Guglielmo II delle follie

Guglielmo II delle follie PSIC0A1WLISI DELL'ULTIMO KAISER: BRILLANTE, BIZZARRO, SADICO Guglielmo II delle follie Un libro ricostruisce la parabola dell'imperatore tedesco - Licenzia Bismarck: «Un tirapiedi, un pigmeo» • Umilia in pubblico re e granduchi - Per lo sciopero dei tranvieri a Berlino vuole «almeno cinquecento morti» - Corre dietro le donne, poi diventa pederasta nel suo «caro reggimento» • Una psicosi maniaco-depressiva derivata dal dramma della madre, figlia della regina Vittoria DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — «Sono il solo padrone della politica tedesca, il mio Paese deve seguirmi dovunque io vada... Sottoporre 1 miei progetti all'approvazione del popolo? E' una cosa che non esiste nella storia prussiana e nella tradizione della mia casal L'Imperatore di Germania e re di Prussia sa quello che è giusto per il suo popolo: e lo fa». Questo schietto manifesto di autoritarismo porta la firma Imperiale e reale di Guglielmo li di Hohenzollern, e la data del 1891. L'ultimo Kaiser regna da tre anni, e da uno si è sbarazzato di Bismarck: «Un tirapiedi, un pigmeo», dirà dell'uomo che ha creato la sua potenza. Il poderoso vascello germanico, Guglielmo vuole pilotarlo da solo. Lo attende, in fondo alia rotta imperscrutabile della storia, la disfatta del 1918, l'abdicazione, l'esilio. Ma ora, nel 1891, il giovane imperatore siede sul trono di Prussia e di Germania, così scrive un entusiasta ammiratore, «come un Giove con i fulmini in pugno, sull'Olimpo della sua grandiosa potenza». Quei fulmini ridurranno in cenere la vecchia Europa e la sua centralità storica. Sarà Guglielmo, infatti, a precipitare il continente nella catastrofe di una seconda guerra dei trentanni. Fra il '14 e il '45: con i due sanguinosi tentativi di riportare il baricentro politico mondiale in un'Europa germanizzata. Finirà con la Germania divisa, Berlino lacerata da un muro, le nuove coordinate extraeuropee. Sulla vicenda umana e politica di Guglielmo II compare in questi giorni in Germania, per la Beck di Monaco, lo studio di John C.G. Roehl: Kaiser, Hof und Staat (Imperatóre, corte e Stato). Di particolare interesse le pagine, anticipate dal settimanale Die Zelt, sul carattere •brillante e bizzarro, aggressivo e Lnslcuro» dell'ultimo Kaiser. Un uomo contraddittorio e paradossale, vanitoso e impulsivo, che ama considerare se stesso al centro di un sistema tolemaico. Secondo una caustica battuta viennese, Guglielmo vorrebbe essere «il cervo di ogni caccia, la sposa di ogni matrimonio, il morto di ogni funerale». La realtà è che il padrone assoluto dello Stato più potente e più dinamico d'Europa è uno psicopatico. Con tutti i connotati caratteristici di questa condizione: la crudeltà per esempio. «Mi raccomando, signori, niente prigionieri», dice agli ufficiali di una divisione durante la prima guerra mondiale. E molti anni prima, alle truvve della spedizione punitiva in partenza per la Cina in tumulto, dove sono stati uccisi alcuni inviati tedeschi: «Voglio vendetta, fate che il nome della Germania in Cina risuoni come quello degli Unni e del loro re Attila». Lo stesso anno, 1900, l tranvieri di Berlino entrano in sciopero, e lui incoraggia a modo suo il comandante della guarnigione: «Almeno cinquecento morti, ecco quello che ci vuole». Non è meno crudele, del resto, nel rapporti personali. Il Kaiser ha per difetto di nascita il braccio sinistro rattrappito e quasi inservibile, ma una straordinaria forza nel destro. La sua stretta di mano può diventare un supplizio: si diverte a esercitare, col sorriso sulle labbra, una pressione chea volte fa lacrimare i suoi visitatori. Gli piace manifestare un suo innato sadismo con l'umiliare il prossimo senza riguardo al rango: una volta dà in pubblico una pacca sul sedere al re Ferdinando di Bulgaria, un'altra volta percuote sulla schiena, con il bastone da maresciallo, il granduca Vladimiro di Russia. Guglielmo siede sul trono più potente del mondo, ma un giorno, nell'esilio, dirà che a rovesciarlo è stata una congiura piuttosto assortita: «Massoni, gesuiti, ebrei». H suo antisemitismo precede quello di Hitler, cui lo uniscono altre significative affinità. Dall'esilio olandese, il Kaiser manderà al Fuehrer due telegrammi di congratulazioni: nel '39 per la vittoria sulla Polonia, nel '40 per la vittoria sulla Francia. E' naturale che sia così: è la sua politica di egemonia in Europa che Hitler ripropone, è la devastante carta militare che ancora una volta la Germania getta nel piatto della bilancia storica. Ne manderebbe altri,, di messaggi1 Ili congratulazioni, se non morisse nel '41, prima dell'attacco nazista alla Russia. Tristemente anticipatore, l'ultimo Kaiser, anche di uno slogan mussoliniano: «Non si potranno mai odiare abbastanza gli inglesi», dice con la grazia che gli è consueta. Naturalmente è la forza oggettiva dei fatti a spingere la Germania contro l'Inghilterra: il progetto imperiale, egemonia sull'Europa inserita