«L'Antimafia va cambiata» di Giuseppe Zaccaria

« ^Antimafia va cambiato » A Palermo la sinistra fa autocritica sull'applicazione della legge Rognoni-La Torre « ^Antimafia va cambiato » I sindacalisti della Cgil criticano la legge - Piccolo: «E' efficace ma lacunosa» - Tripi: «Le mie parole faranno scandalo ma le procedure d'appalto non possono durare sei anni» PALERMO — n caso limi te probabilmente resta quello che raccontano alla Conicoltivatori Un'&sscciazione di produttori di olive dopo estenuanti scontri con la burocrazia ha dovuto rinunciare ai contributi regionali per la lotta ai parassiti La documentazione era in ordine, ma c'era un dettaglio che non si è riusciti a superare: mancava 11 'Certificato antimafia- di ognuno dei richiedenti. E di soci la cooperativa ne aveva ottomila. La nuova novellistica palermitana da cinque anni vive soprattutto di storie come questa. Accertamenti patrimoniali anche sul conto di ragazzi, ambulanti che perdono 11 banco di frutta e verdura, transazioni bloccate: vicende autentiche, aneddoti inventati di sana pianta, pretesti per soffiare sul malcontento sussurrando che antimafia è uguale a disoccupazione. Una volta pero se ne parlava a mezza bocca e sempre in ambienti molto ben caratterizzati: da qualche tempo, una delle novità del «caso Palermo» sta nel fatto "che di questi problemi si discùta ormai apertamente anche dall'altra . parte. E alle volte con risultati sorprèndenti. •Ormai non mi tentò più di condannare chi, in buona fede, parla di criminalizzazione dell'economia siciliana». Non è una dichiarazione del legale del Salvo: sono parole di Italo Tripi, 38 anni, comunista, segretario della Camera del lavoro. Nel mirino ancora una volta c'è lei, la legge RognoniLa Torre, quella griglia di controlli che dal settembre •82 ha consentito una svolta nella lotta alle holding criminali. Più precisamente, il modo in cui è stata interpretata, applicata, distorta, le sedimentazioni che sta producendo. .Quella legge è importante, preziosa: ma proprio per questo bisogna aggiornarla prima che sprofondi sotto valanghe di carta bollata: A dire cose del genere, fino a poco tempo fa il minimo che si potesse rischiare era la patente di amico della mafia: ma intanto, silenzioso, inarrestabile, il burosauro ha continuato ad avanzare, annegando in una palude di timbri e firme una legge che dev'essere soprattutto prezioso strumento operativa Sentiamo ancora Tripi: 'Le mie affermazioni possono fare scandalo, lo so, ma qui non si tratta di difendere un feticcio. Dobbiamo correggere certe storture, impedire clu\ una buona norma produca anche effetti perversi. Alla Rognoni-La "Torre si sono sovrapposte leggi regionali, circolari, nuovi regolamenti, interpretazioni di questo o quell'ufficio... Io dico: d'accordo sulla trasparenza, sulla necessità, di bloccare i capitali mafiosi, ma questo non può.fare in modo che le procedure d'appalto durino sei anni, né può autorizzare il Comune di Palermo a congelare 800 miliardi di spesa. Se la mafia è anche organizzazione finanziaria le sue radici sono a Palermo come à Milano, e allora la gara d'appalto deve svolgersi a Milano come a Palermo. Con garanzie più, precise, con la massima pubblicità, ma nétto stesso modo. Altrimenti a pagare sarà solo l'economia siciliana: Sulle nuove procedure d'appalto Tripi ha potuto compiere qualche osservazióne. Una è particolarmente interessante. Ormai molti lavori vengono assegnati con la tecnica del •massimo ribasso», vince chi al Comune di Palermo, alla Provin' eia, alla Regione propone lo «sconto» maggiore su un im¬ porto fissata «Ci sono imprese che offrono riduz'joni anche del 35 per cento. Ed lo mi domando.chi meglio dell'impresa mafiosa potrebbe reggere lavori al limiti detta perdita. L'occasione per riciclare i capitali sporchi è troppo ghiotta: Luciano Piccolo, segretario regionale della Cgil, usa toni pia sfumati ma arriva a conclusioni analoghe: «La legge è