miliardi, portante l'indebitamento consolidato a 7600 miliardi e il rapporto debitimezzi propri a 1,3 • ha spiegato l'amministratore delegato di Montedison Lino Cardarelli «con questo aumento, che partirà a fine anno, il rapporto scenderà di nuovo a 0,9, mentre la capogruppo resterà con 100 miliardi di debiti e un rapporto pari allo 0,02. Questo significa non essere più assillati da problemi di struttura finanziaria e potersi concentrare sulla struttura strategica del gruppo . Non basta: non solo un consorzio bancario, con tutta probabilità guidato da Mediobanca (c'è un'intesa di massima, non ancora formaUzzata), garantisce l'operazione per l'Italia, ma a New YorK la Wertheim Schroeder Inc. curerà un collocamento di diritti all'estero, prevalentemente negli Usa, per un importo massimo di 250 milioni di dollari (340 miliardi di lire). Wertheim acquisterà i diritti che saranno messi In vendita e, se riu¬ scirà a coprire tutto l'impegno che ha preso, si creerà fuori Italia una quota non inferiore al 5,5% del capitale Montedison. Sul mercato statunitense le azioni della società chimica verranno raggruppate in ADR (American Deposit Receit, una ogni 10 titoli). «Avere un consistente flottante all'estero, come sarebbe nel caso di un collocamento di circa 150 milioni di azioni, significa assicurare sul mercati internazionali la trattatazione dell'azione Montedison, e quindi la formazione di prezzi che tengono conto del reale valore del gruppo» ha detto poi Mario Mauro, direttore finanziario della holding chimica, aggiungendo che la domanda su Montedison da parte degli investitori stranieri esiste, ma è vanificata dai «problemi tecnici della nostra Borsa» e respingendo i sospetti che la garanzia possa coprire eventuale inoptato già previsto fuori Italia. Mauri, infatti, pur ricordando che nel passato circa un 15-20% di Montedison era collocato all'estero, ha più volte ripetuto che oggi è difficile quantificare tale percentuale. Poiché Raul Cardini ha già dichiarato che sottoscriverà il 3uo 40%, la copertura americana consente comunque di ridurre a circa 300 miliardi lo sforzo complessivo della Borsa italiana. Sembra insomma di capire che l'importante sovraprezzo deciso, il primo nella storia recente di Montedison, abbia più di una ragione di essere. E nasca anche dalla volontà della società di non dimostrare, in questo particolare momento, Incertezze Del resto, Cardarelli ha più volte insistito sul concetto che «la fase di consolidamento del gruppo è terminata, Montedison è in fase di espansione, e non bisogna mai dimenticare che è una holding industriale» per aggiungere poi: «chi ha investito in Montedison nel 1985, seguendo poi tutte le operazioni sul titolo, ha avuto un tasso di rendimento del 32%. In questi due anni abbiamo fatto oltre 6000 miliardi di investimenti, e' abbiamo raccolto sul mercato circa 2500 miliardi; nel 1985 la struttura patrimoniale indicava un rapporto di 2.0 tra debiti e mezzi propri, mentre i debiti finanziari rappresentavano il 6,4% sul fatturato. Ora questi stessi rapporti, prima dell'aumento appena deciso, sono 1,3 e 4,5%. Posso dire che con questo sovrapprezzo non si verificherà diluizione dell'utile». Nulla ha detto Cardarelli su plani di cessione, limitandosi a commentare: «Il cashflow di Montedison è oggi oltre 1 1500 miliardi. Se consideriamo l'entità degli investimenti e l'utile operativo delle nuove acquisizioni, questo secondo supera già il primo. Senza contare le strategie di portafoglio e le sinergie trasversali, come nel caso dell'accordo con Shell, che è anche un Importante gruppo chimico». Per quanto riguarda la linea di credito di 800 milioni di dollari attivata da Citicorp, Mauri ha precisato che essa è stata impiegata per pagare interamente a Hercules 1 titoli Kimont: il valore dell'operazione, pari a un miliardo di dollari, oltre che con il prestito Citicorp, è stato coperto con 140 milioni di dollari di liquidità interna e l'utilizzo di altri finanziamenti esteri. Valeria Sacchi

Luoghi citati: Italia, Milano, New York, Usa