in una politica mondiale, si scontra infatti con gli interessi della padrona dei mari. Ma celio colpiscono simili accenti nel figlio di Vicky, la principessa inglese, nel nipote della regina Vittoria. L'odio per l'Inghilterra è radicato nell'amoreodio per la madre, elemento essenziale della problematica infelicità di Guglielmo. Questa infelicità, lui cerca di " combatterla 'còme può: con l'inebriante esercizio del potere, con un erotismo piuttosto intenso. Che attraversa due fasi distinte: per l primi trentanni di vita, cioè fino all'ascesa al trono, il Kronprinz corre dietro alle donne: vengono documentate parecchie avventure, e anche qualche nascita clandestina. Ma dopo V88, racconta Roehl, ecco il giovane Kaiser alla ricerca di un altro genere d'intimità: «Non mi sento mai veramente felice a Berlino. Solo a Potsdam, che è il mio eldorado, dove mi sento libero con la bella natura che mi circonda e soldati quanti ne voglio: poiché io amo tanto il mio caro reggimento, e quel cari bel ragazzi». Guglielmo adora le uniformi, e chi le indossa. Nell'ambiente militare può tranquil¬ lamente dare sfoga alle sue pulsioni: l'infantilismo per esempio, che lo induce a stupidi scherzi con i suoi- ufficiali. E poi il militarismo, l'autoritarismo, l'omosessualità. C'è un gruppo di aristocratici e ufficiali, la Liebenberger Tafelrunde, che negli Anni Novanta domina la scena politica del Reich Ciò che li unisce, racconta Roehl, non è soltanto l'intimità col Kaiser, necessaria per chiunque aspiri, nel Secondo Imperò, a esercitare qualsiasi forma di potere: ma anche la comune tendenza omosessuale. E'forse questa tendenza, o per meglio dire la necessità di reprimerla pubblicamente, all'origine dei problemi psichici di Guglielmo? No, risponde Roehl, non è questo il problema di base: ciò che non quadra, nella psiche del Kaiser, è a un li¬ vello molto più profondo. Eccoiimperatnre sul divano dello psicoanalista. Ansi, prima ancora ecco la sua scheda morfologico-sanitaria. Non ha soltanto il problema del braccio sinistro più corto: ha anche un disturbo all'orecchio interno, che incide sull'equilibrio fisico e psichico. Gli effetti di questa situazione sono chiaramente percepiti dall'esterno. «In alcune delle cose che l'imperatore fa, scrive con distacco molto inglese Lord Asquith, si è quasi tentati di scorgere gli effetti di un cervello in disordine». Forse questa cauta valutazione del primo ministro si basa sul rapporto di un preoccupatissimo diplomatico: il Kaiser «è soggetto a allucinazioni e Influenze che possono compromettere a lungo termine il suo giudizio, e renderlo capace in qualsiasi momento d'imprevedibili mutamenti di opinione». Quell'imperiale dare i numeri, insomma, sta allarmando le cancellerie. Raramente si è vista nella storia una slmile coincidenza: un potere quasi senza limiti su una grande potenza mondiale, e una inaffidabilità psichica così evidente. Che cosa potrà accadere, se quel fragile equilibrio sarà travolto dal crollo? Non ci sarà mai, in realtà, un crollo totale. Lo storico Roehl cita il filosofo Eraclito: «L'animo umano è una terra lontana, che non è possibile visitare né esaminare». Ma lui ci prova, e non è a solo. Dal 1914 in avanti sono uscite decine di studi, in tutta Europa, sulla psiche contorta dell'ultimo Kaiser. Le diagnosi riprendono quella che fece, nel '14, lo psichiatra svizzero Neipp: psicosi maniaco-depressiva. La radice del disturbo è conseguenza di una nascita travagliata, e di un tempestoso rapporto con la madre. Nell'epoca in cut, persino nella progredita Germania, il tasso di mortalità alla nascita si aggira sul 20 per cento, anche in questo parto regale del 1859 molte cose vanno storte. L'affezione all'orecchio interno, e la lesione al plexus brachlaus che comprometterà la crescita del braccio sinistro: e forse anche un permanente danno cerebrale. A questo punto soltanto un tenero affetto materno può salvare la personalità del piccolo. Ma Guglielmo non avrà l'affetto della madre. Ecco il Kaiser sul divano di Sigmund Freud in persona: secondo il fonda- ■ tare della psicoanalisi la radice dei disturbi mentali dell'imperatore sta nel «narcisismo punito» di Vicky. A incidere così pesantemente sulla storia è dunque il dramma personale della figlia primogenita di Vittoria. Se fosse nata uomo, avrebbe regnato sul suo adorato Paese e sull'India. E' nata donna, e un sapiente incrocio dinastico le offre la possibilità di dare alla Germania un sovrano 'inglese-. Ma come può realizzarsi questo ideale con il povero Kronprinz che sviluppa, insieme, un arto infelice, un carattere violento, una visione del mondo allucinata, egocentrica e germanocentrica? In questo principe mezzo inglese la corte di Berlino alleva il più prussiano dei suoi re: che un giorno si divertirà a tagliare col temperino le bretelle dei suoi ufficiali, e un altro giorno a mandarli al massacro. Lo sa lui, il Kaiser, quello che è giusto fare per il suo popolo: e lo farà fino in fondo. Alfredo Ventali pc