efficacissima — dice — mafia mostrato limiti, lacune, deviazioni interpretative che bisogna superare: Un altro esempio? L'obbligo di presentare il famoso •certificato antimafia» ha inceppato a lungo perfino l'attività del sindacata Bisognava rinnovare le commissioni comunali di collocamento, le vecchie non si potevano più riunire, 1 componenti delle nuove (designati In buona parte proprio dalle confederazioni) non. avevano ancora il fatidico foglio di carta bollata. Migliala di disoccupati hanno atteso inutilmente per mesi. Com'è potuto accadere che una legge puntata sul grandi capitali mafiosi abbia fini¬ to per impastoiare anche la gente comune? La spiegazione, rispondono 1 sindacati, in parte sta nella genericità di alcuni passaggi, in parte nel fatto che l'Intera gestione ha finito per rimanere in mano al burocrati. I quali hanno ritenuto prudente estendere la legislazione antimafia fino agli angoli della vita palermitana. L'immagine di Michelangelo Russo, capogruppo del poi alla Regione, è. particolarmente efficace: «51 pesca a strascico'per catturare il pescecane distruggendo i pesciolini che vivono sul fondo: Come regolarsi, ad esempia quando la Rognoni-La Torre esclude da ogni appalto, da qualsiasi licenza i sottoposti a «misure di prevenzione'»? La norma dice anche che queste misure devono avere «natura giurisdizionale», ma prefètti e questori hanno creduto più sicuro procedere a tappeto e, dall'Incrocio di nuove e vecchie leggi nazionali e regionali, ecco riemergere l'antico istituto della «diffida». Provvedimento ammini¬ strativo utilizzato un tempo per avvertire donnine allegre e sfaccendati, la «diffida» del questore viene riscoperta in chiave, antimafia, viene parificata nel fatti a quelle «misure di prevenzione» di cut la Rognoni-La Torre parlava. Risultato: migliaia di licenze negate, di patenti ritirate, attività bloccate. Un esercito di vecchi e nuovi «diffidati» che in Sicilia sflora le.40 mila unita, a Palermo e provincia le 15 mila, ed oggi spinge Italo Tripi a un bilancio amaro. 'La diffida — dice 11 segretario della Camera del lavoro — ha finito per creare una schiera immensa di cittadini di serie B, relegati a vita ai margini detta società civile. Oent". del cui recupero è anche il sindacato, oggi, a doversi occupare'. Anche 11 sindacato di polizia preme perché certe storture vengano eliminate. In cinque anni lo stolido incrocio fra leggi e burocrazia ha spinto le prefetture italiane — dopo un esame degli archivi alla voce «diffida»— a segnalare alle Camere di commercio, come teorica¬ mente mafiose, quasi 310 mila persone. A Palermo 1 «certificati antimafia» rilasciati In questi anni superano ormai 1120 mila. E' vero, adesso 1 tempi per ottenere i certificati sono divenuti «ragionevoli», come dice l'alto commissario Verga. Ma non è arrivato il momento, almeno per gli atti di minore importanza, di sostituire a quell'assurdo certificato una dichiarazione in cui chi chiede una licenza, un'autorizzazione, un contributo si limiti a giurare, sotto la propria responsabllta, di non aver mal avuto a che fare con le organizzazioni criminali? Oltre agli interessati, ne guadagnerebbero polizia, carabinieri. Guardia di Finanza. Luciano Piccolo, 11 segretario della Cgil, punta 11 dito su un altro elemento. Stanno maturando ^ situazioni nuove, dice, stanno per concretizzarsi attese che rendono ancora più urgente l'adeguamento delle leggi ai bisogni della gente. Intervento straordinario, leggi regionali, grandi opere pubbliche (basti pensare alla metropolitana di Palermo) stanno per rovesciare sulla città, dopo anni, alcune migliala di miliardi. .C'è odore dì denaro in arrivo, c'è chi si appresta a ricucire rapporti coi potentati che manovrano le leve della pubblica amministrazione. Si affilano i coltelli In previsione dell'assalto alla diligenza'. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Italo Tripi, La Torre, Luciano Piccolo, Michelangelo Russo, Verga